Recensione "La gemella sbagliata" by Ann Morgan


Doveva essere solo un gioco

Ho comprato la mia copia de La gemella sbagliata a fine inverno 2017, incuriosita dalla grande campagna marketing che ne aveva portato la copertina ovunque. Da allora ha stazionato in attesa nella mia libreria di libri da leggere (sì, avete letto bene, libreria. La dura vita dei lettori compulsivi e bibliomani!) per mesi e mesi, prima che rientrassi nel mood giusto per leggerlo. Che per tutto questo tempo sia riuscita a scansarne gli spoiler è evidentemente un mezzo miracolo.

Helen ed Ellie sono gemelle. Identiche. Almeno così le vedono gli altri. Ma le due bambine sanno che non è così: Helen è la leader, Ellie la spalla. Helen decide, Ellie obbedisce. Helen pretende, Ellie accetta. Hellen inventa i giochi, Ellie partecipa. Finché Helen ne inventa uno un po' troppo pericoloso: scambiarsi le parti. Solo per un giorno. Dai vestiti alla pettinatura e ai modi di fare.
Ed ecco che Ellie, con la treccia di Helen, comincia a spadroneggiare, mentre Helen si finge la sottomessa e spaventata Ellie. È divertente, le due bambine ridono da matte. Ci cascano tutti, perfino la mamma. Ma alla sera, quando il gioco dovrebbe essere finito e Helen pretende di ritornare se stessa, Ellie per la prima volta dice di no. Ormai è lei la leader. E non tornerà indietro. Anche se continuare il gioco significa condannare la vera Helen a vivere un incubo senza fine.

Se avete chiesto in giro o letto già altre recensioni, sapete già che da questo romanzo di 396 pagine sono nati pareri molto discordanti. Ho sentito più volte dire che La gemella sbagliata è uno di quei libri che o si amano o si odiano; e credo di saperne il perché. Ma, ovviamente, ne parlerò solo alla fine.

La gemella sbagliata è il testo che segna l'esordio nella narrativa di Ann Morgan, firma freelance per il Guardian, l'Indipendent e il Financial Times, blogger di successo e già autrice del libro Reading the World: Confessions of a Literary Explorer. Non c'è molto da stupirsi, perciò, nel constatare che la sua è una buona penna. Eppure non bisogna dimenticare che ogni genere ha le sue strutture, le sue tecniche e richiede specifiche abilità. Il che significa che non per forza un buon giornalista è un buon narratore, e così via. In fondo, da questo punto di vista, La gemella sbagliata resta pur sempre un esordio.
Ma Ann Morgan se la cava più che bene, presentandoci personaggi coerenti e ben più complessi di quanto appaiono, una trama strutturata e ben costruita e un romanzo scritto bene. Ma allora perché divide il suo pubblico, deludendone una buona fetta?

Credo (anch'io) che il suo sia un problema di genere. La gemella sbagliata viene presentato e catalogato come un thriller, ma sconfina e si sedimenta nell'introspezione psicologica. Non c'è un mistero da risolvere, non c'è una suspance o un clima da thriller; ma tra passato e presente ci immergiamo sempre più nella psiche della vera Helen e, di riflesso, in quella dei personaggi intorno a lei. Ed è questa la bellezza e la sfortuna del libro. Perché La gemella sbagliata è un'analisi psicologica perfetta, intrigante, che porta il lettore a immedesimarsi e a riflettere. Ma se già dalla copertina il pubblico è portato ad aspettarsi un thriller classico, allora ovviamente non può che restarne deluso.

Per mia fortuna apprezzo molto le introspezioni psicologiche. E ho avuto l'altrettanta fortuna di scorrere qualche recensione prima della lettura, perciò sapevo a cosa andavo incontro. Quindi sì, rientro nella metà del pubblico che ha apprezzato il romanzo, ma capisco benissimo chi non l'ha fatto.

Proprio per questo termino la mia recensione con un consiglio: leggete La gemella sbagliata, dategli un'opportunità. Ma solo se già in partenza avete un'idea di cosa aspettarvi e sapete a cosa state andando in contro.
Delusi?





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