Recensione "Sense8"
Sense8 è una di quelle serie tv che guardano tutti i tuoi amici o che senti continuamente citare dagli appassionati ma che pensi non sia fatta per te; finché infine, a forza di sentirne parlare, la inizi anche tu, perché forse in fondo un po' di curiosità è venuta anche a te, e mica si può sempre restare fuori dal mondo. Così alla fine, ancora un po' scettica, decidi di dargli una chance.
Sense8 è la storia di otto estranei (Riley, Will, Sun, Capheus, Wolfgang, Kala, Lito e Nomi), provenienti ognuno da una cultura diversa, che vivono in differenti parti del mondo. Dopo essere stati sconvolti dalla stessa visione della morte violenta di una donna, gli otto rinascono come sensates: essere umani uniti da una connessione mentale ed emotiva che permette loro di condividere sensazioni, conoscenze e abilità, e di comunicare a vicenda. Mentre cercano di portare avanti le proprie esistenze e comprendere questa nuova natura, ognuno di loro viene contattato da un altro sensate, Jonas, che cerca di proteggerli da Whispers, capo di un'organizzazione a caccia di sensates.
Nonostante sia un science fiction drama, lo show tratta anche temi che non sono tradizionalmente connessi al genere, come la politica, l'identità, la sessualità, il gender, la famiglia, la società e la religione...
Sense8 è una web tv serie targata Netflix. Fa il suo debutto nella piattaforma nel giugno 2015, dove, come d'usanza, vengono caricati insieme tutti i dodici episodi che compongono la prima stagione. E per fortuna, aggiungerei, perché Sense8 non è uno di quegli show che va visto una puntata alla volta con intervallo settimanale, ma chiede ed esige di essere guardato tutto in una volta e senza interruzioni. E anche questo è un bene, perché come tanti prima di me, se mi fossi basata unicamente sul pilot avrei probabilmente mollato senza pensarci due volte. Perché questa non è una di quelle serie che cercano di andare incontro allo spettatore per farsi piacere subito e catturarlo in pochi minuti. È una di quelle che inizialmente può far confondere o provare addirittura rifiuto, e con cui bisogna insistere, perché poi, superati i primi episodi, rapisce il pubblico, e ne vale davvero la pena.
Ne vale la pena per la grande attenzione ai dettagli, a partire dalla scelta azzeccatissima delle musiche, all'apparenza di ogni personaggio in base alla scena in cui è presente e al suo contesto (mi ha quasi commosso l'accuratezza della trasandatezza di Lito nella scena del suo massimo dolore), fino all'enorme rispetto delle caratteristiche intime e proprie di ogni cultura, etnia e nazione mostrata (e non sono poche). Curatissimi sono anche i cambi e gli scambi tra i diversi personaggi e ambienti, in cui cambia ogni cosa ma lo spettatore non si perde mai, e le diverse vite dei sensates si incastrano perfettamente.
E sono proprio i personaggi un altro aspetto che merita quasi un capitolo a parte: otto figure totalmente diverse, eppure così simili, ognuno con la propria caratterizzazione, la propria identità e complessità, mostrata e analizzata in ogni sfumatura fino alla fine della serie; tanto da arrivare a scoprire anche nell'ultimo episodio nuovi aspetti dei personaggi. Personaggi che vivono nei panni degli altri, sentono e vedono ciò che vivono gli altri, e in questo modo crescono, si completano e migliorano a vicenda. Ed è qui che diventa evidente come l'intera serie si fonda sull'estrema importanza della connessione e condivisione di esseri umani così diversi e lontani, ma in fondo così simili e vicini. Personaggi, infine, rappresentati da attori per la maggior parte semi sconosciuti al grande pubblico, ma capaci di una recitazione perfetta che rende lo show un piccolo capolavoro.
Sense8 è una serie estremamente poetica, ma capace anche di scene forti (non dimenticherò tanto presto le scene di parto e il ribrezzo provato) e/o cariche di azione. È uno show che deve essere sentito, oltre che visto.
Nell'agosto 2015, Netflix ha rinnovato a serie per una seconda stagione, disponibile, dopo lo speciale dello scorso Natale, dal prossimo 5 maggio.
Sense8 convince, è intelligente ed emoziona. È uno di quegli show su cui c'è davvero tanto da dire, ancora di più di ciò che coscientemente si può definire, ma che a fine visione sai che ti ha lasciato qualcosa, qualcosa di grande, qualcosa a cui forse non sai ancora dare un nome, ma qualcosa che resta; e, in un certo senso, poi non sarai più lo stesso.
Buona visione!
Specchi
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