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Recensione "What If It's Us" by Becky Albertalli & Adam Silvera


What If It's Us è un romanzo americano young adult di 433 pagine, ancora inedito in Italia.
Il motivo per cui il pubblico (statunitense quanto internazionale) ne ha atteso trepidante l'uscita è sicuramente la presenza dei due nomi in copertina. Il libro, infatti, è stato scritto a quattro mani da due autori più che affermati nel genere: Becky Albertalli (Simon vs the Homo Sapiens Agenda) e Adam Silvera (More Happy Than Not, They Both Die at the End). Il che, lo ammetto, è anche la ragione per cui il titolo mi è saltato all'occhio; ma a convincermi a comprarlo sono state la trama e la bella copertina.

Arthur è a New York solo per l'estate, ma se Broadway gli ha insegnato qualcosa è che l'universo può regalare un amore sensazionale quando meno lo si aspetta.
Ben crede che l'universo dovrebbe restare fuori dai suoi affari. Perché se l'universo fosse dalla sua parte, lui non si troverebbe davanti all'ufficio postale con tutti i ricordi del suo ex in una scatola.
Ma quando Arthur e Ben si incontrano all'ufficio postale, che cosa ha in mente l'universo per loro?
Forse niente. Alla fine, vengono separati.
Forse tutto. Alla fine, riescono a ritrovarsi.
Ma cosa succede se riescono a cavarsela dopo un primo appuntamento... un secondo primo appuntamento... un terzo? Che succede se Arthur prova davvero a far funzionare le cose... e Ben non ci prova abbastanza?
E se la vita reale non fosse come uno show di Broadway? E se lo fosse?
E se neanche loro riuscissero a decidere se l'universo li stia spingendo insieme o separando?

C'è un pensiero che Arthur fa nelle prime pagine del romanzo:
Credo nell'amore a prima vista. Il fato, l'universo e tutto il resto. Ma non nel modo in cui pensate. Non intendo il le nostre anime sono state separate e tu sei la mia metà sempre e per sempre. Penso solo che ognuno sia destinato a incontrare alcune persone. Credo che l'universo le spinga sul tuo cammino.
Ecco, questo è il momento in cui ho capito che sarei entrata in sintonia con Arthur, che avrei adorato il libro, quale sarebbe stato lo spirito della storia e che avrei amato la sua chiave di lettura. Anche io, come Arthur, la penso esattamente così.

Non credo ci sia bisogno di approfondire eccessivamente gli aspetti tecnici del romanzo. Entrambi gli autori hanno già dimostrato la propria bravura con i rispettivi bestseller.
Non ci stupiamo, perciò, dello stile fluido, della scrittura che cattura e indaga, a volte scavando in profondità, altre sfiorando leggermente. Non ci stupiamo dell'abilità nel muoversi nel genere a tutti e due fin troppo familiare; abilità che permette al romanzo di seguire il giusto tempo e occupare il giusto spazio, di presentare e indagare due protagonisti che si alternano nella narrazione in prima persona e che è impossibile non amare né non entrarci in sintonia.
Non ci stupiamo se anche il contesto e i personaggi secondari sono ben strutturati, complessi e vivi, ognuno con le proprie dinamiche. Non ci stupiamo neanche che l'aspetto romantico sia il principale, nel libro, ma che con e grazie a i pensieri, le azioni, le emozioni e le scelte dei molti personaggi ci interroghiamo su tantissimi altri temi diversi, crescendo insieme a loro.
Non ci stupiamo perché è come se due dei nostri autori preferiti avessero deciso di scrivere insieme una storia, creando un romanzo bello e buono in un milione di modi, raccontandocelo in modo spesso ironico e pieno di fantastiche citazioni nerd (che non guastano mai).

Inutile dirlo: ho amato questo libro, adorandolo alla follia fin dalla prima pagina. E l'ho fatto per ogni sua sfumatura, e perché sono riuscita a sentirlo mio già anche solo per il suo cardine principale, la chiave di tutto: quanto di ciò che abbiamo è solo un dono dell'universo? Quanto invece lo scegliamo e costruiamo noi? Siamo destinati a qualcosa? O possiamo solo scegliere ogni passo, dopo che ci viene donata un'opportunità?

Sì, ho adorato questo romanzo. Finché non sono arrivata alla sua conclusione. Perché, sì, sono una dei non pochi lettori che non hanno apprezzato la fine (ed è proprio questo il motivo per cui non darò al libro il punteggio massimo).

In What If It's Us Becky Albertalli e Adam Silvera hanno unito i loro stili in modo che si completassero a vicenda, apportando ognuno le proprie abilità. E questo l'ha reso un testo scritto davvero bene. Eppure è anche come se entrambi avessero dovuto modellare la storia in modo da rispettare le caratteristiche proprie e distinte di ogni autore. Non è un caso se il finale del libro viene definito (anche dagli scrittori stessi): un finale da Becky Albertalli e Adam Silvera. Eppure si è percepito come questo abbia forzato la conclusione del romanzo.

Sì, è vero, le ultime righe dell'epilogo sono perfette come parole finali di questo libro; eppure credo che potevano essere scritte anche se la trama fosse andata in un'altra direzione (che sarebbe risultata ben più logica). Invece è come se l'ultimo capitolo e l'epilogo stesso fossero stati scritti in questo modo più per rientrare nelle firme degli autori che perché avesse senso portare la storia su quella strada. Può sembrare una piccolezza, ma non la perdono (e non sono l'unica).

La conclusione è l'unico rimpianto che ho su What If It's Us; che per tutto il resto rimane un libro che ho amato alla follia, e un romanzo che mi ha parlato al cuore in mille modi, facendomi ridere, piangere, interrogare, crescere, innamorare.
Forse, come lettrice, continuerò a illudermi che l'ultimo capitolo e l'epilogo non esistano, che la fine sia un'altra. Ma so che porterò What If It's Us nel cuore ancora per un (bel) po'.
Buona lettura!





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