Recensione "Tra le nubi del mio cuore" by Arianna Gallo
Ci sono amori da "per tutta la vita" e passioni che travolgono in un istante. Queste sono storie di attrazioni fatali, di amori traditi, di sospetti e di vendette...sono storie di ALTA INFEDELTA'.
C'è qualcosa che devo specificare prima di iniziare questa recensione: ho un'alta concezione del libro. No, non intendo quell'"alta concezione" spacciata come raffinatezza ed utilizzata per fingersi intellettuali acculturati; intendo che per me i libri sono proprio sacri. Probabilmente è per questo che non sono molto generosa nel dare giudizi positivi ad uno scritto. In compenso, però, le critiche mi riescono a meraviglia. E ciò perché, come lettrice in primis, e come scrittrice poi, pretendo che un libro, per essere definito tale, rifletta in bellezza e validità lo sforzo dell'autore, richiesto nello scriverlo. E ciò avviene per rispetto verso il proprio pubblico, che spende tempo e soldi nel leggere quell'opera, e per rispetto verso la letteratura intera. Mi innervosisco alquanto, perciò, quando l'editoria propone un prodotto non valido, e che certamente non merita il sacrificio degli alberi superstiti dell'Amazonia, per venirci stampato sopra. Quindi perdonatemi se vi sembrerò troppo cattiva o pignola, ma lo sono per amore.
La mia vittima sacrificale di oggi è Tra le nubi del mio cuore di Arianna Gallo, un romanzetto rosa fresco fresco di stampa. Mi ha lasciato subito scettica la nazionalità dell'opera: ammetto di non ritrovarmi molto con le scelte editoriali italiane dell'ultimo decennio. Immaginate, poi, la mia reazione nello scoprire che la Gallo è un'autrice autopubblicata. Ma mi son detta che probabilmente dovrei smetterla con questo razzismo, nei confronti dei miei connazionali, che mi porta a prediligere scrittori stranieri. Così mi son caricata di buoni propositi e ho iniziato la lettura. Non avrei dovuto farlo.
La prima cosa che colpisce gli occhi sono i verbi. Presente, passato prossimo, passato remoto si susseguono nella stessa frase in una coerenza temporale tutta da indovinare. Ora capisco lo smarrimento provato dalla famiglia Otis nel cercare di indovinare il colore che la macchia di sangue avrebbe assunto il giorno seguente (Il fantasma di Canterville). Per non parlare dei congiuntivi: ci si ricorda della loro esistenza unicamente quando non dovrebbero essere usati. E non ho ancora citato la punteggiatura, di cui scelgo di non parlare per non sembrare troppo malefica.
C'è chi dice che si può chiudere un occhio sull'inadeguatezza dello stile, se si viene abbagliati da una trama maestosa; ma non è questo il caso. Tra le nubi del mio cuore (che d'ora in avanti abbrevierò in Tnmc per comodità) racconta di un tradimento compiuto dalla protagonista (Anna) con il proprio datore di lavoro (Gabriel) ai danni del suo fidanzato di una vita (Leonardo). Il tutto allungato per quasi 150 pagine grazie a dialoghi spesso inutili (che occupano pagine, quando il poco di utile che contengono ai fini della trama potrebbe essere riassunto in poche righe), e perle di "saggezza" che si spacciano per filosofia pura, e che sono del tutto irrichieste e inutili al contesto (ma che ci volete fare? Avevamo bisogno di ricordarci che tutti necessitano l'amore e che esso rende tutto più bello perché sì). Questi, però, svolgono una funzione fondamentale: riempire gli spazi vuoti tra un cliché romantico e l'altro. Perché, d'altronde, tentare di rappresentare la complessità emotiva dell'amore (in un romanzo rosa, poi!), se posso semplicemente affidarmi a smielaggini ovvie e insensate? Giuseppe Pontiggia diceva che un vero scrittore è colui che sa sempre trovare le parole giuste per esprimere ciò che vuole raccontare. Non credo, però, intendesse applicarlo alla ricerca di luoghi comuni. Avrei quasi potuto leggere questo scritto a occhi chiusi, e probabilmente sarei riuscita comunque a declararli tutti. Mi dispiace se risulto cattiva, ma credo che ciò che renda valida una scrittura sia la capacità di saper rendere la complessità delle emozioni, dei pensieri, del reale. Invece qui no, qui la coerenza logico-emotiva è da ricercare neanche fosse una caccia al tesoro. C'è una madre che, causa depressione, lascia la propria figlia ancora bambina a se stessa; ma che viene comunque definita da quella stessa figlia come la propria forza, il proprio punto di equilibrio. Ci sono personaggi che passano da un estremo emotivo all'altro nel giro di neanche 5 righe. E poi c'è il fantomatico triangolo amoroso.
Ciò che di bello vi è nello scrivere di un tradimento è la complessità emotiva che esso comporta. La forte attrazione, il sentirsi spaccati a metà e strattonati da una parte e dall'altra (come in quell'antica tortura medievale), il tentativo di resistere, e il sentirsi così deboli per non esserci riusciti; e tanto, tanto altro. Ma non è questo il caso, oh no. In questa trama Anna definisce ogni 3 righe (e non sto esagerando, sono proprio 3 righe!) il proprio fidanzato come l'amore della sua vita; ma appena lui è via da neanche mezza giornata e le capita un bonazzo sotto agli occhi, eccola lì a fissarlo come una panterona affamata. Bastano appena 3 giorni, 3 giorni!, per dimenticare il principe azzurro che tanto desiderava sposare. No, non solo a dimenticare: ad averne una repulsione così forte da spingerla a evitarne ogni contatto fisico, come fosse un appestato. In tutte queste pagine, in più, non vi è il minimo rispetto per la gerarchia dei ruoli; cosa che si nota alquanto, essendo quasi la metà del romanzo ambientata in una sede lavorativa. Eppure ci vengono presentati datori di lavoro che preferiscono apertamente (e non solo sessualmente) alcuni loro impiegati, e sottoposti che parlano tranquillamente al proprio capo come fossero migliori amici, e non stessero, invece, vestendo i panni di determinati ruoli sociali. Tralascio gli innumerevoli riferimenti al cibo (che non vengono, ahimè, saltati nel libro; tanto che più di un romanzetto rosa, esso appare più volte come una guida in cucina), e termino commentando le scene "erotiche". Credevo avessimo già toccato il fondo con Cinquanta sfumature; ma nella mia positività tendo sempre a dimenticare che al trash non vi è mai fine. E credetemi: non sto proponendo l'esempio peggiore, se cito la scena in cui la protagonista, cavalcata da colui che infinite volte viene definito il dio del sesso, nell'«apice del piacere» riesce tranquillamente ad avere la concentrazione per leggere l'orologio e accorgersi di essere in ritardo, come se niente fosse. Lo ricordavo un po' diverso, l'orgasmo.
Insomma, ancora una volta, mi dispiace avere degli standard letterari così fuori dalla media, ed essere (a quanto pare, eccessivamente) selettiva; ma non mi sento di definirlo pienamente un romanzo. Tnmc è, a mio avviso, un perfetto esempio di fanfiction, con tanto di capitoli songfic, in cui canzoni famose vengono deliberatamente citate o sparate in traduzione (ma l'avrà pagata la SIAE?). E se avete colto la citazione posta all'inizio di questa recensione, capirete che vedo benissimo Tmc come sceneggiatura perfetta di un certo programma televisivo.
Ma un romanzo, questo proprio no.
C'è chi dice che si può chiudere un occhio sull'inadeguatezza dello stile, se si viene abbagliati da una trama maestosa; ma non è questo il caso. Tra le nubi del mio cuore (che d'ora in avanti abbrevierò in Tnmc per comodità) racconta di un tradimento compiuto dalla protagonista (Anna) con il proprio datore di lavoro (Gabriel) ai danni del suo fidanzato di una vita (Leonardo). Il tutto allungato per quasi 150 pagine grazie a dialoghi spesso inutili (che occupano pagine, quando il poco di utile che contengono ai fini della trama potrebbe essere riassunto in poche righe), e perle di "saggezza" che si spacciano per filosofia pura, e che sono del tutto irrichieste e inutili al contesto (ma che ci volete fare? Avevamo bisogno di ricordarci che tutti necessitano l'amore e che esso rende tutto più bello perché sì). Questi, però, svolgono una funzione fondamentale: riempire gli spazi vuoti tra un cliché romantico e l'altro. Perché, d'altronde, tentare di rappresentare la complessità emotiva dell'amore (in un romanzo rosa, poi!), se posso semplicemente affidarmi a smielaggini ovvie e insensate? Giuseppe Pontiggia diceva che un vero scrittore è colui che sa sempre trovare le parole giuste per esprimere ciò che vuole raccontare. Non credo, però, intendesse applicarlo alla ricerca di luoghi comuni. Avrei quasi potuto leggere questo scritto a occhi chiusi, e probabilmente sarei riuscita comunque a declararli tutti. Mi dispiace se risulto cattiva, ma credo che ciò che renda valida una scrittura sia la capacità di saper rendere la complessità delle emozioni, dei pensieri, del reale. Invece qui no, qui la coerenza logico-emotiva è da ricercare neanche fosse una caccia al tesoro. C'è una madre che, causa depressione, lascia la propria figlia ancora bambina a se stessa; ma che viene comunque definita da quella stessa figlia come la propria forza, il proprio punto di equilibrio. Ci sono personaggi che passano da un estremo emotivo all'altro nel giro di neanche 5 righe. E poi c'è il fantomatico triangolo amoroso.
Ciò che di bello vi è nello scrivere di un tradimento è la complessità emotiva che esso comporta. La forte attrazione, il sentirsi spaccati a metà e strattonati da una parte e dall'altra (come in quell'antica tortura medievale), il tentativo di resistere, e il sentirsi così deboli per non esserci riusciti; e tanto, tanto altro. Ma non è questo il caso, oh no. In questa trama Anna definisce ogni 3 righe (e non sto esagerando, sono proprio 3 righe!) il proprio fidanzato come l'amore della sua vita; ma appena lui è via da neanche mezza giornata e le capita un bonazzo sotto agli occhi, eccola lì a fissarlo come una panterona affamata. Bastano appena 3 giorni, 3 giorni!, per dimenticare il principe azzurro che tanto desiderava sposare. No, non solo a dimenticare: ad averne una repulsione così forte da spingerla a evitarne ogni contatto fisico, come fosse un appestato. In tutte queste pagine, in più, non vi è il minimo rispetto per la gerarchia dei ruoli; cosa che si nota alquanto, essendo quasi la metà del romanzo ambientata in una sede lavorativa. Eppure ci vengono presentati datori di lavoro che preferiscono apertamente (e non solo sessualmente) alcuni loro impiegati, e sottoposti che parlano tranquillamente al proprio capo come fossero migliori amici, e non stessero, invece, vestendo i panni di determinati ruoli sociali. Tralascio gli innumerevoli riferimenti al cibo (che non vengono, ahimè, saltati nel libro; tanto che più di un romanzetto rosa, esso appare più volte come una guida in cucina), e termino commentando le scene "erotiche". Credevo avessimo già toccato il fondo con Cinquanta sfumature; ma nella mia positività tendo sempre a dimenticare che al trash non vi è mai fine. E credetemi: non sto proponendo l'esempio peggiore, se cito la scena in cui la protagonista, cavalcata da colui che infinite volte viene definito il dio del sesso, nell'«apice del piacere» riesce tranquillamente ad avere la concentrazione per leggere l'orologio e accorgersi di essere in ritardo, come se niente fosse. Lo ricordavo un po' diverso, l'orgasmo.
Insomma, ancora una volta, mi dispiace avere degli standard letterari così fuori dalla media, ed essere (a quanto pare, eccessivamente) selettiva; ma non mi sento di definirlo pienamente un romanzo. Tnmc è, a mio avviso, un perfetto esempio di fanfiction, con tanto di capitoli songfic, in cui canzoni famose vengono deliberatamente citate o sparate in traduzione (ma l'avrà pagata la SIAE?). E se avete colto la citazione posta all'inizio di questa recensione, capirete che vedo benissimo Tmc come sceneggiatura perfetta di un certo programma televisivo.
Ma un romanzo, questo proprio no.
P.S. Ovviamente questo è un giudizio personale, con cui non si vuole offendere nessuno. Essendo, inoltre, un'opinione soggettiva è più che possibile che vi siano persone che abbiano idee differenti al riguardo. Se ciò accadesse, vi prego, non astenetevi dal commentare: sono sempre curiosa di ascoltare chi possiede un pensiero diverso dal mio! (;
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