Recensione: Peperoncino fresco a colazione di J. Ryan Stradal
Lars Thorvald ha tre amori nella vita: il suo lavoro di chef, sua moglie Cynthia e la figlia appena nata, Eva. Ma quando Cynthia, stufa della cucina del Midwest, si innamora del vino (e di un raffinato sommelier) e li lascia, Lars non si perde d'animo e decide di dedicare tutta la vita alla figlia insegnandole i segreti della sua passione culinaria. Così Eva trova consolazione e felicità nei sapori esotici che il padre le fa conoscere: dal merluzzo salato ed essiccato marinato nella liscivia ai peperoncini piccanti ricoperti di cioccolato. E scopre di avere un dono rarissimo che si presenta solo una volta in una generazione: un palato eccezionale per i gusti piccanti. Il suo talento si trasforma presto in un lavoro e lei diventa lo chef misterioso che si nasconde dietro il menu del ristorante più alla moda del paese. J. Ryan Stradal racconta ricette e personaggi per mostrarci cosa può accadere quando opposte personalità si incontrano: quelli che fanno il soffritto con il burro e quelli che lo detestano, quelli che sono ossessionati da antiche varietà di pomodori e quelli che non sanno nemmeno che esistono. Fino all'opulenta festa finale dove qualcosa di imprevisto potrebbe accadere. Peperoncino fresco a colazione è un romanzo al contempo allegro e commovente che racconta la storia di una ragazza e il suo formidabile successo come chef, il rapporto tra una madre che se n'è andata e una figlia che impara a cavarsela da sola, e gli infiniti modi dolci e amari in cui la cucina può venire in soccorso delle nostre vite.
Avete presente la trama che avete appena letto?
Dimenticatevela, chi l'ha scritta non ha letto lo stesso romanzo sul quale, questa, è stata stampata.
Le prime sei righe sono vere, però. Lars ha davvero solo tre amori, vorrebbe far conoscere tutti i sapori possibili e immaginabili alla figlia e la moglie li abbandona, in quanto il ruolo di madre le sta stretto.
Peccato che il padre dopo neppure venti pagine muoia.
Eva viene accudita dagli zii, senza sapere inizialmente che questi non sono i suoi genitori, dato che è ancora una neonata quando la tragedia accade, ergo Lars non ha il tempo, purtroppo, di insegnare proprio nulla alla figlia.
Eva durante l'infanzia sviluppa la passione di coltivare peperoncini, rivendendoli poi a un ristorante messicano.
Non è il suo talento per il piccante a trovarle un lavoro, tanto da rinunciavi in fatti in tenera età, dopo una abbuffata finita male.
Quel che davvero colpisce di tale racconto è il modo in cui è narrato.
Si potrebbe dire che Eva ne sia la protagonista, ma in realtà è la constante. Il romanzo, infatti è suddiviso in otto capitoli, tutti narrati da personaggi differenti, che durante la loro vita hanno avuto modo di conoscere o sentir parlare di Eva.
Un'idea interessante, quanto difficile da portare avanti.
Avendo letto, infatti, la trama sopra, tutto mi aspettavo che dovermi approcciare a così tante persone, per riuscire a scorgere qualche frammento della vita della giovane chef.
Lei, infatti, è spesso solo una comparsa nelle vite altrui, come succede nella realtà, dato che solo noi siamo protagonisti della nostra storia. Il fatto è che per me loro erano comparse, mentre Eva colei di cui avrei voluto leggere e intuire i pensieri.
Cosa me ne importa del suocero, della collega gelosa, del fidanzatino o di una casalinga disperata? Interessante certo, ma stona molto con l'immagine che avevo di questo libro, seppur poi risulti tutto sommato piacevole, ma lasci davvero molte domanda riguardo Eva e ovviamente chi abbiamo incontrato, dato che di tali figure leggiamo solo per un "momento" della loro vita, entrando in medias res quindi negli eventi.
Non sono poi riuscita del tutto a capire come Eva sia potuta cambiare così tanto, passando da una bambina emarginata ad una ragazza dark e infine a una chef piena di gusto sia per quanto riguarda la cucina, quanto la moda.
E poi il capitolo finale, l'acclamata cena... pagine dedicate alla famosa madre, di cui finalmente sentiamo riparlare, dopo che questa, viene a sapere del successo di Eva ed è per tanto giunto il momento di agire.
Non ho quindi apprezzato molto questo libro, superata la novità nello stile di scrittura, l'unico motivo per cui continuavo a leggere era per sapere della protagonista e non delle vicissitudine altrui, collocate però in primo piano.
Lost Inside My Universe
Avete presente la trama che avete appena letto?
Dimenticatevela, chi l'ha scritta non ha letto lo stesso romanzo sul quale, questa, è stata stampata.
Le prime sei righe sono vere, però. Lars ha davvero solo tre amori, vorrebbe far conoscere tutti i sapori possibili e immaginabili alla figlia e la moglie li abbandona, in quanto il ruolo di madre le sta stretto.
Peccato che il padre dopo neppure venti pagine muoia.
Eva viene accudita dagli zii, senza sapere inizialmente che questi non sono i suoi genitori, dato che è ancora una neonata quando la tragedia accade, ergo Lars non ha il tempo, purtroppo, di insegnare proprio nulla alla figlia.
Eva durante l'infanzia sviluppa la passione di coltivare peperoncini, rivendendoli poi a un ristorante messicano.
Non è il suo talento per il piccante a trovarle un lavoro, tanto da rinunciavi in fatti in tenera età, dopo una abbuffata finita male.
Quel che davvero colpisce di tale racconto è il modo in cui è narrato.
Si potrebbe dire che Eva ne sia la protagonista, ma in realtà è la constante. Il romanzo, infatti è suddiviso in otto capitoli, tutti narrati da personaggi differenti, che durante la loro vita hanno avuto modo di conoscere o sentir parlare di Eva.
Un'idea interessante, quanto difficile da portare avanti.
Avendo letto, infatti, la trama sopra, tutto mi aspettavo che dovermi approcciare a così tante persone, per riuscire a scorgere qualche frammento della vita della giovane chef.
Lei, infatti, è spesso solo una comparsa nelle vite altrui, come succede nella realtà, dato che solo noi siamo protagonisti della nostra storia. Il fatto è che per me loro erano comparse, mentre Eva colei di cui avrei voluto leggere e intuire i pensieri.
Cosa me ne importa del suocero, della collega gelosa, del fidanzatino o di una casalinga disperata? Interessante certo, ma stona molto con l'immagine che avevo di questo libro, seppur poi risulti tutto sommato piacevole, ma lasci davvero molte domanda riguardo Eva e ovviamente chi abbiamo incontrato, dato che di tali figure leggiamo solo per un "momento" della loro vita, entrando in medias res quindi negli eventi.
Non sono poi riuscita del tutto a capire come Eva sia potuta cambiare così tanto, passando da una bambina emarginata ad una ragazza dark e infine a una chef piena di gusto sia per quanto riguarda la cucina, quanto la moda.
E poi il capitolo finale, l'acclamata cena... pagine dedicate alla famosa madre, di cui finalmente sentiamo riparlare, dopo che questa, viene a sapere del successo di Eva ed è per tanto giunto il momento di agire.
Non ho quindi apprezzato molto questo libro, superata la novità nello stile di scrittura, l'unico motivo per cui continuavo a leggere era per sapere della protagonista e non delle vicissitudine altrui, collocate però in primo piano.
Lost Inside My Universe
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