Recensione de 'L'amica geniale' di Elena Ferrante

'L'amica geniale' di Elena Ferrante è stata una compagnia quasi perfetta in questo grigio sabato d'ottobre.
La storia parla dell'amicizia nel tempo di due bambine, Lila e Lenù, nate e cresciute in un rione di Napoli intorno agli anni '50; vengono ripercorsi momenti cruciali della loro crescita sia individuale sia in complicità, tra storie collaterali, avventure infantili, litigi e invidie, primi amori e tanto tanto altro. Si può dire che una vera e propria trama non esista, questo romanzo sembra più un documentario che, attraverso i suoi personaggi - prima fra tutti Lenù, che racconta in prima persona le vicende -, ricostruisce le trasformazioni di una Napoli ferma ai rapporti pregiudicanti tra famiglie, erede di scontri politici dimenticati e chiusa nel suo piccolo, che, tuttavia, è ansiosa di scoprire la grandezza del mondo attraverso macchine ruggenti e apparecchi televisivi. Lenù è indubbiamente emblematica di questa situazione: con i suoi cambiamenti fisici, con i sentimenti contrastanti verso Lila, di nobile attrazione e allo stesso tempo di bassa repulsione, la sua possibilità di studiare che le consente di vedere dall'esterno il suo quartiere, i suoi coetanei e la sua stessa famiglia, le contraddizioni della sua gente e nonostante ciò la sua difficoltà a separarsene... Sono tutte strategie per dipingere un contesto ampio e tuttavia sempre molto intimistico e toccante. Comunicando tensione in ogni scena, anche le più amene, e con il suo stile mai pretenzioso eppure fortemente evocativo e con la sua coraggiosa capacità di parlare di sentimenti e situazioni delicate, Elena Ferrante tiene il lettore attaccato alla pagina e tenendolo col fiato sospeso fino a una inattesa fine. Una fine che, per altro, non si può nemmeno definire tale. 'L'amica geniale' - anche il titolo nasconde una sorpresa, almeno per quanto mi è riguardato - è il primo di una quadrilogia che non vedo l'ora di concludere.



- Papavero blu

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