Recensione: Hellblade - Senua's sacrifice

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"[...] Even in darkness the wonder and beauty of the world never leaves. It's always there, just waiting to be seen again."
                             -Narratrice



Trama: 

Una guerriera pitta di nome Senua affronta un viaggio verso l'Helheim per riportare il suo compagno, Dillion, nel mondo dei vivi.

Recensione:

Hellblade: Senua's sacrifice
è un hack and slash -cioè un videogioco basato principalmente sul combattimento- sviluppato e pubblicato dalla Ninja Theory nel 2017.
Si tratta di un videogioco interessante che affronta molte tematiche:

1) La mitologia norrena e la mitologia celtica:

Vi confesso che in questo campo sono ancora molto ignorante. Ho sempre desiderato approcciarmi alla mitologia norrena e alla mitologia celtica, ma essendo molto impegnata a causa dell'università non ho avuto modo di colmare queste lacune. In Hellblade: Senua's sacrifice gli sviluppatori hanno tenuto conto della possibilità che persone come me potessero approcciarsi al gioco, non capendoci assolutamente nulla dei vari riferimenti ai miti nordici. Hanno, perciò, inserito la figura di Druth,  per raccontare e spiegare cose che altrimenti non capiremmo -su di lui, però, non vi dirò altro-. Tutto molto interessante. L'unico problema è che, a volte, questi racconti -che si attivano trovando le Pietre della Storia- partono in momenti poco opportuni, o non è possibile concentrarsi al cento per cento a causa delle voci che sente Senua -prossimo punto della lista-.
Se trovate tutte le Pietre della Storia, non avrete solo la soddisfazione di aver completato effettivamente il gioco, ma avrete modo di accedere a uno straordinario colpo di scena. Non sono d'accordo con questa scelta, anche perché si tratta di una cosa importante e che andrebbe "detta" a tutti per avere un quadro più chiaro della faccenda.

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2) La psicosi: 

Questo è il tema principale del videogioco. Lo so, lo so: l'ho inserito nel secondo punto e non nel primo, ma credo che sia giusto andare per gradi, dal più evidente al più complesso.
Dopo aver giocato ai primi minuti del gioco, la seconda cosa che scopriamo della storia in cui ci stiamo inoltrando è che la protagonista, Senua, soffre di psicosi, da lei stessa definita darkness, cioè oscurità: sente delle voci nella sua testa, voci a volte incoraggianti, di aiuto; altre volte inquietanti, deleterie, bugiarde.
In realtà, della rappresentazione della psicosi viene fatto presente fin da subito dagli sviluppatori tramite una sorta di disclaimer iniziale, che scoraggia i giocatori affetti dalla stessa malattia -o che ne hanno di simili- dall'affrontare il gioco. 
La psicosi viene rappresentata in modo realistico grazie alla collaborazione di persone che hanno vissuto certi episodi e di esperti nel campo. Giocare con le cuffie vi immergerà di più nell'esperienza che, fidatevi, vi segnerà eccome.
Sicuramente, questo è uno dei punti meglio riusciti di Hellblade: Senua's sacrifice, perché il giocatore viene come ingannato al punto da non riuscire più a distinguere tra illusione e realtà.

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3) L'emarginazione sociale:

Senua dimostra di non essere normale fin da quando era piccola. Le sue visioni hanno portato il padre, Zynbel, druido, a rinchiudere la figlia e la moglie, Galena, guaritrice affetta da psicosi a sua volta.
Nel villaggio, le persone iniziano a pensare che l'oscurità di Senua e Galena sia portatrice di sventura, che entrambe debbano essere allontanate per non attirare l'ira degli dei.
L'unico a vedere la luce in Senua è Dillion, da cui impara a combattere, ad amare e ad avere più fiducia in se stessa; ma la ragazza non riuscirà comunque ad accettarsi. Vuole essere normale, come tutti gli altri, e sbarazzarsi delle voci. 
Le decisioni di Senua e di altri personaggi avranno conseguenze tragiche, che non vi svelo -lo sapete, sacrifico spesso la chiarezza in vista di possibili spoiler-.

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Non è tutto: si parla di padri violenti, di fobie, di tradimenti e tanto altro. Un gioco dalle molte sfumature, insomma.
Adesso passiamo alle considerazioni sul gameplay.
In verità non è così semplice imparare a giocare: non c'è un tutorial, i giocatori sono costretti a imparare da soli e ciò è stato, dal mio punto di vista, molto fastidioso. Ha reso difficile la soluzione degli enigmi e i combattimenti contro i nemici. Per il resto, non c'è molto da dire: è d'intrattenimento, non annoia. Insomma, mi è piaciuto.

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Purtroppo, il gioco presenta alcuni bug -Senua attraversa magicamente alcune porte chiuse- ed è abbastanza difficile di per sé:
-Alcuni enigmi hanno richiesto non poco tempo per la loro soluzione, a mio avviso una quantità esagerata;
-In combattimento capita di ritrovarsi con un numero di nemici eccessivo, soprattutto se tenete conto del fatto che non è possibile non "concentrarsi" su un solo nemico alla volta. Ne viene fuori un casino!

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Dopo il primo combattimento, la Narratrice ci comunica che in questo gioco esiste la Permadeath, cioè la morte permanente: se la "corruzione" del corpo, che compare dopo la prima morte all'altezza della mano, raggiunge la testa, allora hai perso definitivamente e dovrai ricominciare dal principio.
La cosa mi aveva preoccupata molto, anche perché non avendo spiegazioni circa le modalità di combattimento all'inizio sono crepata un sacco di volte. La corruzione, comunque, non aumentava.
Ho scoperto solo dopo che si tratta di un bluff degli sviluppatori: serve a mettere maggiore ansia nel giocatore e solo in alcuni punti del gioco la "corruzione" guadagnerà terreno. Un po' la cosa mi ha delusa, però mi rendo conto che Hellblade: Senua's sacrifice è già difficile così, metti pure la Permadeath e in molti avrebbero mollato subito!

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Se consiglio il gioco? Sì, sì e sì!
Molto bello, davvero. Non perfetto, ma sicuramente meritevole di essere conosciuto.
Do il punteggio massimo perché è stata una bella esperienza, sebbene esistano giochi fatti meglio.


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