Recensione: Tredici, Stagione 1 - Serie Originale Netflix
"Welcome to your tape."
-Hannah Baker
Trama:
Hannah Baker, una studentessa del liceo Liberty High School, si è suicidata tagliandosi le vene. In molti sono sconvolti dalla sua scomparsa, soprattutto Clay Jensen, da sempre innamorato di lei.
Hannah non ha mai detto nulla a nessuno. Perché si è uccisa? Perché non ha parlato con qualcuno?
Clay avrà le risposte che cerca il giorno in cui, dinanzi casa, troverà delle cassette incise dalla ragazza prima di morire.
Recensione:
Come avete letto dal titolo, quello che recensisco oggi non è il libro di Jay Asher -che ancora devo leggere, giusto per capire le differenze e la struttura narrativa intrapresa dal narratore-, ma la serie targata Netflix. Ci sono parecchi motivi per cui questa serie ha fatto boom fin dall'inizio, ma il principale è sicuramente la partecipazione di tante persone famose tra i ragazzi. Il che, marketing parlando, è stato più che giusto. In realtà anche la produzione in generale è stata abbastanza curata: da un punto di vista registico non ho notato niente di eccessivamente brutto, rispetto a molti teendrama non è malaccio; la sceneggiatura è a tratti un po' irrealistica, però in fin dei conti è una serie per adolescenti ed è -in parte- perdonabile; gli attori non sono tutti bravissimi, ma quelli che più ci interessano lo sono e va benissimo così. Insomma, hanno messo su un progetto carino che poteva di certo essere realizzato meglio. Quello che più mi interessava, comunque, era il tema principale: il suicidio. Fare una serie per adolescenti che tratta un argomento così spinoso non è semplice ed è facile far casini. L'errore più grave sarebbe "romanticizzare" un gesto definitivo come quello, cosa che in Tredici non succede -anche se alcuni genitori la pensano diversamente-. Devo dire che il tema è stato affrontato con molta delicatezza e le scene inerenti al suicidio di Hannah mostrano un gran rispetto per coloro che hanno subito un dolore simile.
Detto questo, vorrei parlarvi dell'anello debole di questa stagione: l'irrealismo. Mi preme sottolineare solo uno dei tanti dettagli di cui vi vorrei parlare perché altrimenti farei spoiler e non mi sembra il caso.
Il libro di Asher, da quel che so -verificherò al più presto-, non è ambientato ai giorni nostri. Cioè, sì, dico che non è ambientato proprio nel 2017, ecco. La serie, invece, è ambientata nel 2017. Hannah Baker è una ragazza nata in un periodo in cui non si usano più le cassette e cose così, quindi come cavolo le è venuto in mente di utilizzare proprio quelle, tra tutti gli strumenti tecnologici a sua disposizione? Fossi negli sceneggiatori avrei usato una semplicissima soluzione: avrei ambientato la storia prima del 2017. Non è complicato, no? A quanto pare sì.
Da persona che ha subito bullismo per molto tempo, ammetto che la sua rappresentazione è convincente. Mi piace il fatto che Hannah non venga rappresentata come l'angelo idilliaco che ha sempre ragione e non esagera mai. Clay stesso, che la ama profondamente, arriva ad ammettere che su certe cose sbaglia.
Che devo dirvi di più? Consiglio la visione a tutti, nella speranze che possiate comprendere la potenza che le vostre azioni possono avere nella vita altrui. Suggerisco la serie soprattutto ai ragazzi, ma la visione deve essere accompagnata dall'assistenza di un adulto.
E ricordatevi: se avete un problema che vi affligge, come quelli che aveva Hannah, parlatene. Con chiunque, basta che lo facciate. L'aiuto c'è e non bisogna vergognarsi nel cercarlo.
Siete importanti. Magari non ve lo sentite dire spesso, ma lo siete. E il suicidio non è una risposta, non è una soluzione. Si tratta di qualcosa di estremamente definitivo, da cui non si può tornare più indietro. Fidatevi di chi ci è passata: ci sono tanti motivi per cui rimanere in vita.
Se sentite il bisogno di parlare con qualcuno, ma provate imbarazzo ad affrontare l'argomento con i vostri genitori, qui potete trovare aiuto: https://13reasonswhy.info/?country=31
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