Recensione: Raccontami di un giorno perfetto di Jennifer Niven

La fatica che ho fatto per riuscire a trovare questo libro, non è neppure lontanamente paragonabile a quella fatta per approcciarmi, a un qualsiasi tipo di recensione che lo riguardasse. 
Vi è mai capitato di immergervi troppo in un racconto? 
è come se ogni spazio di battitura, non fosse stato lasciato per dare senso alle parole, ma per riempirlo con le proprie esperienze.
Non mi era mai capitato di riuscire a completare un personaggio, a livello emotivo - psicologico, con vicende personali, seppur sia quasi sempre riuscita a immaginarmi luoghi incantati o le voci di abitanti lontani, mi è parso quasi un nuovo livello di piacere, che il libro potesse trasmettere.

È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L'ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d'altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d'auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l'amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l'incanto di una storia d'amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere d'incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare.




"Posso farti una domanda? Secondo te esiste il giorno perfetto?"
"Un giorno perfetto, dall'inizio alla fine. Un giorno in cui  non succede niente di tragico, o di triste o di straordinario. Secondo te esiste?"
"Non lo so."
"Te ne è mai capitato uno?"
"No."
"Nemmeno a me. Ma lo sto cercando" Finch.

Questa storia è narrata dai punti di vista di Finch e di Violet.
Il libro inizia con Finch e il primo pensiero che ho avuto, una volta arrivata a Violet è stato: "è piatta, non sa di nulla". Ma mi sono, a metà libro, completamente ricreduta.
Questi ragazzi si compensano a vicenda.
Il personaggio di Finch è semplicemente fantastico. Riesce a farci tornare al periodo dell'adolescenza con pochi dei suoi pensieri, quando ogni azione, nostra o altrui, pareva venir messa a fuoco da un microscopio ed essere ingigantita così tanto, da perdere un qualche tipo di contesto, con gli eventi che l'avevano generata.
Il suo animo iper sensibile, il suo essere abbandonato completamente a se stesso, mettono le basi alla sua profonda depressione, il grande sonno.
Il grande sonno ci viene quasi da subito presentato come una malattia, o meglio un aspetto, revisionato e un poco romanzato dallo stesso Finch,
Leggendo un pò su internet, ho trovato che in molti non hanno trovato abbastanza approfondita la situazione in cui questo ragazzo grava. Eppure non credo sia così, soprattutto se vi ci si riflette una volta terminato il romanzo.
Durante l'adolescenza, per un motivo o per un altro, banale o meno che sia, è molto più facile cadere in depressione.
Lui lo paragona a cadere nelle sabbie mobili. Ci si può salvare, ma non da soli.
1. Stare alla larga dalle sabbie mobili.
Okay, Troppo tardi, andiamo avanti.
[...]
3. Se siete sprofondati nelle sabbie mobili sbarazzatevi del superfluo. 
Maggiore è il peso, più velocemente sprofonderete. [...] Il mio trasloco nell'armadio segue questa logica; sbarazzarsi del superfluo.
[...]
8. Fate pause frequenti. Tirarsi fuori dalle sabbie mobili è un processo che può richiedere tempo e sforzo, per cui fate una pausa ogni tanto che vi sentite mancare il fiato o la stanchezza vi assale. Tenete sempre la testa alta per guadagnare tempo. Finch.

Finch, inoltre, ricerca ancora una propria identità, una collocazione nel mondo, che lo faccia sentire accettato.
Ogni settimana cambia il proprio look, il proprio atteggiamento e alcune sue abitudini.
é un personaggio che non riusciamo a scorgere per intero, proprio perchè non si è ancora del tutto formato.

"é chiaro: è ora di archiviare la versioe anni '80 di Finch. Primo, la sua foto apparsa sul << Barlett Gossip >> non è affatto lusinghiera. Ha un aspetto spaventosamente sano. Ha un'aria da santerellino, non fuma, non mangia carne e porta il colletto alzato. Secondo, non fa per me. é quel genere di ragazzo che sa come prendere i professori, è bravissimo nei compiti e non si fa nessun problema a guidare la vecchia Saturn della madre. Ma non mi fido di lui sulla questione ragazze. Nello specifico, temo non riuscirebbe a combinare un bel niente con Violet Markey." Finch.

Se Finch è quindi molto popolare per i suoi strani comportamenti, Violet lo è per la sua bellezza, per il fatto di essere una cheerleader ... e per avere perso la sorella in un incidente stradale.
Si sente colpevole della morte della sorella, non riesce più a salire su un auto e a relazionarsi con i suoi vecchi amici.
Dopo aver incontrato Finch, in condizioni alquanto particolari, si ritrova, all'inizio non troppo volentieri, a passare sempre più tempo con lui, diventando l'uno l'ancora dell'altro.
I suoi sogni, che paiono ormai archiviati, torneranno sempre più potenti, a reclamare spazio alle ore quotidiane. Il suo senso di disagio passerà in secondo piano, una volta a contatto con Finch.

Mi fermo davanti alla parete tappezzata di scritte e chiedo: << Che significa tutto questo? >>
<< Sono progetti >> risponde. << Canzoni. Idee. Visioni. >> Butta la mia borsa sul letto e tira fuori qualcosa dal cassetto.
Si tratta per lo più di frammenti, singole parole o frasi decontestualizzate: Fiori notturni. Se lo faccio sembra reale. Lasciamoci  cadere. Una decisione soltanto mia. Obelisco. Oggi è un buon giorno?
Oggi è un buon giorno per cosa?, vorrei chiedere. 
Invece chiedo: << Obelisco? >>
<< é la mia parola preferita. >>
<< Sul serio?  >>
<< Bè, una delle mie preferite. Osservala bene. >> Faccio come dice. << é una parola leale onesta, solida. Unica, originale e in un certo senso occulta, perchè non suona affatto per quello che è. é una parola che ti sorprende e ti fa esclamare: Ah, giusto. Una parola che incute rispetto, ma allo stesso tempo modesta. Non come "monumento" o "torre" >>
Scuote la testa. << Che c*** di presuntuose >>
Non dico nulla. Un tempo amavo le parole ed ero brava a combinarle. Violet.

Attraverso questo libro scorgiamo l'importanza degli amici, ma soprattutto della famiglia.
Finch e Violet sono due anime, che con ben pochi appigli a trattenerli; si ritrovano a lottare, per non cadere nel baratro, sempre pronto ad inghiottirli.
Alla fine del libro, quando avevo ormai allentato la presa dei fazzoletti, ho trovato la nota dell'autrice.
Questo romanzo può considerarsi un "libro salva vita". Un salvagente, o quanto meno un ramoscello a cui aggrapparsi se si cade nelle sabbie mobili.
Quindi... questo libro è stata un'impresa, non da leggere, dato che i pensieri dei due ragazzi a tratti appaiono quasi poesie e lo stile della autrice ti guida verso gli eventi, con una "dolce spietatezza". No, è stato un' impresa da recensire e ancora non so se l'ho fatto nel modo giusto, ma credo che questa storia dovrebbero leggerla tutti i ragazzi, in modo che i loro turbamenti, non ricevano risposte come "è normale, passerà " o "capita a tutti, non pensarci", ma possano con occhio critico realizzare che l'esperienza dell'adolescenza, per quanto venga vissuta in modo differente, può essere davvero paragonata a un giro sulle montagne russe, dove vi sono alti e bassi per tutti.

"...certe volte anche le parole tremende hanno una loro bellezza, dipende da te, da come le leggi." Finch.


Lost Inside My Universe

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