Recensione: Berlin Vol 2-3
L'alba di Alexanderplatz. Berlin Vol. 2
Quando la città era ancora la città, ogni mattina le persone si svegliavano a Berlino Ovest e a Berlino Est, divise dal lungo, inesorabile Muro. Quando la città era ancora la città, Timo e Jakob e Christa non potevano immaginare che un giorno sarebbero stati costretti ad aprire gli occhi in un mondo senza più adulti, tra i quartieri di una Berlino irriconoscibile e pericolosa. Una città in cui per sopravvivere si sono divisi in gruppi: Gropiusstadt, Havel, Reichstag, Tegel, Zoo. Nonostante le lotte e le rivalità, però, tutti loro hanno qualcosa in comune: il virus che alla fine dell’adolescenza se li porterà via, come se crescere fosse una condanna. E il virus non è l’unico pericolo. C’è una creatura misteriosa che si aggira per le strade, sbrana e uccide animali e ragazzi, e poi scompare, quasi fosse invisibile. Soltanto alleandosi è possibile scoprire chi è e difendersi. Ma nella Berlino che non è più Berlino, è meglio affrontare la minaccia da soli o allearsi con il nemico? Pensò che la gente, quando è in pericolo, diventa egoista. E che l’egoismo è come legna per il fuoco. E che il fuoco, alla fine, brucia tutto.
La battaglia di Gropius. Berlin Vol. 3
È il dicembre del 1978 quando l’inverno cala su Berlino: il manto candido della neve diventa ghiaccio sopra i relitti di scuole e case, parchi e cortili, al di qua e al di là del Muro. Da tre anni un virus incurabile ha sterminato la popolazione adulta della città, costringendo i ragazzi e i bambini sopravvissuti a crescere all’improvviso, in attesa che, alla fine dell’adolescenza, il virus porti via anche loro. Divisi in gruppi per organizzarsi e farsi forza, tra i ragazzi si scatena una guerra spietata. Il gruppo di Tegel mette a ferro e fuoco la città sotto la guida della feroce Wolfrun che, fiera come un’amazzone, combatte in groppa a un maestoso destriero. Dalle alte torri di Gropius, Jakob e Christa la vedono arrivare insieme ai suoi. Per portare battaglia. Niente e nessuno sembra in grado di fermarla, eppure qualcuno serba ancora nel cuore una fiammella di umanità… C’era una ragazza a cavallo, in mezzo alla tormenta. Le vedette non avevano mai visto Wolfrun, ne avevano solo sentito parlare. Attorno c’era la sua gente, le lingue di fuoco delle torce che il vento cercava di strappare di mano, i turbini di neve.
Recensione
Dopo aver recensito il primo volume, non potevo che andare avanti con questa fantastica saga che continua a riservarmi sorprese e attacchi di cuore. Questa recensione sarà breve perché Berlin non va spiegato, ma letto.
Pagina dopo pagina, libro dopo libro, ci inoltriamo sempre di più in Berlino e nel virus e ciò che comporta, sperando e pregando che i ragazzi riescano a trovare una soluzione. Perchè? Semplicemente ci affezioniamo e sappiamo che man mano che tutto va avanti potrebbero morire... e questo fa male. Sono i nostri personaggi ormai e anche se questo è solo un libro finiamo per sentirci impotenti.
I due autori sono bravissimi nelle descrizioni degli ambienti che diventano sempre più dettagliati, così da un piccolo spazio che abbiamo esplorato nel primo volume, scopriamo luoghi nuovi e luoghi che ci erano già un po' familiari.
Ritroviamo quasi tutti i personaggi del primo volume, anche se alcuni di loro ci hanno lasciati e altri ci lasceranno nel corso della narrazione; quasi ho paura a continuare perchè non vorrei che "i miei preferiti" facciano la fine di tutti gli altri.
Ora vi chiederete: Davvero la pensi così? Hai seriamente paura per la vita di persone che non esistono?
Sì...
Lo stile di scrittura di Fabio e Marco è così realistico da farci pensare che quei ragazzi siano davvero in pericolo, che alcuni di loro siano morti e altri stiano per morire. Nessuno di loro è statico e rilegato solo a un universo di carta, ma sembrano prendere vita e raccontarci la loro fame, il freddo e la paura di vivere in un mondo che non è più Mondo.
Insieme a loro ci chiediamo se ci sia qualcuno fuori da Berlino, altri ragazzi o magari degli adulti, insieme a loro ci chiediamo cosa stia accadendo e come...
I miei personaggi preferiti sono stati: Jakob, con il suo amore per una ragazza che mai avrebbe creduto di poter avere; Christa con le sue canzoni e la passione per la musica; Timo e il cambiamento che ha avuto durante il corso di questi tre libri. Ho odiato invece da morire Roberto e Claudia che hanno, secondo me, qualche rotella fuori posto.
Berlin è il riflesso di qualcosa che potrebbe essere e a me fa paura. Perchè è questo che fanno i distopici, analizzano le possibilità e nessuna di queste, se dovesse avverarsi, sarebbe positiva per gli esseri umani.
Rifletteteci, io non aggiungo altro.
Passo e chiudo.
-CuorediInchiostro
Quando la città era ancora la città, ogni mattina le persone si svegliavano a Berlino Ovest e a Berlino Est, divise dal lungo, inesorabile Muro. Quando la città era ancora la città, Timo e Jakob e Christa non potevano immaginare che un giorno sarebbero stati costretti ad aprire gli occhi in un mondo senza più adulti, tra i quartieri di una Berlino irriconoscibile e pericolosa. Una città in cui per sopravvivere si sono divisi in gruppi: Gropiusstadt, Havel, Reichstag, Tegel, Zoo. Nonostante le lotte e le rivalità, però, tutti loro hanno qualcosa in comune: il virus che alla fine dell’adolescenza se li porterà via, come se crescere fosse una condanna. E il virus non è l’unico pericolo. C’è una creatura misteriosa che si aggira per le strade, sbrana e uccide animali e ragazzi, e poi scompare, quasi fosse invisibile. Soltanto alleandosi è possibile scoprire chi è e difendersi. Ma nella Berlino che non è più Berlino, è meglio affrontare la minaccia da soli o allearsi con il nemico? Pensò che la gente, quando è in pericolo, diventa egoista. E che l’egoismo è come legna per il fuoco. E che il fuoco, alla fine, brucia tutto.
La battaglia di Gropius. Berlin Vol. 3
È il dicembre del 1978 quando l’inverno cala su Berlino: il manto candido della neve diventa ghiaccio sopra i relitti di scuole e case, parchi e cortili, al di qua e al di là del Muro. Da tre anni un virus incurabile ha sterminato la popolazione adulta della città, costringendo i ragazzi e i bambini sopravvissuti a crescere all’improvviso, in attesa che, alla fine dell’adolescenza, il virus porti via anche loro. Divisi in gruppi per organizzarsi e farsi forza, tra i ragazzi si scatena una guerra spietata. Il gruppo di Tegel mette a ferro e fuoco la città sotto la guida della feroce Wolfrun che, fiera come un’amazzone, combatte in groppa a un maestoso destriero. Dalle alte torri di Gropius, Jakob e Christa la vedono arrivare insieme ai suoi. Per portare battaglia. Niente e nessuno sembra in grado di fermarla, eppure qualcuno serba ancora nel cuore una fiammella di umanità… C’era una ragazza a cavallo, in mezzo alla tormenta. Le vedette non avevano mai visto Wolfrun, ne avevano solo sentito parlare. Attorno c’era la sua gente, le lingue di fuoco delle torce che il vento cercava di strappare di mano, i turbini di neve.
Recensione
Dopo aver recensito il primo volume, non potevo che andare avanti con questa fantastica saga che continua a riservarmi sorprese e attacchi di cuore. Questa recensione sarà breve perché Berlin non va spiegato, ma letto.
Pagina dopo pagina, libro dopo libro, ci inoltriamo sempre di più in Berlino e nel virus e ciò che comporta, sperando e pregando che i ragazzi riescano a trovare una soluzione. Perchè? Semplicemente ci affezioniamo e sappiamo che man mano che tutto va avanti potrebbero morire... e questo fa male. Sono i nostri personaggi ormai e anche se questo è solo un libro finiamo per sentirci impotenti.
I due autori sono bravissimi nelle descrizioni degli ambienti che diventano sempre più dettagliati, così da un piccolo spazio che abbiamo esplorato nel primo volume, scopriamo luoghi nuovi e luoghi che ci erano già un po' familiari.
Ritroviamo quasi tutti i personaggi del primo volume, anche se alcuni di loro ci hanno lasciati e altri ci lasceranno nel corso della narrazione; quasi ho paura a continuare perchè non vorrei che "i miei preferiti" facciano la fine di tutti gli altri.
Ora vi chiederete: Davvero la pensi così? Hai seriamente paura per la vita di persone che non esistono?
Sì...
Lo stile di scrittura di Fabio e Marco è così realistico da farci pensare che quei ragazzi siano davvero in pericolo, che alcuni di loro siano morti e altri stiano per morire. Nessuno di loro è statico e rilegato solo a un universo di carta, ma sembrano prendere vita e raccontarci la loro fame, il freddo e la paura di vivere in un mondo che non è più Mondo.
Insieme a loro ci chiediamo se ci sia qualcuno fuori da Berlino, altri ragazzi o magari degli adulti, insieme a loro ci chiediamo cosa stia accadendo e come...
I miei personaggi preferiti sono stati: Jakob, con il suo amore per una ragazza che mai avrebbe creduto di poter avere; Christa con le sue canzoni e la passione per la musica; Timo e il cambiamento che ha avuto durante il corso di questi tre libri. Ho odiato invece da morire Roberto e Claudia che hanno, secondo me, qualche rotella fuori posto.
Berlin è il riflesso di qualcosa che potrebbe essere e a me fa paura. Perchè è questo che fanno i distopici, analizzano le possibilità e nessuna di queste, se dovesse avverarsi, sarebbe positiva per gli esseri umani.
Rifletteteci, io non aggiungo altro.
Passo e chiudo.
-CuorediInchiostro
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