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Recensione: Delay of Game di Melissa Pratelli

Trama
Ho poche certezze nella mia vita: la prima è l’hockey, la seconda è la mia squadra, la terza è che Brooke Delgado mi odia.
È un bel problema, perché io sono pazzo di lei fin dal liceo, e non ho la minima idea delle ragioni del suo astio nei miei confronti.
Il mio nome è John Whitman e sono il portiere dei Denver Pioneers, i campioni nazionali di hockey universitario. Non amo i drammi, ma le questioni in sospeso mi infastidiscono ancora di più e Brooke è un’enorme questione in sospeso. Un ritardo nel gioco che mi tiene bloccato in una partita senza fine, togliendomi la possibilità di andare avanti.
E io ho tutta l’intenzione di fare a pezzi questa impasse.

Non ho mai gradito gli sportivi, soprattutto i giocatori di hockey. Sono degli idioti gradassi e io ho cose più importanti di dischetti e classifiche a cui pensare. Tipo il mio futuro, quello che traballa sin dal giorno in cui mia madre si è ammalata.
John Whitman è il re dei gradassi e non me ne fregherebbe niente di lui se solo non sapessi ciò che ha fatto. Ho promesso di tenere la bocca chiusa, ma non posso tollerare la sua presenza, né intendo farlo. Peccato che mi capiti sempre tra i piedi e che non abbia alcuna intenzione di lasciarmi perdere.
Se è lo scontro che cerca, allora lo avrà. Perché, se c’è una cosa che odio più dei bugiardi, sono i codardi.
Ci sono dei momenti, nella vita di un lettore, in cui neanche tu sai cosa stai cercando, cosa vuoi leggere, dove andare... allora prendi il libro di una comfort writer e ti butti lì, tra le sue pagine. Perché a volte i posti sicuri non sono luoghi, ma persone.
Così ho deciso di andare avanti con la serie sport romance dedicata ai Pioneers e buttarmi sul secondo volume (Dopo aver letto ovviamente Misconduct).
"«[...] Mi spieghi per quale stupida ragione sei venuto alle cinque?»
Per guardarti senza che tu possa fuggire da me."
Delay of Game è un romanzo che ti entra dentro piano piano, un pezzo alla volta, il tempo di abituarsi a Whitman, il tempo di rendersi conto che oltre il suo temperamento da spaccone, c'è molto di più... tanto di più.
Però no, Delay non è solo il libro di John, ma anche quello di Brooke, una ragazza che cerca di mostrarsi forte, ma che in realtà nasconde tante insicurezze.
"Io, però, non ero mai stato il tipo che si arrende. Ero abituato a farmi il culo, a sbattere il muso contro gli ostacoli e a impegnarmi con tutto me stesso per raggiungere i miei obiettivi. E, in quel momento, il mio obbiettivo era lei."
Melissa Pratelli come sempre affronta temi molto importanti e come sempre lo fa in modo delicato, umano. In ogni riga sembra dirci: se stai passando la stessa cosa , io ti sono vicina. Io ti capisco.
Così veniamo a sapere della disabilità di un ragazzo i cui sogni non si sono spezzati, di sensi colpa, di una figlia che cerca di tenere insieme tutto, dalla sua famiglia a se stessa e di una donna che ha fatto delle scelte e che scopre che queste scelte hanno delle conseguenze.
"Lui era il nemico. Ma lo era davvero? Lo era mai stato?"
Lo stile della Pratelli è scorrevole e regala gioie sia dal punto di vista sportivo, regalandoci veri e propri momenti da veri tifosi (io non tifo mai, per loro lo farei), sia spicy situation che però non sono mai "il punto della situazione", solo il contorno a qualcosa di molto più grande.
Ho amato ritrovare alcuni personaggi di Misconduct (Dom e Blue soprattutto, ma anche gli altri ragazzi della squadra).
E soprattutto ho apprezzato il fatto che come in tutti i romance della Pratelli l'amore non è qualcosa che accade per magia, ma qualcosa che si costruisce come nella vita reale.
Delay of Game è parte di una serie sì, ma anche Autoconclusivo. Posso giurarvi però che in realtà non ne avrete mai abbastanza!
Ringrazio anche l'autrice per gli allert a inizio romanzo che riguardano una situazione un po' delicata, ma che viene comunque trattata con il dovuto rispetto. A volte cosa scrivere non è una scelta, ma un'esigenza di trama, come affrontare però un determinato argomento... ecco, quella è una scelta. 
Non mi resta che dare a Whitman e la sua Tigre lo specchio speciale!
Alla prossima,

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