Recensione: Liv Forever. Solo l'amore può vincere il destino.
«Fac fortia et patere.»
SPOILER! (siete avvisati, dalle prossime righe potreste trovarne)
La storia è fitta di mistero. Si tratta di una ghost story, che coinvolge per questo aspetto in primis proprio la protagonista, dato che dopo poche pagine muore.
é proprio però per questo, che credo di aver lasciato il libro, temporaneamente. L'opera che segue, infatti, vede Liv essere ormai un fantasma e aggirarsi per Wickham Hall, incapace di lasciarla.
Il fatto che riesca comunque a comunicare e influire ancora, sul mondo reale, gioca ovviamente a suo favore, ma mi ha comunque dato da pensare.
Attirata dalla copertina (finalmente qualcosa di diverso!) e dal fatto che si trattasse di un romanzo auto conclusivo (anche se non ne sono più troppo sicura...), non sono riuscita a resistere a questa nuova lettura ;)
La vita di Liv Bloom è sempre stata un disastro. Un continuo susseguirsi di famiglie affidatarie, delusioni e fallimenti. Ecco perché, quando Liv vince una borsa di studio per Wickham Hall, la più prestigiosa accademia d'arte dello stato, è al settimo cielo. L'arte non è solo la sua più grande passione, ma anche l'unica possibile via di fuga da una vita che detesta. E poco importa che l'atmosfera di Wickham Hall sia a dir poco spettrale, che gli antichi edifici abbiano un aspetto sinistro e che ogni angolo della scuola risuoni di misteri e premonizioni. Liv è troppo felice per farci caso. Tanto più che Malcolm, il ragazzo più bello e talentuoso dell'accademia, sembra essersi disperatamente innamorato di lei. Presto, però, l'idillio si infrange. Perché nemmeno L'amore di Liv e Malcolm può ignorare l'antica maledizione che si nasconde tra i corridoi di Wickham Hall. Una maledizione che porta con sé una lunga scia di sangue. E che ora vuole reclamare la felicità di Liv.
«A proposito, io sono Malcolm» disse in un tono gentile.
«Olivia. Ma tutti mi chiamano Liv.»
«Come live, senza la e?»
Annuii.
«Carino. Il mio nome è così insulso. Privo di qualsiasi ispirazione. Per questo sono costretto a usarlo sempre intero.»
«Si,immagino. Mal non è il miglior nomignolo del mondo, eh?»
«O Colm. Ma Liv...è un nome, un verbo, un comando. Un'idea di mortalità. é un nome fatto per una poesia epica.»
Inanzi tutto, per una volta, ho adorato la protagonista. I suoi pensieri sono uno sciabordare di colori, poesie e opere d'arte, che riescono a ricreare in modo vivido l'ambientazioni della Wickham Hall, "la scuola dove si formano i presidenti", e i vari caratteri dei personaggi.
Ciascuno di loro è ben strutturato.SPOILER! (siete avvisati, dalle prossime righe potreste trovarne)
La storia è fitta di mistero. Si tratta di una ghost story, che coinvolge per questo aspetto in primis proprio la protagonista, dato che dopo poche pagine muore.
é proprio però per questo, che credo di aver lasciato il libro, temporaneamente. L'opera che segue, infatti, vede Liv essere ormai un fantasma e aggirarsi per Wickham Hall, incapace di lasciarla.
Il fatto che riesca comunque a comunicare e influire ancora, sul mondo reale, gioca ovviamente a suo favore, ma mi ha comunque dato da pensare.
Fondamentalmente la storia si basa sull'amore di Liv e di Malcolm, il ragazzo più popolare della scuola, e la vede ambientarsi in un luogo ricco di mistero.
Neppure venti pagine dalla loro conoscenza e lui già le dichiara di amarla e questo avviene davvero in fretta, considerando che si vedono poche volte.
Avrei voluto che Olivia restasse più a lungo viva, per rendere maggiormente solido questo legame, che comunque non si spezza, ma anzi si rafforza dopo la morte della protagonista.
La vera dote della scrittrice sta, secondo me, nella capacità di tessere gli intrichi che avvolgono i Victors, un club esclusivo, e l'antica storia della scuola.
Un'altro punto a favore, sono i brevi, ma efficaci POV delle altre ragazze, che come Liv sono morte all'interno del campus.
Ognuna di loro, in poche pagine acquista una "solidità" psicologica e caratteriale, che si mantiene nelle poche battute o nei pensieri di Olivia.
Il racconto in se, alla fine mi è apparso quasi scontato, o comunque molto più prevedibile di quanto appaia, ma le mie aspettative su quest'opera non sono crollate, anzi. La scrittrice, nel corso del romanzo, mi ha portato a dubitare di chiunque. Inizialmente degli amici, poi del grande amore, poi dei fantasmi etc.
Insomma una parte di me, sapeva come si sarebbe concluso, o almeno lo ipotizzava, dopo pochi indizi, ma le parole cariche di fascino e di mistero hanno più volte deviato i miei sospetti...
Arriva quindi, per questo romanzo, un giudizio così positivo, non tanto per quanto riguarda la trama, ma per lo stile e il metodo di scrittura della Talkington.
"Lui mi sedeva vicino, lavorando al proprio disegno. Nel silenzio più totale. Eravamo insieme, creavamo. Eravamo Alfred Stieglitz e Georgia O'Keeffe. Jackson Pollock e Lee Krasner. Diego River e Frida Kahlo. Senza ribellione e abuso di droghe."
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