Recensione doppia "Il tesoro delle meraviglie" by Imma D'Aniello


Venezia, 1758. Dopo la morte di suo padre, ucciso di notte in circostanze oscure, la vita della contessina Maria Teresa Spina è a un bivio: sposare un uomo che non ama o partire per Napoli alla ricerca del prezioso tesoro di famiglia?
La giovane donna non ci pensa due volte. Viaggia da Venezia fino a Napoli, in compagnia dell’unico uomo per cui arde di passione: Marco, un affascinante soldato. Ma neanche la lontananza da casa può salvare la contessina da imprevisti e colpi di scena che mettono in serio pericolo la sua vita. Anche il rapporto con Marco sembra complicarsi e venir poi compromesso per sempre. Di chi potrà fidarsi la giovane donna?

- moony

Il tesoro delle meraviglie è un romanzo che ha praticamente tutti gli elementi per essere un gran bel libro: un'intrigante storia d'amore, un'ambientazione storica niente male e ben curata, accompagnata da ambientazioni geografiche da togliere il fiato (davvero leggendo si riesce a respirare l'aria non solo dell'epoca, ma quella tipica di ognuna delle città mostrate e raccontate), una componente avventurosa che cattura e crea mille domande e aspettative, bellissime maschere carnevalesche e continui travestimenti, cospirazioni e complotti... insomma, un menù da leccarsi i baffi. Solo che, come a volte accade, c'è un grosso ma, un'altra faccia della medaglia.

A rovinare tutto, secondo me, è la fretta. È come se si fosse deciso in partenza che il libro avrebbe avuto pochissime pagine (giusto cento o poco più) e si sia cercato di costringere e costipare tutta la storia in questo piccolo spazio. Un po' come quando ci sediamo sulla valigia strapiena, nell'ultimo disperato tentativo di chiuderla. Perché se il romanzo ha in sé tutti gli elementi per renderlo estremamente valido e godibile, in realtà il risultato finale somiglia più a un polpettone o a un pasticcio che a un capolavoro. Non dico che non ci sia stato impegno da parte dell'autrice, per carità, ma avrei preferito ci fosse stato dietro del lavoro in più, che la D'Aniello si fosse presa più tempo e più spazio per raccontare con calma la sua storia. Perché così il ritmo è davvero troppo accelerato, e ogni cosa viene compressa e incastrata in poche righe quando magari richiedeva intere pagine. Così di ogni spiegazione viene dato il meno possibile per sbrigarsela in due secondi, gli eventi non hanno il tempo per svilupparsi e ogni scena viene affiancata all'altra senza che abbia lo spazio per diventare una conseguenza logica, ma dando l'effetto opposto, come se ogni cosa accadesse perché è lì che si è deciso che vada a parare la storia, non perché abbia senso.
Neanche i personaggi si salvano dal disastro causato da questa accelerazione: la mancanza di tempo e spazio fa sì che non vengano caratterizzati né approfonditi praticamente per niente. Inoltre il ritmo stra veloce li rende quasi schizofrenici, poiché si trovano a cambiare umore, idee, decisioni e a volte perfino carattere nel corso di neanche un secondo.

Peccato, è davvero un enorme peccato. Perché davvero Il tesoro delle meraviglie poteva rivelarsi un gran bel libro, e invece tutto è stato rovinato da un piccolo e stupido errore: questa dannata ed estrema accelerazione. D'altronde, si sa, la fretta è sempre stata una cattiva consigliera; e però dispiace vedere una storia in potenza così interessante rovinarsi in questo modo.
Andrà meglio la prossima volta? C'è solo un modo per scoprirlo.
Buona lettura!




~Newt

Premetto che buona parte delle cose che ho notato io, sono state notate anche da -moony, perciò eviterò di "appesantire" questa mia parte di recensione con cose già dette. Vorrei però spendere due parole per parlare di alcuni punti del libro in cui la vicenda si ingarbuglia in maniera piuttosto particolare. Eviterò gli spoiler, poiché si tratta di alcune pagine all'incirca a metà del libro, ma di sicuro si capirà molto meglio ciò che intendo dire soltanto leggendo il libro stesso: la protagonista di punto in bianco elabora e mette in pratica il proprio piano per riprendersi il tesoro di famiglia. Il problema è che mette in pratica il piano senza alcuna spiegazione al lettore, rendendo le quattro o cinque pagine che passano tra l'avvenimento e la comprensione una sorta di caos totale, una cosa estremamente incomprensibile. Si affrontano quelle pagine con una perplessità incredibile, almeno dal mio punto di vista, fino a cominciare ad avere sprazzi di spiegazione. Inoltre, arrivata a circa dieci pagine dalla fine, Teresa finalmente dovrebbe meritarsi la pace, l'epilogo tranquillo dopo tutto quello che ha dovuto passare ma no! Teresa si vede costretta ad affrontare l'ultima peripezia, tutto questo in sole cinque pagine all'incirca. Insomma, mi riallaccio alla recensione di -moony, ribadendo che con più calma, sicuramente sarebbe potuto essere un gran bel libro. Meno confusionario, meno rapido e più dettagliato in parecchi punti. Tutto sommato, comunque, è un libro abbastanza buono.


Commenti

Post popolari in questo blog

In piedi, Signori, davanti ad una Donna (William Shakespeare)