Recensione: L'uomo perfetto è un bugiardo di Jessica Clare


Non fidarti delle apparenze...

Boone Price e i suoi fratelli se ne intendono di oro nero. È l’unica parte positiva del loro lavoro su una piattaforma petrolifera. Ma le cose sono destinate a cambiare…
Quando un giacimento ricchissimo viene scoperto nel terreno brullo e sterile che possiedono, si ritrovano improvvisamente proprietari della più grande fonte di petrolio di tutto il nord America. In ventiquattr'ore, sono multimilionari. Adesso che Boone ha più soldi di quanti ne abbia mai potuti sognare, comincia ad abituarsi all’idea di poter ambire a qualcosa di grande. E una donna come Ivy Smithfield potrebbe non essere più fuori dalla sua portata. Ivy è bellissima, di gran classe e si sta occupando di trovargli una villa di lusso in cui trasferirsi.  Riuscire a dimostrarle che non è solo un bifolco che ha fatto fortuna per Boone significherebbe dare una svolta alla sua vita. C’è solo un piccolo problema. Ivy non è chi dice di essere e le sue bugie potrebbero far cambiare idea a Boone su molte cose…


L'uomo perfetto è un bugiardo...no, sarebbe stato meglio "la donna perfetta è una bugiarda", ma forse non suonava abbastanza bene.
Comunque il titolo non è il maggiore dei problemi. Se non fosse per il contenuto altamente erotico e il linguaggio volgare, direi che si tratta di una storia della Disney.
Quanto può essere realistico che due persone si incontrino e tempo neanche una settimana siano fidanzate e pronte al matrimonio? E con simili tempistiche come si può prentendere massima sincerità dall'altro, e di conseguenza di sapere ogni cosa del proprio partner? È assurdo.
Ma è ancora più assurdo forse il modo in cui i due protagonisti si conoscono.
Boone, un miliardario che ha fatto fortuna col petrolio, si invaghisce di una ragazza vedendola su un volantino, e decide per tanto di andare a trovarla dove lavora. Nel momento in cui Boone vede Ivy tutti gli istinti cavernicoli assopiti si risvegliano, tramutandolo in un uomo quanto più volgare e arrogante. 
Boone dal primo istante sa che Ivy è la sua donna, e non esita a imporsi. Se a tante risulta qualcosa per cui essere lussigante o che accende fantasie e quant'altro, a me ha solo trasmesso un forte senso di ansia. 
Forse guardavo la vicenda in modo troppo realistico, ma se un uomo che conoscete da neanche un'ora si porta dietro una vostra foto, si è fatto cinque ore di macchina per incontrarvi e in più vi chiede anche di sposarvi, io due domande me le farai... comunque Ivy rientra nella sfera delle donne lusigate, che seppur titubanti non se la danno a gambe.
A quel punto comincia una relazione quasi - solo - basata sul sesso, dove di Boone sappiamo giusto il minimo ed indispensabile se non tutte le sue preferenze sessuali. 
Perché Boone vuole poi così ardentemente Ivy?
Perché è elegante. Già, a quanto pare gli occorre solo un soprammobile che fa apparire metà della specie inutile, se non per aiutare la restante parte a darsi un tono. Ora più che in ansia ero nauseata. Ma qui cade anche il castello di carte.
Ivy può essere benissimo una donna elegante, ma questo non significa che sia abituata a lussi, gala e suite. Ed ecco che arriva la menzogna quindi, dato che la protagonista ha fatto l'apparenza la sua più importante arma. Ma perché scoprire tutte le proprie carte a qualcuno che si frequenta da una settimana appena?
Ivy passa comunque per bugiarda, ma allo stesso tempo Boone più di una volta risulta immaturo.
Mettiamo che un uomo si presenti in un posto di classe, come può essere un albergo di lusso. Se è in giacca e cravatta nessuno dirà nulla, che sia questo un miliardario o un operaio, perché è conforme agli standard lì applicati. Ma se entrasse pieno di polvere, sporco e vestito in maglietta e pantaloni sudici e ovvio che spiccherebbe e cominceremo a farci due domande. Questo non scusa il personale se lo tratta in modo maleducato o altro, ma nessuno si aspetta di vedere una simile persona in un posto simile. E Boone non riesce a capire che c'è un abito per ogni luogo. Come non è possibile entrare in shorts in Chiesa, c è un dress code pressoché ovunque. Ma anche qui, se nel famoso albergo mi mancassero du rispetto perché non sono all'altezza di quei famosi standard, e la receptionist è una maleducata, non significa che il giorno dopo lo compro, lo brucio e ci spargo sale sopra solo perché ho i soldi.
È assurdo, senza tralasciare tutta la gente che ci perderebbe anche il lavoro!
Quindi no, non sono riuscita ad entrare molto in sintonia con Boone. È andata un po' meglio con Ivy, ma alla fine il libro si concentra più che altro sul sesso quindi non è che sia riuscita a capire molto di più della loro chimica tra le lenzuola. 




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