Recensione Film: Quando c’era Marnie


Questa recensione può contenere spoiler, siete avvisati.

“In questo mondo c’è un cerchio magico, invisibile agli occhi altrui.
Esso ha un dentro ed un fuori. Io sono nel fuori.
Ma non m’importa.
Perché io…mi detesto!”

Quando c’era Marnie narra la storia di Anna, una giovane ragazza che soffre di asma e che per questo viene allontanata dalla città, dalla madre; la quale la manda, a passare l’estate, in una cittadina di campagna, vicino all’Hokkaido.

Il vero problema di Anna, però, non è l’asma, ma il fatto d’aver scoperto che la madre, adottiva, ogni mese riceva un compenso, per mantenere la ragazza. Anna, quindi, non riesce più a manifestare il suo affetto, nei confronti di questa, credendo che quello che riceve, sia solo una finzione dovuta dal denaro.
I giorni che seguono, la ragazza li passa a estraniarsi da quello che la circonda, disegnando.
Esplorando il piccolo villaggio, trova un luogo che inizialmente diventa, per lei, un posto speciale,dove può bearsi della solitudine, ma che si trasforma, grazie a una grande villa, che pare disabitata (agli occhi dei cittadini, ma non ad Anna) e a Marnie, in una laguna misteriosa dove il tempo pare scorrere in modo differente.
Anna entra all'interno del “cerchio magico”, originariamente senza neppure accorgersene, grazie al legame d’amicizia, sempre più forte, che la lega a Marnie.
Nominare la poesia, la filosofia, rovinerebbero parte della magia che lo Studio Ghibli manifesta nei suoi disegni, sempre curatissimi e ricchi di mille dettagli; per quanto siano, infatti, queste facili d’avvertire durante la proiezione, sono anche le artefici di quella sensazione di malinconia che proviamo, quando cerchiamo di rievocare, tra i nostri pensieri, la storia.
Inizialmente non avevo provato molta simpatia per Anna.

Insomma, non era la classica protagonista dei film Ghibli con le trecce o i codini, non esprimeva femminilità.
Senza rendermene conto, però, mi sono ritrovata a essere trascinata dai suoi pensieri, quasi mai ottimisti, dalla sua ricerca di risposte e dal tassello mancante, che la portasse a superare la situazione, in cui si ritrovava, crescendo dunque e voltando pagina.
La sua tenacia e la sua forza di volontà caricano la pellicola d’aspettativa, perché da subito si può intuire che Anna si sta mettendo, da sola, alla prova, con le sue scelte e che per questo non mollerà tanto facilmente il suo intento nel svelare i misteri che avvolgono Marnie e la sua casa.
Marnie è, per l’aspetto con cui è raffigurata, più aggraziata, elegante e garbata (ricorda un poco Clara, ma senza dubbio è più simpatica). Ma è anche fragile, troppo per potersi considerare l’eroina di questo film, che caratterialmente è interpretata da Anna.

Possiamo dire, quindi, che si completino a vicenda, e  per questo possiamo maggiormente apprezzare la loro amicizia.
I disegni rimangono l'incanto con cui lo Studio Ghibli è capace di raccontarci qualsiasi storia.
Quel che più mi ha colpito, credo sia la stanza dove Anna si ritrova ad alloggiare, nella casa della famiglia che la ospita, ma anche la villa non è da meno.
Vi sono poi bellissimi giochi di luce, soprattutto quando le due amiche si ritrovano ad attraversare, più volte, con una barca a remi, la laguna.
La stanza di Anna
A metà del film è possibile che si arrivi a credere che stia guardando un racconto, che denoti aspetti del genere fantasy. In realtà, la storia segue le regole delle ghost story britanniche e per tanto vi è un vero finale, che ricollega tutto e, anzi, completa il personaggio di Anna, che si scopre essere ancora più complicato, di quanto già non fosse.
E ho pianto… è stato inevitabile.
Non mi sono trasformata in una fontana come è accaduto per “Una tomba per le lucciole” (e spero di non raggiungere più quei livelli…), ma il finale mi ha colto completamente impreparata, dinanzi alla dolcezza e alla malinconia che questa storia celava in se.

Come possano scrivere che i film d’animazione Ghibli siano per bambini, ancora non riesco comprenderlo e in ugual modo come sia l’omonimo libro (che consiglio di leggere in inglese, dato che la traduzione italiana lascia alquanto a desiderare…), da cui il film è tratto, avere un target anch'esso inferiore ai quindici anni…

"Marnie...la ragazzina intrappolata dietro la finestra blu."
A volte bisogna non curarsene e basta, o si rischia di non scoprire opere come queste, solo perché qualcuno, per noi, le ha relegate a una fascia di mercato, teoricamente non più capace di farci scaturire qualche emozione.




Lost Inside My Universe



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