Recensione "Ho deciso che devi morire" by Natalia Lenzi
Non può essere un errore, un eccesso, un attimo
di follia, un'imprevedibile tragedia. Presentarsi a un incontro
riparatore con un anello in una mano e un coltello nell'altra,
carezzare per poi picchiare con uno schiaffo, un pugno, un calcio,
significa aver già deciso, aver già messo in conto la possibilità
di uccidere. Racconti che narrano le storie di donne tradite dalla
vergogna, ammaestrate dalla paura, domate dall'incertezza, abbagliate
dal bisogno d'amore, prigioniere del silenzio, spettatrici della loro
stessa esistenza. Donne di ogni età, di ogni estrazione sociale, di
ogni livello culturale. Donne che subiscono, che combattono, che si
ribellano. Donne che a volte si riscattano, riappropriandosi di sé
stesse e della propria vita. Donne che muoiono. Storie di una società
che preferisce allevare delle femmine invece che crescere delle
Donne; una società dove i maschi, e non certo gli Uomini, credono
nel possesso invece che nel rispetto e confondono la forza con
l'esercizio della violenza. Dodici vite narrate in prima persona o
raccontate da madri, sorelle, figli; superstiti di un amore tradito.
Esistenze di donne sconosciute che si intrecciano, tra presente e
passato, accomunate dal dolore e dal coraggio, dall'incredulità
nell'accettazione della realtà e dalla forza di vincere il primo e
più importante dei conflitti, quello con sé stesse. Ogni racconto
focalizza un aspetto della battaglia che ognuna di queste donne,
imperfette, illuse, forti, deboli, combatte contro la vergogna,
contro il senso di inadeguatezza, di incapacità, contro il senso di
colpa, contro il terrore della solitudine, contro il ruolo al quale
sembrano essere destinate.
Perché
non mi sono ribellata. Perché ho aspettato di essere distrutta.
Perché
ho permesso che ciò accadesse. Perché l’ho sposato. Come ho
potuto
sopportare. Come ho potuto non accorgermi della sua vera natura.
Come
potevo non sapere che genere di persona fosse. Come sono riuscita
a
concepire due figli con lui. Come ho fatto a permettergli di
trattarmi come
un
oggetto di sua proprietà. Perché non mi sono rivolta alla mia
famiglia.
Perché
non ho gridato il mio dolore ai vicini di casa.
Perché
non sono scappata. Come ho potuto permettere a quel mostro
di
vivere con i miei bambini. Come ho potuto.
Tante
domande alle quali non ho risposte da dare.
Care lettrici e cari lettori,
questa settimana, ho letto Ho deciso che devi morire di
Natalia Lenzi edito da Giovane Holden edizioni.
Dodici storie.
Dodici storie di lotta alla sopravvivenza.
Dodici storie che ci permettono di avvicinarci a quelle terribili
barbarie che alcune donne, subiscono ogni giorno, lontano dalle
orecchie e dagli occhi del mondo intero.
A volte si sopravvive, molto, troppo spesso si muore.
Una narrazione incalzante, vera. Diversi punti di vista si alternano
nella narrazione, perché a soffrire, dopo la morte di qualcuno, sono
in molte persone: mamme, papà, parenti, amici, sorelle, fratelli. Se
si sopravvive, le ferite non restano solamente sulla vittima del
carnefice.
Un libro che scuote le coscienze e solleva molte domande. La prima
che mi sono posta io personalmente, una volta terminato il libro è:
cosa potremmo fare concretamente?
Adoro i libri che mi emozionano, quando piango, rido, mi arrabbio
mentre leggo, penso sempre che l’autrice o l’autore in questione
abbia fatto un buon lavoro, perché in fondo, si scrive per cercare
di trasmettere emozioni, no?
Terminata la lettura di questo libro, vi posso dire che l’emozione
che mi pervade è la rabbia. Perché sì, sono storie di fantasia, ma
guardando tutti i giorni il telegiornale, sono ben consapevole che
esistano davvero una Anna, una Maria, un orfano speciale, una bambina
che dall’oggi al domani viene sradicata dalle sue abitudini perché
il suo papà ha mandato in ospedale la sua mamma.
Ti ringrazio Natalia per avermi dato l’opportunità di riflettere e
di ricordarmi che ogni giorno è buono per ricordarmi di lottare.
Leggetelo, davvero. Tra un romance e l’altro prendetevi del
tempo per calarvi nelle storie di queste donne e di capire, proprio come ho fatto
io che non è sempre, anzi, quasi mai tutto risolvibile, soprattutto quando si tratta di violenza domestica; ma se si è
in tanti, la forza di cambiare si può trovare, si deve trovare.
Ognuna di noi merita il suo lieto fine.
voto: 5 specchi
buona lettura,
Mil Palabras
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