Recensione: Ljsmüngûr - Le segrete anime del covo di Cosimo Mastroberardini
Salve, specchietti!
Oggi la vostra Iron Princess vi
parla di Le segrete anime del covo, il primo volume della saga di Ljsmüngûr
di Cosimo Mastroberardini.
Scopriamo insieme di che cosa si
tratta:
Un uomo. Un "Credo".
Una missione avventurosa. Scampato alle grinfie di Mooref't lo stregone,
S'elayl precipita in una nuova e inaspettata realtà. Orfano di ricordi, si
affida all'istruzione dei maestri del Covo delle Anime, in un luogo celato. Una
spaventosa guerra, intanto, sorge a sud di Ljsmüngûr, che costringe S'elayl e
compagni a prendere parte ad una missione segreta. È un viaggio affascinante,
ricco di avventura, denso di magia, di mistero, di insidie, costellato da
incontri con personaggi che incutono rispetto e conoscenza. Prove e tranelli
attendono l'uomo ad ogni angolo: distinguere l'amico dal nemico, offrire ad
ognuno la giusta quantità di fiducia, sarà per S'elayl il duello più
difficile...
Chi mi conosce, sa quanto io ami
il fantasy e quanto mi piaccia sempre tornare a leggere qualcosa di “epic”
anche se ormai sono passata a un genere più “urban”, perciò quando mi è stata
proposta la lettura della saga di Ljsmüngûr non ho potuto dire di no.
La storia vede come protagonista
S’elayl, un uomo che non ha alcuna memoria del suo passato e che, per una serie
di circostanze, si ritrova a fare parte del Covo delle Anime, un gruppo di guerrieri
di varie razze nascosto tra le montagne. Qui conosce, tra gli altri, Agaro, un Dugalo,
e Kimr, un Thûlag. I tre saranno poi chiamati ad affrontare un viaggio per coinvolgere
proprio il popolo dei Thûlag nella guerra a difesa dei Dugali, una guerra che
rischia di scuotere le fondamenta di tutta Ljsmüngûr.
Il Covo è una grande famiglia, qui ognuno di noi è uguale all’altro.
Ho notato sin da subito che
questa storia aveva del potenziale. Un potenziale, che, però non è stato
soddisfatto fino in fondo.
Per quanto il tema del viaggio e
della guerra che coinvolge tutto il mondo conosciuto siano fin troppo
ricorrenti nei romanzi di questo genere, un merito dell’autore è sicuramente
quello di essere stato in grado di creare delle creature mai viste prima,
anziché ripiegare sui soliti popoli che di solito abitano le pagine di questo
genere di romanzi (come elfi, nani, ecc…). Delle creature che mi hanno
senz’altro incuriosito sono stati i druidi, dall’aspetto decisamente singolare
con dei lunghi padiglioni auricolari che riescono a muovere e a utilizzare come
se fossero quasi degli arti in più. Mi piacerebbe approfondire anche la loro
cultura, magari nel secondo libro quando la guerra si dovrebbe spostare nei
loro territori.
Questa originalità, però, è
contrapposta a un diffuso sentore di “già letto”, a delle scene e situazioni
che fanno subito venire in mente romanzi ben più famosi. Si noti bene, non sto
parlando di plagio. Mi riferisco solamente a influenze da parte di precedenti
letture, tipiche di chi è alle prime armi, che, in questo caso, si avvertono in
maniera preponderante.
Un contrasto simile si ha tra
l’inizio e la fine del romanzo. Il prologo cattura il lettore, è il giusto
equilibro tra informazioni che saranno utili solo in un secondo momento e mistero.
Ti fa venire voglia di andare avanti con la lettura. Ho trovato, invece, la
fine lenta e anticlimatica, complici anche dei capitoli molto lunghi che
appesantiscono la lettura. Per quanto mi abbia lasciato la voglia di leggere
che cosa succederà nel secondo volume, ho trovato quasi difficoltosa la lettura
delle ultime pagine, complici ben pochi elementi d’impatto che potessero
contribuire a lasciare il lettore con il fiato sospeso. Quelli che ci sono,
comunque, non vengono presentati in maniera “forte” e quasi si perdono nella
narrazione.
Devi sapere, giovane uomo, che molte cose, ancora oggi, non riesco a comprenderle. I reali motivi per cui si scatenano certe guerre, come quella che è appena in atto in superficie, appaiono di erronea ragione.
Anche lo stile della narrazione è
molto acerbo. Non si può di certo dire che l’autore scriva male, ma il testo è
spesso pieno di ripetizioni che appesantiscono la lettura. Il narratore, poi,
non è ben definito, e si muove sul confine tra l’onnisciente e la
focalizzazione interna, rendendo più difficile seguire il filo della storia.
Come dicevo, però, il romanzo ha
un grosso potenziale e la storia, con le sue varie creature e i suoi misteri,
cattura il lettore, lasciando comunque la voglia di leggere il secondo volume.
Si guadagna, perciò, i miei tre specchi e mezzo.
Ringrazio l’autore per la copia
digitale del romanzo e vi do appuntamento alla prossima,
-IronPrincess
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