Recensione "Warm Bodies" by Isaac Marion
Che cosa è rimasto di noi?
Nessun paese, nessuna cultura, nessuna guerra e nemmeno nessuna pace.
Qual è allora la nostra essenza?
Che cos'è che continua ad agitarsi nelle nostre ossa quando tutto il resto è stato strappato via?
R è uno zombie in piena crisi esistenziale: non ha ricordi, né identità, tantomeno battito cardiaco, eppure è diverso dai suoi compagni Morti. Come loro, per sopravvivere ha bisogno di nutrirsi di esseri umani, ma non lascia che la sua non-vita si riduca a questo o al vagare senza scopo tra le rovine di un aeroporto abbandonato. Eppure, come gli altri zombie, resta un corpo morto senza fine né significato. Finché non incontra Julie.
Julie: un'esplosione di colori nel mondo grigio e monotono di R. Julie, che è Viva, determinata e impara a non avere paura di lui. E R non vuole mangiarla, vuole proteggerla e starle vicino; perché ogni momento passato con lei è un'iniezione di vita: il suo corpo inizia a cambiare, la mente a trattenere i ricordi...
Ma il loro legame, così singolare, è oltre ogni regola. In un mondo distrutto dalla piaga dei non-morti, chi accetterebbe l'amore tra uno zombie e una ragazza?
Il mondo torna lentamente a muoversi, e Julie e R dovranno lottare per restituire i colori a un paesaggio che guerre, desolazione e morte hanno reso grigio e vuoto. Molti, nell'ombra, sono disposti a tutto pur di fermare il cambiamento.
Warm Bodies è il romanzo d'esordio di Isaac Marion, in equilibrio tra urban fantasy e young adult. Sono venuta a contatto con la sua storia grazie all'omonimo adattamento cinematografico, realizzato nel 2013. Quando eravamo ancora reduci dall'era Twilight, ho premuto play al dvd nel pieno di una serata trash con le amiche, ed eravamo convinte di aver trovato la perla delle pellicole banali e mal recitate. Ovviamente ne siamo uscite umiliate e a occhi bassi. Allora perché con il romanzo ho commesso lo stesso errore?
Quando ho preso in mano il libro, dopo 5 anni di curiosità e attesa, mi aspettavo una lettura sì piacevole, ma molto tranquilla, poco impegnativa e assolutamente leggera. Insomma, uno di quei guilty pleasures da nascondere freneticamente agli amici con la spocchia letteraria. Inutile a dirlo: ho commesso, nuovamente, un errore madornale.
Non è solo per i personaggi ben strutturati, sempre coerenti, sensati, approfonditi a meraviglia, dalla forte carica simbolica e capaci di una crescita enorme e graduale, sviluppata secondo dopo secondo con i giusti tempi. Non è solo per la trama, semplice solo in apparenza, ricchissima anche se non particolarmente carica; né per il ritmo, che è un capolavoro, tra la lentezza annoiata ed esasperata degli zombie e la frenesia dei pensieri di R. E non è neanche solo per la penna di Isaac Marion, che è davvero stupefacente per un esordiente: capace di essere leggera e profonda allo stesso tempo, di scrivere contenuti belli in uno stile bello.
Ciò che di Warm Bodies stupisce, colpisce, cattura e fa ricredere è il significato: l'andare oltre.
Isaac Marion racconta una storia di zombie, e riesce ad andare oltre parlandoci di vita, di morte, di scelte, di buio e di luce. Quello che non solo io ho adorato del romanzo (come del film) è che la storia vive costantemente su due livelli. Il primo è quello delle azioni, dei personaggi, delle loro decisioni e delle conseguenze, degli eventi che si susseguono uno all'altro. È un piano coinvolgente, dalle tinte dark, a tratti anche divertente, e un forte omaggio a Shakespeare (Romeo e Giulietta) come all'horror degli anni '70.
E poi il secondo livello: quello dei pensieri di R, che ci mostra e racconta l'intera trama vivendola attraverso i suoi occhi. Quello di R è un piano riflessivo, a tratti filosofico, perché il personaggio stesso è un pensatore. Il suo corpo è morto, non è in grado di provare emozioni, ma la decomposizione non l'ha ancora privato della mente, ed è a essa che R si aggrappa testardamente e disperatamente, è attraverso questa che può ancora, in un certo, limitato, modo, vivere.
Adoro quanto il libro riesca a riflettere e a farci riflettere. Adoro quanto riesca a spaziare e come poi riesca a farci tornare sempre al punto nodale: quando iniziamo a morire? Quando possiamo definirci morti? Cosa ci rende vivi?
Adoro come il finale resti un po' aperto in questo senso e che non venga mai data una risposta unica e universale. Perché ognuno ha il suo modo di essere e sentirsi vivo, così come possono essere infinite le ragioni che ci portano a morire.
Warm Bodies può essere letto come un libro auto conclusivo e a sé stante, ma in realtà è il primo di una saga. La sua vicenda editoriale è molto interessante. Nasce dal racconto breve I am a zombie filled with love, scritto e postato online da Isaac Marion, e giunto agli occhi del suo futuro editore grazie al grande successo del passaparola. È stato proprio l'editore a chiedere a Marion di farne un romanzo.
Nel 2013 ne è stato pubblicato, in formato ebook, un prequel: The New Hunger, arrivato in Italia anche in cartaceo. Nel 2012, invece, l'autore ha annunciato un sequel di Warm Bodies; tre anni dopo, però, si è corretto, dicendo che il progetto è cresciuto così tanto da costringerlo a scrivere ben due volumi. Il primo, The Burning World è uscito in libreria nel febbraio 2017, ma non è ancora arrivato nel nostro paese.
Sarò sincera: già dalle prime righe (e dal film) mi sono follemente innamorata di questa storia; e più continuo ad approfondirla, più l'adoro. Warm Bodies contiene un mondo da esplorare, da cui lasciarsi avvolgere: un mondo che ha tanto da regalare. Ma è anche, e soprattutto, un libro che non è solo bello di per se stesso, ma è bello leggerlo, e per questo impossibile staccarsene e doloroso lasciarlo andare.
Perciò non fate come me, non siate sciocchi. Non sottovalutatelo. Non lasciatevelo sfuggire.
Buona lettura!
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