Recensione: La mia vita da Zucchina - Libro e Film

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"È da quando sono molto piccolo che voglio uccidere il cielo, per colpa della mamma che mi dice sempre: -Il cielo, Zucchina mia, è grande per ricordarci che noi, qua sotto, non siamo un granché [...]"
 - Icaro, detto "Zucchina"


Trama: 
Il piccolo Icaro, soprannominato "Zucchina", vive con la madre, depressa perché abbandonata dal suo compagno per un'altra. La donna passa tutto il suo tempo a guardare il televisore bevendo birra e non prendendosi cura di suo figlio. Un giorno, per errore, Zucchina uccide la madre e viene affidato alle cure di un orfanotrofio. Qui, il bambino imparerà per la prima volta cosa voglia dire essere amato.

Recensione: 
Questa recensione verrà divisa in due parti: la prima si occuperà di analizzare l'opera di Gilles Paris, la seconda sarà dedicata prettamente all'adattamento cinematografico di Claude Barras.
Premetto che entrambe le versioni sono vincenti, pur essendo un po' diverse.

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Il libro

Io adoro la letteratura per i più piccoli. Personalmente, penso che sia meglio selezionata rispetto a quella per i grandi. È un reparto che in libreria visito più che volentieri. Ecco, è così che ho conosciuto La mia vita da Zucchina. Una cover così colorata come quella non potevo mica ignorarla... e poi, dai, ammetterete pure voi che quel titolo è buffissimo!
Mi andava tanto di leggere qualcosa di divertente.
Sicuramente mi farò grasse risate, mi sono detta.
Sì, certo.
Finito il libro, ero in lacrime come quando ho letto I ragazzi della via Pál, di Ferenc Monlár.  La storia di Zucchina non andrebbe affatto letta da bambini, è più straziante di molti prodotti pensati per adulti. Per me Gilles Paris non pensava a quel target, o se lo ha fatto non ha centrato l'obiettivo; fatto sta che quel reparto non è consono al contenuto della storia. Se siete dei genitori in cerca di un regalo letterario per i figli, vi consiglio di aspettare almeno la pubertà. La storia sarà pure raccontata da Zucchina, ma fidatevi, potrebbe urtare la sensibilità dei piccoli. La mia vita da Zucchina è una favola malinconica che affronta tematiche come la dipendenza, la sessualità, l'adozione, l'amore, la depressione, l'abbandono, il suicidio, lo stupro, la pedofilia... insomma, cose che vanno digerite da stomaci forti.
La cosa che ho più apprezzato è il realismo. Io avevo costantemente la sensazione che a parlarmi fosse un bambino e non Gilles Paris. Non troverete un linguaggio bislacco o aulico, però vi assicuro che per fare una cosa simile bisogna avere un talento unico. Solo i più bravi possono farcela e, a quanto pare, il buon Gilles Paris fa parte di questa categoria esclusiva.
Le storie degli altri orfani sono più che credibili. Non tutti sono lì perché i genitori sono morti, dietro ad alcuni ci sono storie di abusi o di scarse possibilità economiche.
Forse l'unico difetto che mi sento di attribuire al testo è la lentezza. Ci sono momenti in cui accade un po' di tutto, altri in cui ti commuovi, sì, ma ai fini della trama non serve a molto.
Ve lo consiglio caldamente.




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Il film 

Con un budget di 8 milioni di bei dollaroni, purtroppo quel che si sono dimenticati di finanziare è il punto focale di ogni prodotto cinematografico: una buona distribuzione. Vi parlo da catanese: non fosse stato per l'Arena Argentina, famoso cinema all'aperto di Catania, non avrei avuto la possibilità di vedere il film legalmente -no, non c'è nemmeno su Netflix-. Introvabile. Se è arrivato in qualche sala, e io sono un tipo che bazzica un po' tutti i cinema della mia città, ci sarà rimasto più o meno cinque minuti. Da quel che ho capito non è un problema solo mio, ma di tanti altri che volevano effettivamente vedere il film al cinema, ma non hanno potuto. Ragazzi, potete metterci tutto l'impegno del mondo dietro un film -fidatevi, si vede molto da ogni inquadratura che è costato fatica e dedizione anche solo per la tecnica usata-, però dovete lavorare anche su altri aspetti che garantiscono la riuscita del lavoro. Non è che intanto lo fate e poi si pensa. Io non ho mai lavorato dietro la telecamera, ma immagino che sia vitale ritagliare un po' del budget per queste cose, no?
Detto ciò, a me il film è piaciuto moltissimo. Non è fedele al libro al cento per cento, però ne coglie le atmosfere e le principali tematiche. Forse certi cambiamenti sono fatti per rendere la visione fruibile anche per i bambini, ma non so fino a che punto. Per esempio: decidete che la mamma di Zucchina morirà in un altro modo... eh, ok, capisco. Un paio di minuti dopo, gli orfani parlano di sesso, di abusi su minori e simili. Allora: se ritenete che i bambini possano sopportare dei discorsi simili -per me no-, dovete ritenerli maturi anche per cose come le pistole.
Per me è promosso a pieni voti, avrei solo voluto vedere lo stesso coraggio che Gilles Paris ha messo nel suo libro.

P.S.: La mia vita da Zucchina era in gara come miglior film d'animazione agli Oscar del 2017. Quell'anno ha vinto Zootropolis. Per me sono due opere bellissime, però sono così distanti che tutt'oggi non so chi avrei scelto. In gara c'era anche Kubo e la spada magica, altra opera che ho adorato alla follia, e Oceania. Non ho mai visto La tartaruga rossa, anche se ho sentito pareri decisamente positivi. Voi che ne pensate? Chi avrebbe dovuto vincere, tra questi, la tanto agognata statuina d'oro?




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