Recensione: A discovery of witches/ Il libro della vita e della morte di Deborah Harkness
Ogni anno ci sono temi più ricorrenti di altri, a questo
toccano le streghe. Tra il reboot di Streghe (Charmed), quello di Sabrina in
chiave horror (dal 26 ottobre su Netflix) e A discovery of witches, ci sono
streghe per ogni gusto.
Ma partiamo proprio dall’ultimo titolo. Mi sono avvicinata a
questo grazie, appunto, alla serie tv,
dove una bravissima Theresa Palmer
interpreta Diana Bishop, docente di Yale, ricercatrice di Oxford, che proprio
in questa città si imbatte in uno strano manoscritto. L’Ashmole 782 è un tomo
alchemico che si credeva essere andato perduto da tempo, in grado di raccontare
come streghe, vampiri e demoni siano venuti al mondo. Queste tre categorie,
assieme agli umani, costituiscono la parte fantasy della storia. Diana è una
strega, con una lunga e antica discendenza alle spalle, che non se la cava per
nulla bene con le magie, e che con la scoperta dell’Ashmole attira su di sé l’attenzione
di tutte le creature.
Il primo a raggiungerla è Matthew de Clairmont (Matthew
Goode), tra le tante cose un professore di biochimica, oltre che vampiro. Inizialmente
anche lui alla ricerca del libro, finisce per innamorarsi di Diana dando vita a
una serie infinita di problemi.
Per tante cose la serie può ricordare effettivamente
Twilight, come si legge in giro. Atmosfere, cacce al cervo etc. sono tutti
elementi che abbiamo già incontrato, ma la recitazione, la sceneggiatura e la
storia sono ben strutturate. Vengono a presentarsi parti maggiormente noiose
quando incappiamo nella Congregazione, un’istituzione costituita da: 3 demoni,
3 streghe e 3 vampiri, che si impone di far rispettare la pace tra le creature
e il patto che vige, ovvero che relazioni tra due di questi differenti esseri
(es. un vampiro e una strega) non possono sussistere.
Quando mi sono ritrovata a leggere il libro da cui è tratta
la serie (Il libro della vita e della morte) ero un attimo spaventata di
imbattermi, per l’appunto in questa Congregazione e abbandonare la lettura,
invece, si tratta di un aggiunta della serie. Il libro (o meglio la trilogia)
segue il racconto tutto dal punto di vista di Diana, che quindi non essendo
nella Congregazione viene solo a conoscenza di esiti o conversazioni. Per il
resto le storie si assomigliano abbastanza. Seppur la serie sia girata bene, il
libro pone maggior riguardo verso alchimia ed eventi storici che mi hanno
affascinata, trasportandomi in differenti epoche. È difficile, d’altro canto,
riuscire a stare al passo coi personaggi.
2° volume della saga |
Il primo volume della trilogia vede principalmente Matthew e
Diana, quasi per tutto il tempo, ma nel secondo incontriamo talmente tanti
personaggi che questi compaiono anche in una lista infinita a fondo libro. A
volte in più sembra quasi che l’autrice se li dimentichi, non riuscendo a stare
al passo con tutti. Questa dinamica è ancora più presente nel terzo volume,
quando abbiamo la creazione delle differenti fazioni e abbiamo quindi l’accorrere
verso i
nostri beniamini o nemici, di troppa gente.
C’è da dire che avrei potuto aspettare la serie, ma ero
troppo curiosa di quanto sarebbe accaduto. In 8 episodi comunque credo che
riusciranno appena a coprire il primo romanzo. Il secondo, che tratta un
viaggio nel tempo, è troppo complesso per essere racchiuso in un episodio o due, a meno che non lo si stravolga del tutto, ma tanto varrebbe saltarlo a quel punto...anche se verrebbero a crearsi diversi problemi di trama.
Tornando, invece, al fattore magico che riscontriamo già all'inizio
delle vicende, Diana dovrà cominciare a darsi da fare con il suo potenziale per
proteggersi da tutti quelli che vogliono mettere le mani sull’Ashmole. Le doti
di strega di Diana saranno uno dei temi principali nella storia, mettendo in secondo piano la storia d'amore.
3° volume della saga |
Quanto scrittura, il libro, non è pesante, ma si perde molto
nelle descrizioni dei personaggi. Tolti protagonisti, non mi occorre sapere la
tonalità degli occhi di ognuno o le marche che indossano. Diventa un poco
prolisso in questi casi, mentre riesce a dare una buonissima descrizione degli ambienti ed epoche.
Di originale, o meglio che ancora non avevo mai visto,
abbiamo un vampiro che compirà un viaggio nel tempo, essenzialmente. Per il
resto, non c’è stato davvero nulla che abbia saputo sorprendermi dopo tutti le
storie uscite sulle suddette figure. Ovviamente ci sono elementi che cambiano,
come il modo in cui possono essere uccisi o le proprietà genetiche del loro
sangue, ma alla fine i punti che riguardano le figure fantasy non acquisiscono nuovi stravolgenti connotazioni.
Quello che davvero stupisce nel romanzo, ma si perde quasi del tutto almeno per adesso nella serie, è la quantità di informazioni ad esempio sull'alchimia, i vini, l'età elisabettiana e la poesia, che fanno facilmente intuire la vasta conoscenza dell'autrice in tali ambiti, riuscendo a rendere ricchissima e quanto più veritiera la sua storia. Credo sia proprio questo punto a differenziarla da libri come Twilight, portandola a divenire un racconto storico - fantasy, dove la prima parte non viene surclassata dalla seconda o viceversa, ma si ha un buon bilanciamento.
Si parla già di una serie di libri successiva, che vedrà come protagonista il figlio vampiro di Matthew, Marcus, suo collega di laboratorio.
Trilogia libri (All souls trilogy) di Debora Harkness:
Serie (ep visti 5/8)
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