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STEPHEN KING - LA LUNGA MARCIA

Dai confini del Canada fino a Boston, Massachussets, a piedi. Le regole sono semplici: se ti fermi muori. Ma se riesci a tagliare il traguardo restando l'ultimo in vita ricevi l'agognato Premio. In un'America sotto regime dittatoriale governata dal Maggiore, è questo il programma tv più seguito e amato: cento ragazzi che si sfidano in questa gara podistica. Accerchiati da mass media e spettatori, seguiremo il percorso di Garraty, un ragazzo che come gli altri 99 si è iscritto alla gara.
Ed è qui che inizia tutto: quando il Maggiore da il via, tra i ragazzi inizierà a crearsi un rapporto di amicizia e competizione, odio e solidarietà.



Che dire? Ho sempre amato Stephen King e questo romanzo del lontano '79 mi ha letteralmente catturata. E' vero, ci sono tantissimi altri libri con trame simili -vedi Hunger Games, Battle Royale, e molti altri- ma questo beh, è forse quello che si avvicina più alla realtà odierna. Perché? Perché i ragazzi si iscrivono alla gara per avere uno scopo nella vita. Come si scoprirà nel libro, la maggior parte non si è iscritta per vincere, per competere o per fama, ma solo per noia, perché, come tanti adolescenti, non ha ancora una strada da seguire. E' in questo gruppo di ragazzi, Garraty per primo, che si formeranno stretti rapporti di amicizia, aiuti reciproci e riflessioni sulla propria vita, sul sistema totalitario in cui vivono. Nonostante stiano tutti lottando per la propria vita, l'umanità rimane al centro del racconto: è questo che mi ha fatto preferire la trama a molte altre simili: genialità di King a parte (nonostante qua sia ancora agli inizi della sua carriera), il fatto che, in questo romanzo, nonostante prevalga il "Mors tua vita mea" i ragazzi, abbiano comunque bisogno di un aiuto, una guida, e soprattutto una speranza.

-Anna

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