Recensione de 'La venticinquesima ora' di Spike Lee
Questa settimana è stata folle: mi sono trasferita in una nuova città dove ho iniziato gli studi e chi se l'aspettava che già dalla prima settimana da universitaria mi sarei dovuta giostrare tra pulizie drastiche, mobili avariati, frigoriferi non funzionanti e docce fredde (esatto, la caldaia ancora non funziona...). Ho conosciuto diverse persone nuove e ho scoperto di poter essere più socievole, o forse semplicemente più bisognosa di compagnia, di quanto mi immaginassi. Insomma, sono cresciuta più in questa settimana che in diciotto anni!Ovviamente tutte queste chiacchiere da pigiama party non vi interesseranno granchè, ci sta, ma volevo giustificare il fatto di non essere riuscita a concludere la lettura di questa settimana: trovare il tempo di leggere è stato un vero lusso! Dunque ho deciso di recensire un film che mi ha colpito particolarmente (di cui lessi anche il libro, ugualmente fantastico a mio parere): il film di questa settimana è 'La venticinquesima ora' di Spike Lee, tratto dall'omonimo libro di Daniel Benioff.
La trama: Montgomery Brogan è un ex spacciatore, a causa di una soffiata anonima alla polizia viene scoperto e condannato a sette anni di carcere; il film è incentrato sulle sue ultime ventiquattro ore da uomo libero, nelle quali dovrà chiarirsi e salutare il padre, la fidanzata e gli amici di vecchia data; dovrà anche fare i conti con le sue scelte sbagliate, con la sua avidità e con la sua ingenuità. Il film, sulla scia del libro, è anche una vera e propria celebrazione della città di New York, essa è protagonista tanto quanto Monty (interpretato da Edward Norton, che io letteralmente adoro): un esempio? La famosa scena del 'Fuck you', Monty si guarda allo specchio e comincia a mandare a quel paese ogni singolo aspetto, ogni etnia, ogni abitudine di quella multicromatica città, finchè non arriva all' amara consapevolezza che l'unico meritevole di insulti, il vero colpevole di tutta la vicenda, è solamente sè stesso.
Inoltre, due curiosità: il film è stato il primo a inquadrare Ground Zero, mentre il libro, scritto prima dell' 11 settembre, contiene una frase che fa riferimento proprio a un bombardamento e ad una città che brucia; ebbene, da qualcuno è stato considerato una sorta di premonizione di ciò che poi è successo. La colonna sonora è composta da Terence Blanchard, perciò ha un carattere suggestivamente blues che si sposa davvero a perfezione con l'atmosfera e il contesto malinconico ma mai tragico. E il finale... Dico solo che è stato uno dei pochi film ad avermi lasciato senza fiato. Non è il solito film di Spike Lee, è tranquillo, silenzioso, ti porta a riflettere insieme a Monty su quanto sia stato scemo a non godersi di più tutto ciò che già possedeva, su quanto sia facile cadere in errore se ci chiudiamo al dialogo.
Perciò non aspettatevi un film movimentato, ricco di sottofondi musicali coinvolgenti ma senza valore, tutto in questo lungometraggio è calcolato e ben bilanciato; a qualcuno per questo potrà anche sembrare noioso, ma io ho trovato bella e suggestiva ogni singola scena. Detto ciò, concludo aggiungendo che è anche uno dei pochi film che si mantengono fedeli al libro, che consiglio a tutti perchè è davvero scorrevole e ben costruito. A questo film assegno il massimo riconoscimento, me ne sono innamorata!
- Papavero Blu
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