Confessione di un assassino - Joseph Roth
CONFESSIONE DI UN ASSASSINO
Un po' di trama e qualche opinione:
Ho preso questo libro totalmente a caso dallo
scaffale di una libreria Adelphi. Non compro mai libri in questo modo. Non mi
aveva colpito il titolo, non mi aveva colpito la quarta di copertina (che
peraltro è di appena una riga e mezzo), non mi aveva colpito l’immagine sul
davanti, e non conoscevo l’autore. Semplicemente, non so perché ma ho deciso di
comprarlo assieme ad altri libri.
Una volta letto posso dire che è il libro che mi ha
scelta.
Il libro è costituito da un racconto di un uomo ad
un altro uomo che avviene all’interno di un bar. La struttura in sé risulta
complessa, infatti ritengo sia complicato mantenere l’attenzione del lettore
per 152 pagine di solo racconto, eppure assolutamente non è così. La storia in
sé non è neanche troppo movimentata, e non vi sono molte descrizioni. Ciò che
rende forte questo libro sono le riflessioni. Un personaggio cui ci si
affeziona fin dalla prima pagina, un colpevole verso il quale non si riescono a
provare sentimenti negativi, per la inconsapevolezza e l’innocenza della
speranza che lo conducono negli abissi di una colpa dalla quale crede di non
potersi più risollevare, tanto da sperare che la guerra lo consegni alla morte.
Ma persino la morte, sembra lo voglia rifiutare. Tanto che il protagonista non
sa più come risollevarsi dagli abissi in cui è caduto. Troppo vile per potersi
uccidere, troppo colpevole per essere accolto dalla morte. O per lo meno è
quello che lui crede: “Avevo offerto il mio sacrificio alla morte, ed essa mi
puniva: me, me soltanto non voleva prendere”.
Un libro che affianca alla trama la grandezza del
pensiero di un uomo che osserva la sua vita da lontano, riflettendo sugli
errori che l’hanno condotto ad un punto tale in cui la menzogna nascondeva
anche a se stesso la propria stessa identità.
-Iris-
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