Intervista - Marco e Fabio gli autori della Berlin Saga si rivelano
Dopo aver recensito per voi tutta la Saga di Berlin, non potevo non intervistare i due autori che hanno dato vita a questo mondo Distopico. Buongiorno Marco e Fabio, che tempo fa a Berlino?
E chi lo sa, a Berlino le sorprese sono sempre dietro l’angolo: una giornata di sole può tramutarsi in un secondo in un acquazzone e viceversa. E in Berlin è un po’ la stessa cosa, ovviamente non solo per il meteo. Il consiglio è non dare mai nulla per scontato!
Inizio subito con le domande.
1) Come vi è venuta l’idea?
Lo spunto iniziale è stato di Fabio (qui parla Marco, ndr). Voleva raccontare le avventure di un gruppo di ragazzi costretti a vivere in un mondo senza adulti, un mondo senza più regole da seguire né certezze sul futuro, sull’archetipo de Il Signore delle Mosche, il grande classico della letteratura inglese scritto da William Golding e ambientato in un’isola deserta in mezzo all’oceano. L’idea di Fabio però - dal momento che tutte le distopie che hanno caratterizzato gli ultimi anni in letteratura e al cinema, da Hunger Games a Divergent, da Maze Runner a The100, erano ambientate negli Stati Uniti, o in quello che ne restava - era anche immaginare quel tipo di storia nel cuore dell’Europa. E Berlino Ovest – negli anni in cui il famoso Muro la separava da tutto quello che le stava attorno – poteva essere perfetta come ”isola urbana”.
A quel punto ho proposto a Marco (qui parla Fabio, ndr) di imbarcarsi con me in questa avventura perché – oltre a condividere gusti simili sul tipo di storie che ci piacciono – sapevo che aveva vissuto a Berlino, che parla tedesco, e che nutre un grande amore e fascino per la capitale tedesca. E così siamo partiti.
2) Qual è il vostro personaggio preferito in assoluto?
Difficile dirlo, soprattutto ora che siamo arrivati alla fine della nostra avventura se scegliessimo un personaggio in particolare sarebbe un po’ ingiusto nei confronti degli altri no? Diciamo però che siamo particolarmente felici di essere riusciti a creare diversi personaggi capaci di cambiare libro dopo libro, e talvolta anche nel corso dello stesso volume.
3) Potete raccontarci una vostra giornata tipo, quando siete in fase creativa?
Tutto molto ordinario, come due artigiani innamorati del proprio lavoro. Quindi colazione presto, sessione di lavoro al mattino. Pranzo - possibilmente non troppo pesante - e poi di nuovo al lavoro. Uno dei lussi di chi ha la fortuna di fare questo lavoro è che il nostro ufficio può essere il divano di casa o la poltrona preferita, e non è richiesto il dress code. Proprio perché non abbiamo orari imposti da altri, è necessario che siamo noi stessi a imporceli, e che da quelli non si sgarri.
4) Avete condotto molte ricerche prima di partire con la stesura oppure le ricerche sono venute dopo?
Abbiamo iniziato a lavorare a Berlin nel 2012, e I fuochi di Tegel, il primo volume, è uscito a ottobre 2015. Questo significa che per due anni buoni ci siamo dedicati a condurre ricerche di qualunque tipo. Sia quelle d’archivio - ricerche di tipo storico, politico, sul contesto culturale e la vita quotidiana dell’epoca in cui abbiamo ambientato la vicenda - perché volevamo che la nostra Berlino fosse il più verosimile possibile. Sia direttamente sul campo: siamo andati a Berlino diverse volte a studiare i possibili scenari per ambientare le nostre avventure, per scegliere i luoghi più potenzialmente avvincenti e adatti alla nostra storia, e addirittura abbiamo provato i vari spostamenti che avremmo fatto fare ai nostri protagonisti, perché anche i tempi di percorrenza fossero quelli reali. Questo ha fatto sì che un’insegnante romana abbia portato la propria classe in gita usando Berlin come guida turistica…
5) Creatività o organizzazione? Cosa guida la vostra penna?
Un aspetto del nostro lavoro non può fare a meno dell’altro. Una certa organizzazione serve a tenere insieme una buona storia, soprattutto se si tratta, come nel nostro caso, di un’unica vicenda che si sviluppa in sei libri. Poi però la creatività, il gusto, lo sguardo personale, fanno la differenza nel momento di scrittura vera e propria. Come dicevano Ernest Hemingway e Thomas Edison sosteneva, il genio è 1% ispirazione e 99% sudore. E se questo valeva per loro, figuratevi per noi!
6) Pensate che il mondo raccontato nel vostro romanzo possa diventare reale in futuro?
Ci auguriamo proprio di no, altrimenti avendo già compiuto entrambi 16 anni da un bel po’ non ce la passeremmo troppo bene. Scherzi a parte, la nostra come le altre distopie che negli ultimi anni hanno segnato l’immaginario collettivo (pensiamo solo a grandi successi come Hunger Games o Divergent, ma anche a libri preziosissimi come The Giver o Solo per sempre tua) partono proprio dalla constatazione di una tendenza negativa già presente nella nostra società. E da lì immaginano che cosa succederebbe se fosse portata alle sue estreme conseguenze. Quindi il punto non è che si realizzi o meno quello che raccontano storie di questo tipo, quanto riflettere su come riconoscere e combattere quel dato aspetto già nella nostra società.
7) Potete regalare un consiglio a tutti quelli che vorrebbero avvicinarsi al mondo della scrittura?
Scrivere - come tute le forme con cui esprimiamo noi stessi, dai linguaggi espressivi allo sport - è una cosa bellissima. E perché rimanga tale è importante che prima di tutto chi la fa, lo faccia per se stesso, e per nient’altro. Perché passare il tempo in quel modo è più emozionante, divertente, prezioso che facendo altre cose. Non giochiamo a calcio per diventare calciatori professionisti, non registriamo cover su youtube per fare le pop star, quindi per la scrittura dovrebbe essere lo stesso. Se ti piace scrivere, prima di tutto leggi, leggi tantissimo e di tutto, per avere consapevolezza di quello che la scrittura può fare. E poi scrivi la storia che vorresti trovare sullo scaffale ma ancora non c’è. Sii il tuo primo lettore. In questo modo, alla fine, sarai soddisfatto di quello che hai fatto, indipendentemente da cosa diranno gli altri, dalla pubblicazione o meno della storia.
8) Che libri leggete nel tempo libero?
Un po’ di tutto. Libri per ragazzi e non, libri di genere e non. Grandi classici e novità. Perché in fondo esistono buone storie, e non. E si trovano dappertutto e senza etichette.
9) Avete altri progetti che state seguendo? Qualche anticipazione per noi?
Assolutamente sì, sia in coppia che ognuno per conto proprio, e proprio per questo non possiamo svelare ancora nulla!
10) Un saluto per i nostri lettori.
Come direbbero Jakob, Christa, Timo, Wolfrun e i loro compagni che ci hanno accompagnato in questa bellissima avventura che per noi è stato Berlin… Ai ragazzi della rosa che brucia!
-CuorediInchiostro
E chi lo sa, a Berlino le sorprese sono sempre dietro l’angolo: una giornata di sole può tramutarsi in un secondo in un acquazzone e viceversa. E in Berlin è un po’ la stessa cosa, ovviamente non solo per il meteo. Il consiglio è non dare mai nulla per scontato!
Inizio subito con le domande.
1) Come vi è venuta l’idea?
Lo spunto iniziale è stato di Fabio (qui parla Marco, ndr). Voleva raccontare le avventure di un gruppo di ragazzi costretti a vivere in un mondo senza adulti, un mondo senza più regole da seguire né certezze sul futuro, sull’archetipo de Il Signore delle Mosche, il grande classico della letteratura inglese scritto da William Golding e ambientato in un’isola deserta in mezzo all’oceano. L’idea di Fabio però - dal momento che tutte le distopie che hanno caratterizzato gli ultimi anni in letteratura e al cinema, da Hunger Games a Divergent, da Maze Runner a The100, erano ambientate negli Stati Uniti, o in quello che ne restava - era anche immaginare quel tipo di storia nel cuore dell’Europa. E Berlino Ovest – negli anni in cui il famoso Muro la separava da tutto quello che le stava attorno – poteva essere perfetta come ”isola urbana”.
A quel punto ho proposto a Marco (qui parla Fabio, ndr) di imbarcarsi con me in questa avventura perché – oltre a condividere gusti simili sul tipo di storie che ci piacciono – sapevo che aveva vissuto a Berlino, che parla tedesco, e che nutre un grande amore e fascino per la capitale tedesca. E così siamo partiti.
2) Qual è il vostro personaggio preferito in assoluto?
Difficile dirlo, soprattutto ora che siamo arrivati alla fine della nostra avventura se scegliessimo un personaggio in particolare sarebbe un po’ ingiusto nei confronti degli altri no? Diciamo però che siamo particolarmente felici di essere riusciti a creare diversi personaggi capaci di cambiare libro dopo libro, e talvolta anche nel corso dello stesso volume.
3) Potete raccontarci una vostra giornata tipo, quando siete in fase creativa?
Tutto molto ordinario, come due artigiani innamorati del proprio lavoro. Quindi colazione presto, sessione di lavoro al mattino. Pranzo - possibilmente non troppo pesante - e poi di nuovo al lavoro. Uno dei lussi di chi ha la fortuna di fare questo lavoro è che il nostro ufficio può essere il divano di casa o la poltrona preferita, e non è richiesto il dress code. Proprio perché non abbiamo orari imposti da altri, è necessario che siamo noi stessi a imporceli, e che da quelli non si sgarri.
4) Avete condotto molte ricerche prima di partire con la stesura oppure le ricerche sono venute dopo?
Abbiamo iniziato a lavorare a Berlin nel 2012, e I fuochi di Tegel, il primo volume, è uscito a ottobre 2015. Questo significa che per due anni buoni ci siamo dedicati a condurre ricerche di qualunque tipo. Sia quelle d’archivio - ricerche di tipo storico, politico, sul contesto culturale e la vita quotidiana dell’epoca in cui abbiamo ambientato la vicenda - perché volevamo che la nostra Berlino fosse il più verosimile possibile. Sia direttamente sul campo: siamo andati a Berlino diverse volte a studiare i possibili scenari per ambientare le nostre avventure, per scegliere i luoghi più potenzialmente avvincenti e adatti alla nostra storia, e addirittura abbiamo provato i vari spostamenti che avremmo fatto fare ai nostri protagonisti, perché anche i tempi di percorrenza fossero quelli reali. Questo ha fatto sì che un’insegnante romana abbia portato la propria classe in gita usando Berlin come guida turistica…
5) Creatività o organizzazione? Cosa guida la vostra penna?
Un aspetto del nostro lavoro non può fare a meno dell’altro. Una certa organizzazione serve a tenere insieme una buona storia, soprattutto se si tratta, come nel nostro caso, di un’unica vicenda che si sviluppa in sei libri. Poi però la creatività, il gusto, lo sguardo personale, fanno la differenza nel momento di scrittura vera e propria. Come dicevano Ernest Hemingway e Thomas Edison sosteneva, il genio è 1% ispirazione e 99% sudore. E se questo valeva per loro, figuratevi per noi!
6) Pensate che il mondo raccontato nel vostro romanzo possa diventare reale in futuro?
Ci auguriamo proprio di no, altrimenti avendo già compiuto entrambi 16 anni da un bel po’ non ce la passeremmo troppo bene. Scherzi a parte, la nostra come le altre distopie che negli ultimi anni hanno segnato l’immaginario collettivo (pensiamo solo a grandi successi come Hunger Games o Divergent, ma anche a libri preziosissimi come The Giver o Solo per sempre tua) partono proprio dalla constatazione di una tendenza negativa già presente nella nostra società. E da lì immaginano che cosa succederebbe se fosse portata alle sue estreme conseguenze. Quindi il punto non è che si realizzi o meno quello che raccontano storie di questo tipo, quanto riflettere su come riconoscere e combattere quel dato aspetto già nella nostra società.
7) Potete regalare un consiglio a tutti quelli che vorrebbero avvicinarsi al mondo della scrittura?
Scrivere - come tute le forme con cui esprimiamo noi stessi, dai linguaggi espressivi allo sport - è una cosa bellissima. E perché rimanga tale è importante che prima di tutto chi la fa, lo faccia per se stesso, e per nient’altro. Perché passare il tempo in quel modo è più emozionante, divertente, prezioso che facendo altre cose. Non giochiamo a calcio per diventare calciatori professionisti, non registriamo cover su youtube per fare le pop star, quindi per la scrittura dovrebbe essere lo stesso. Se ti piace scrivere, prima di tutto leggi, leggi tantissimo e di tutto, per avere consapevolezza di quello che la scrittura può fare. E poi scrivi la storia che vorresti trovare sullo scaffale ma ancora non c’è. Sii il tuo primo lettore. In questo modo, alla fine, sarai soddisfatto di quello che hai fatto, indipendentemente da cosa diranno gli altri, dalla pubblicazione o meno della storia.
8) Che libri leggete nel tempo libero?
Un po’ di tutto. Libri per ragazzi e non, libri di genere e non. Grandi classici e novità. Perché in fondo esistono buone storie, e non. E si trovano dappertutto e senza etichette.
9) Avete altri progetti che state seguendo? Qualche anticipazione per noi?
Assolutamente sì, sia in coppia che ognuno per conto proprio, e proprio per questo non possiamo svelare ancora nulla!
10) Un saluto per i nostri lettori.
Come direbbero Jakob, Christa, Timo, Wolfrun e i loro compagni che ci hanno accompagnato in questa bellissima avventura che per noi è stato Berlin… Ai ragazzi della rosa che brucia!
-CuorediInchiostro
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