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Le stelle fredde - Guido Piovene

Trama:
Un percorso di crescita nell’animo, un percorso attraversi il proprio Io. Il protagonista del romanzo viene lasciato dalla moglie e decide di trasferirsi in campagna. La fine del matrimonio è in realtà una conseguenza del suo stato di assenza dalla vita, tanto da non ascoltare più nemmeno le voci di coloro che parlano.
In campagna, nella sua vecchia casa accadranno cose inaspettate che lo porteranno finalmente ad avere uno sguardo più limpido su tutto quanto ci circonda.

La mia opinione:
Ammetto che non è un libro semplice, non è unol di quei libri che si può leggere distrattamente giusto per svagarsi un po’. No, questo è un libro che va letto piano, pesando le parole, i personaggi, i dialoghi. Ogni elemento ha un peso, e indica qualche cosa. Si viene assorbiti piano piano da una serie di eventi che appaiono a volte scollegati e confusi. Ma come, non era il romanzo di uno che si stava lasciando con la moglie? No. Non lo è mai stato. È un romanzo di uno che percepisce un distacco con le cose del mondo sempre più profondo, tanto da arrivare a perdere gli affetti: la moglie, il padre.
Se posso permettermi un azzardo paragonerei questo libro alla Divina Commedia. All’inizio il protagonista percepisce un distacco da quanto lo circonda. Piange, ma non prova dolore. Sente i rumori, le voci, ma non le ascolta. Cos’è? Non lo sa. Nulla è chiaro. Vaga nel buio. Ecco, questa parte potrebbe corrispondere all’Inferno dantesco. Poi arriva una guida, Sergio, un giorno per caso, quasi come l’arrivo di Virgilio. E da questo punto si passa in una fase di transizione, nella quale si inserisce la figura del redivivo Dostoevskij. Dostoevskij infatti conduce il protagonista ad una verità, ma è una verità che rimane solo parziale. Solo una parte. Questa parte potrebbe corrispondere al purgatorio.
Infine, i personaggi che hanno “aiutato” il protagonista a giungere alla visione finale piano piano scompariranno. Una volta compiuta la loro “missione”, una volta che non c’è più bisogno di loro e del loro aiuto se ne andranno. Di loro infatti non c’è più bisogno, ora è tutto chiaro. Il protagonista ora ha dato un senso al tutto, all’universo. Ogni mondo, ogni vita, ogni vita proiettata in ogni mondo possibile ha un suo inevitabile senso in relazione al fatto che, comunque vadano le cose, verrà catalogata.
E allora: anche gli odi, le lagrime, le vite inutili e le morti fallite hanno soltanto questo scopo, in cui non falliscono mai; gli assassini, i massacri, l’idiozia, la bassezza, le sofferenze degli amori traditi, accadono per essere fotografati da quell’obiettivo imparziale.


-Iris-

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