Intervista: Scopriamo Giuliana Leone
Oggi con noi abbiamo Giuliana Leone che ha pubblicato "Detriti" con la Lumien Edizioni, un romanzo Distopico ricco di sfumature (recensione qui)
Come hai sviluppato il concetto di distopia nel tuo libro?
Sono partita da caratteristiche che di norma renderebbero una società auspicabile (il lavoro part-time, una città pulita e sicura, l’attenzione alle risorse rinnovabili, la prospettiva di una vita priva di emozioni negative come la rabbia e la sofferenza) e l’ho trasformata in un incubo. Una politica del terrore, un controllo maniacale dei cittadini, regole rigidissime e la privazione di qualsiasi libertà sono il prezzo da pagare per la società fintamente utopica di Opima.
“Quanto è importante la nostra libertà? C’è qualcosa per cui vale la pena rinunciarvi?” Sono le domande che questa distopia dovrebbe suscitare nel lettore.
Quali sono le fonti di ispirazione che ti hanno guidato in questo processo?
Tutto quello che scriviamo è frutto inconscio del nostro bagaglio di letture e di esperienze di vita.
Fonti consapevoli d’ispirazione, invece, sono stati alcuni dei distopici classici e contemporanei che ho letto. Il primo che mi viene in mente è sicuramente “1984” di Orwell.
Come hai affrontato la creazione del mondo? Hai seguito una ricerca approfondita o hai basato la tua visione completamente su elementi immaginari?
Dal punto di vista della geografia fisica mi sono fatta ispirare un po’ dalla Norvegia, ma per il resto la storia è ambientata nel futuro, in una zona non ben identificata del Nord Europa, e Opima e i suoi dintorni rimangono dei luoghi del tutto inventati.
Qual è stata la sfida più grande nell'elaborare un mondo credibile e coinvolgente per i lettori?
La bella sfida è stata non tanto elaborare una società lontana dalla nostra, ma decidere quali informazioni inserire nel testo. La difficoltà maggiore dello scrivere storie che rientrano nei generi del fantastico è proprio che tutto può essere potenzialmente diverso dal nostro mondo e quindi tutto deve essere chiarito al lettore, senza però allontanarsi dal focus della storia.
Io ho scelto un focus molto interno, quindi una buona parte del mondo narrativo è rimasto nei miei appunti. Mi auguro, comunque, di aver dato ai lettori strumenti sufficienti per comprendere la società di Opima.
Qual è il ruolo che la tecnologia svolge nella tua visione della società futura?
Nella società futura che ho immaginato, non c’è stato interesse a spingere l’avanzamento tecnologico a beneficio dei cittadini. Anzi, nella realtà di Opima non esistono i computer personali e i cellulari. La sola tecnologia presente è utilizzata dalle istituzioni per la propaganda e per il controllo.
Come hai lavorato sui personaggi per farli adattare e reagire al mondo che hai creato? Qual è stata la tua strategia nel rendere autentici i loro conflitti e le loro relazioni?
C’è stato molto lavoro prima della stesura vera e propria del romanzo. Come prima cosa ho cercato di conoscere i personaggi il più possibile. Ho scavato nel loro passato, ho ricercato le loro ferite fatali. Poi ho elaborato gli archi di trasformazione partendo da tali premesse, cercando di farli agire e reagire agli eventi della trama in maniera coerente e credibile. Tutti i personaggi della storia, alla fine, ne escono un po’ cambiati.
Qual è stata la tua motivazione personale nel creare questo genere di storia? C'è un messaggio o una riflessione che speravi di trasmettere attraverso il tuo libro?
C’erano delle tematiche che mi stanno a cuore che volevo affrontare e anche tanti messaggi che speravo di trasmettere: messaggi positivi di accettazione di sé, la validità delle emozioni, la validità delle convinzioni e delle idee dell’altro, l’importanza delle libertà individuali.
Hai vissuto esperienze personali o hai osservato eventi nel mondo che hanno influenzato la tua visione? In che modo la realtà ha plasmato la tua narrativa?
La realtà plasma sempre la narrativa, è inevitabile.
In quello che scrivo c’è sempre la mia visione del mondo, ci sono le mie paure, c’è un po’ di quello che sono, delle mie esperienze di vita, dei miei valori, delle mie idee politiche.
Per fortuna la realtà di Opima non è la nostra. Se “guardiamo” con attenzione, però, possiamo accorgerci di tutte le brutture che le due società condividono.
Come ti senti riguardo al futuro, considerando il tema del tuo libro? Hai speranze o timori specifici per il nostro mondo?
Purtroppo ho molti timori legati al futuro del nostro mondo e della nostra società.
La fantascienza è uno strumento per analizzare i problemi della nostra società calati in un altro contesto, permettendoci quindi di avere una visione più esterna e analitica di questi.
Nel mio piccolo spero di suscitare riflessioni su cosa non funziona e su cosa dovremmo provare a cambiare della nostra società finché siamo ancora in tempo.
Nel tuo processo creativo, hai immaginato un pubblico ideale per il romanzo? Come hai bilanciato la scrittura per un pubblico ampio e la tua visione personale?
In tutta sincerità, durante la stesura ho pensato poco ai lettori. Ho scritto la storia che mi sarebbe piaciuto leggere, ho messo su carta questioni che sentivo di voler affrontare.
Ho riflettuto sui possibili lettori solo successivamente. Il lettore ideale secondo me è una persona abbastanza giovane (anche se forse non proprio giovanissima), che apprezza il genere distopico e che cerca nei libri sia evasione dalla realtà che riflessioni. Di sicuro è una persona che apprezza l’introspezione. Probabilmente dà importanza ai miei stessi valori.
Chi è Giuliana nella vita di tutti i giorni?
Sono un’ordinaria millennial siciliana impegnata a coccolare piante da interno e divisa tra due lavori e molte passioni che non ho il tempo di coltivare come vorrei.
Cosa stai scrivendo adesso? Si può dire?
Al momento mi sto dilettando a sperimentare il genere dark fantasy. La storia a cui sto lavorando è lontana da “Detriti” per tantissime ragioni e a dir la verità non so ancora cosa vorrò farne. Magari alla fine deciderò di lasciarla nel cassetto, ma intanto come ultimo obiettivo del 2023 mi piacerebbe arrivare alla fine di questa storia.
Cosa ne pensi della casa editrice che hai scelto? Quanto sono stati importanti nella nascita di questo romanzo?
Davvero non potrei essere più felice e grata di far parte di questa meravigliosa realtà. Niente di “Detriti” sarebbe stato esattamente così, senza di loro.
Quali sono i tuoi consigli per chi vuole diventare scrittore?
Consiglio di studiare non solo la narratologia, ma anche il mondo editoriale, perché è un mondo complesso che va conosciuto bene prima di decidere di pubblicare.
Ringraziamo Giuliana per essere stata con noi! Alla prossima,
Quando hai finito di scrivere il tuo libro il personaggio che ti manca di più?
RispondiEliminaHo sentito un po' la mancanza di tutti i personaggi. Infatti mi sono ritrovata spesso con la mente di nuovo nei luoghi della storia e in loro compagnia.
EliminaHai un genere di cui non riusciresti mai a scrivere un libro? Perché?
RispondiEliminaLo storico perché non mi sento di avere le competenze necessarie e il giallo perché temo di non esserne capace.
EliminaGuardandoti allo specchio quale dei tuoi personaggi vedi riflesso e perché
RispondiEliminaCredo di aver lasciato un po' di me in ognuno dei personaggi di questa storia. Io non sono nessuno di loro, ma un po' di me è scivolato nelle loro caratterizzazioni.
EliminaCiaoooo! Quando scrivi hai una tua playlist musicale?😍
RispondiEliminaCiao, sì. L'ho condivisa sul mio profilo Instagram (giulianaleone_creautrice) ed è disponibile anche su YT.
EliminaDa lettrice, hai un genere preferito?
RispondiEliminaLeggo più o meno di tutto, ma soprattutto narrativa bianca.
EliminaI distopici sono un grande amore.
Ciao Giuliana, non ho mai letto un romance dispotico, cosa devo aspettarmi da questo genere?
RispondiEliminaQuesta è una storia che parla soprattutto di ribellione, di accettazione di sé e di autodeterminazione. Ma è anche un viaggio introspettivo di validazione e liberazione delle emozioni. La componente romance è secondaria, ma presente. C'è una storia d'amore che segue il tropo dello slow burn love.
EliminaSe il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?
RispondiEliminaTi dico "Overcome - Skott", ma ce ne sono molte altre che per me sono perfette per questa storia.
RispondiEliminaCiao, ho 46 anni, non ho mai creduto alle barriere dell'età per questo leggo generalmente di tutto. Pero più che mai mi chiedevo se il tuo libro può piacere a persone della mia età e perché?
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