IL CUSTODE DELLE GESTA
IL CUSTODE DELLE
GESTA
TRAMA:
Fra
i ricordi di una guerra le cui ferite non sono ancora rimarginate, vediamo lo
scontro tra due famiglie, i cui attriti vengono richiamati alla memoria, assieme
ad un dolore mai passato. L’autore Marcellino Marcellini, riempie le pagine di
un sapiente e commosso ricordo delle vicende riguardanti la resistenza, che si
intrecciano con i fatti dei primi anni Novanta, costituendo una trama sfumata
di ricordi e colpi di scena.
La
voce narrante del racconto è un maresciallo in quale rimane coinvolto nelle
diatribe di due famiglie avverse per la contesa di una strada. Ed è da ciò che
si svolge una vicenda in cui il diritto viene a scontrarsi con ricordi ancora
dolorosi e con una legge che è costretta a piegarsi un poco di fronte a vicende
piene di un dolore ancora vivo.
Un
libro coinvolgente, scorrevole e pieno. Un libro che si costruisce poco a poco,
come un puzzle. Nelle prime pagine si è quasi persi, poi con lo scorrere della
storia ecco che il disegno completo si mostra nella sua chiarezza, e tutto
finalmente ha una spiegazione.
Un
libro sorprendente, ammaliante e ricco di colpi di scena.
Un
romanzo, un giallo, un racconto di guerra, di passato, di vita.
Un
libro eclettico che scivola e si adatta ai più diversi gusti e contenuti.
Questo, non solo per quanto riguarda la trama ma anche per le innumerevoli
riflessioni e fili conduttori che si trovano al suo interno.
Vi
scorrono i ricordi di una guerra le cui ferite non sono ancora rimarginate. Famiglie divise, attriti che vengono
richiamati alla memoria, e un dolore mai passato. L’autore Marcellino
Marcellini, riempie le pagine di un
sapiente e commosso ricordo delle vicende riguardanti la resistenza, che si
intrecciano con i fatti dei primi anni Novanta, costituendo una trama sfumata
di ricordi e colpi di scena.
La
voce narrante del racconto è un maresciallo in quale rimane coinvolto nelle
diatribe di due famiglie avverse per la contesa di una strada. Ed è da ciò che
si svolge una vicenda in cui il diritto viene a scontrarsi con ricordi ancora
dolorosi e con una legge che è costretta a piegarsi un poco di fronte a vicende
piene di un dolore ancora vivo.
Il
tutto è narrato attraverso lo scorrere fluido e pulito di parole semplici e studiate,
affiancate a vere e proprie riflessioni sul linguaggio
O
ad esempio a proposito del testo della canzone La nevicata del 56 di Mia Martini dove l’autore si sofferma
sull’espressione “Com’è” forma dialettale per “come mai”, ma che, come è detto
nel libro, è estremamente efficace nel contesto della canzone. Un’espressione scorretta, scarna, disadorna
che però nel contesto era quella che serviva tra un milione di parole.
Non
manca poi un accenno alla poesia “ed è
così che si riconosce un poeta”, un piccolo appiglio che si aggancia ad una
riflessione di appena una pagina prima in cui uno dei protagonisti dice a
proposito di sé stesso di non saper far quasi nulla, ma di avere la rara e
straordinaria capacità di cogliere i particolari, le sfumature i dettagli, e
riuscire a contemplarli, ad ammirarli, a scorgere in essi “sfumature che gli altri non avrebbero trovato neppure nell’insieme”.
Infine,
quasi a far da cornice a tutte le vicende vi è la musica. La musica che ci
accompagna in tutte le vicende della nostra vita.
La
grandezza dei pensieri relativi alla musica contenuti in questo libro è di
svelare niente più che la semplice realtà, ovvero che quasi, credo, ognuno di
noi, sia legato nel profondo alla musica, ad una canzone in particolare, ad una
melodia, al suono di una qualche voce.
Ricorre
questo aspetto nelle pagine del libro, a partire dal ragazzo fermato dal
maresciallo perché lasciatosi trascinare dalla voce della Mannoia in Il cielo d’Irlanda, alle canzoni care a
quasi ognuno dei protagonisti.
-Iris-
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