Di là del fiume e tra gli alberi - E. Hemingway
DI LA’ DEL FIUME E TRA GLI ALBERI
Un colonnello americano
cinquantenne reduce di due guerre mondiali è follemente innamorato di una
giovanissima nobildonna veneziana. Un'antica ferita di guerra, occorsagli
trent'anni prima nella campagna veneta di Fossalta, si è riacutizzata e mina la
sua salute. Tra l'Hotel Gritti e l'Harry's Bar, tra la laguna e i palazzi della
buona società, il protagonista va incontro alla più difficile delle esperienze
umane, la morte. Con i suoi disperati modi di dire, di fare, di bere, di
distruggersi con dolcezza, l'ufficiale rappresenta l'ennesima maschera dello
stesso Hemingway che, giunto alla maturità, inizia a sentire tutto il peso
della propria vita.
LA MIA OPINIONE
Un libro in cui incontriamo un uomo di
cinquant’anni, ormai al limite della sua vita, che vive ciò che gli capita con
un velo di malinconia, così come l’incontro con Renata, giovane ragazza
veneziana e ultimo vero amore della sua vita.
Il tempo trascorso a Venezia in compagnia
della ragazza è breve, i due mangiano insieme, parlano, e entrambi si dichiarano
il loro amore.
Il libro però non è incentrato su questo, la
storia d’amore è in realtà soltanto un contorno, ciò che lacera un uomo che ha
vissuto la guerra non si può sopire. La guerra è in lui, emerge nei racconti
voluti da Renata, e anche involontariamente, emerge nei suoi modi bruschi, nei
sensi di colpa verso i compagni perduti, e soprattutto nel suo sguardo
disincantato al mondo.
È il secondo libro che leggo di Hamingway. Ho
letto questo, Addio alle armi, e qualche racconto. Finora mi ritrovo in accordo
con l’opinione avuta riguardo a Addio alle armi: troppo distacco. Nonostante la
forza intrinseca alle storie raccontante, non riesco ad immedesimarmi nei
personaggi, a sentire il loro dolore.
Tutt’altra storia i racconti letti, in cui
invece ho trovato una maggiore forza e ardore nella narrazione.
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