NICO, 1988
Nico, 1988 è
un film di Susanna Nicchiarelli uscito nelle sale il 12 ottobre 2017.
Il film
racconta la storia degli ultimi anni della vita di Christa Paffghen, in arte
Nico, che ha cantato con i Velvet Underground. Il film però non si ferma
all’icona della modella “scelta” da Andy Wharol per cantare con il famoso
gruppo rock statunitense, il film la inquadra nei frammenti finali della sua
vita, nel tour attraverso l’Europa come solista. Così siamo di fronte ad una
donna, una donna attraverso i cui occhi leggiamo una sofferenza che si scherma
dietro la durezza dei modi e dietro un ago.
Ci sono
diversi aspetti del film che mi hanno colpita, come una rosa che si scopre a
poco a poco, prima la superficie, la bellezza esterna, poi il profumo, la
morbidezza dei petali, l’essenza. Ecco, è stato così per il film. Dalle prime
scene, già dalla sigla, mi sono piaciute le inquadrature, che si sono ripetute
poi nei ricordi sfocati che attraversano Christa mentre canta e ci danno
informazioni sul suo passato. Come foto sfuocate. Come un nastro rovinato di
una vecchia videocassetta. Mi è piaciuto questo modo per trasferire i suoi
ricordi che ce li ha mostrati così, come attraversavano i suoi occhi. Il dolore
che emerge con la musica. Un ricordo sfuocato e doloroso. Un suono.
A proposito di
suoni, Nico porta sempre con sé un registratore di suoni, e spesso la troviamo
con le cuffie, mentre è intenta a registrare qualcosa, e solo alla fine,
durante un’intervista ci rivela il motivo. Sta cercando un suono sentito tanto
tempo prima, durante i bombardamenti di Berlino alla fine della guerra. Ed è la
qualità di quel suono che Nico continua a cercare che, come lei stessa dice, è
“il suono della sconfitta”.
Il suono della
sconfitta, della resa, dell’andare a toccare il fondo. Come la vita di Christa.
Lei stessa dice una frase che mi ha colpita “ho toccato il fondo e sono stata
sulla cima, ed entrambi i posti erano vuoti”. La vita di Nico però non è una
sconfitta, e il film è questo che ci mostra. Non ci fa vedere la rovina di una
donna dopo il successo che l’ha trasformata in un’icona. La sua vita è una
rinascita. La riconquista di sé stessa, e soprattutto di suo figlio. L’amore
per il figlio è l’unica cosa che la rende veramente viva, che la lega a questo
mondo in maniera forte, insieme alla sua musica. Dove sfoga sé stessa, dove è,
se stessa.
L’amore per il
figlio emerge sempre, nelle canzoni, e nel modo in cui lei ne parla, e nei
ricordi, e in quell’immancabile frase che torna più volte “mi manca mio
figlio”.
E’ un film che
ti prende, ti cattura e ti trasporta. Le emozioni crescono con le canzoni, che
sono quei momenti in cui si espandono, in cui si identificano, nella voce
tagliata di Nico, che rende l’intera incisività e forza della vita vissuta
nella ricerca costante di qualcosa che sembra non arrivare.
-Iris-
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