L' agghiacciante caso del gatto nella minestra, di Claudio Vastano - Recensione

L'eclettico scrittore lucchese Claudio Vastano - ormai al suo quinto romanzo - si butta questa volta sul genere giallo con L'agghiacciante caso del gatto nella minestra: nella notoria villa Tooms, una serata di festa viene interrotta dall'omicidio del capostipite della facoltosa famiglia Nardi; un assassino volante, testimonianze incongruenti e un gatto esagitato, questi gli elementi con cui si deve confrontare l'insolito ispettore privato Casper Pestalozzi, chiamato a condurre le indagini.


Non mi sono mai considerata un'amante di questo genere, di solito richiede molta - troppa - attenzione per dettagli che spesso e voltentieri vengono volutamente suggeriti in sordina, per poi svelarne solo alla fine l'importanza madornale. Insomma, è un genere che, per quanto io mi impegni, alla fine mi fa sentire come se del libro avessi letto solo la conclusione. Ma non in questo caso. Vastano è stato molto furbo a scegliere la narrazione in prima persona perchè, in questo modo, gli indizi che sfuggono al protagonista sono gli stessi che sfuggono al lettore, e viceversa per quanto riguarda le intuizioni: il lettore, insomma, non viene mai lasciato indietro, e questo senza intralciare la suspense sempre palpabile. E questo era il primo punto a favore di Vastano, well done! Secondo elemento. Il personaggio di Casper è fantastico, aldilà di alcuni aspetti da cornice non troppo originali - lo spolverino, la generale vita da pezzente, alcuni personaggi stereotipati a costellare la sua vita quotidiana -, ho apprezzato il contenuto, la caratterizzazione di questo impertinente uomo, la sua ironia smitizzante, il vissuto non sempre felice e la sua storia, in fin dei conti, "d'amore". Un personaggio, insomma, non finto, nonostante io me lo sia fin da subito immaginato protagonista in una serie tv; mi chiedo, a parte la laurea in geologia (che gli è servita a descrivere diverse procedure), quanto di sè stesso Vastano abbia messo nell'ispettore... E mi riallaccio a quest'ultimo punto per elogiare un altro aspetto senza il quale, probabilmente, non sarei arrivata a finire il libro: l'ironia. Leggendo sul treno del ritorno ho dovuto nascondere la faccia per non sembrare pazza, ridevo da sola! Ci vuole abilità per far ridere, soprattutto in un giallo, senza far perdere il filo della narrazione che resta, comunque, un'indagine. C'è da dire anche, tuttavia - e qui iniziano le note dolenti -, che verso la fine l'ironia comincia a scadere nel banale, nel superfluo, c'è perchè c'è stata fin dall'inizio e non può mancare, ma non ha più la stessa forza propulsiva originale. Inoltre sono arrivata alla fine senza praticamente riconoscere i colpevoli, ai quali è dedicata una fulminea occhiata al principio e niente più fino alla conclusione; avrei preferito avere una maggiore - ma pur sempre moderata - confidenza con loro (questo per non finire come al solito quando leggo un giallo: vedi sopra).
Nel complesso la scrittura è fluida, ottima la scelta di un lessico semplice - anche nelle occasionali spiegazioni delle procedure scientifiche - e quella di introdurre una cadenza dialettale toscana nei dialoghi. Suggerisco L'agghiacciante caso del gatto nella minestra a tutti coloro che vogliano farsi una lettura interessante ma senza la pretesa di essere complessa, da parte mia faccio un applauso a Claudio Vastano e lo ringrazio per la piacevole compagnia durante i miei viaggi in treno.

- Papavero Blu

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