Recensione: La storia di Olaf
Salve, specchietti.
Oggi parliamo di uno degli ultimi cortometraggi
originali arrivati su Disneyplus: La storia di Olaf.
Ammettiamolo: sentivamo tutti la
mancanza del nostro pupazzo di neve preferito. Olaf è una di quelle “spalle”
dei Classici che si fa amare, tanto da meritare uno spin-off a lui dedicato (e speriamo
che non sia neanche l’ultimo).
Vediamo qui la “nascita” di Olaf,
proprio all’interno di quella canzone, All’alba sorgerò, tanto amata e tanto
odiata, al punto di essere stata addirittura parodiata all’interno di Frozen
2. Lo seguiamo, poi, mentre va alla ricerca della sua identità.
La sua storia è la storia di Frozen
vista da occhi diversi. Il suo percorso alla ricerca di una sua identità si intreccia con quello degli altri
protagonisti, con Kristoff che canta a Sven nella stalla, con Anna che esce
dalla bottega dopo aver comprato abiti invernali, con la slitta inseguita dai
lupi.
Un veloce sguardo a una storia che
potrebbe sembrare banale, ma che commuove nel profondo. In un momento in cui dobbiamo
stare distanti, Olaf ci ricorda la bellezza di un caldo abbraccio.
Unico difetto di questo cortometraggio?
Troppo, troppo corto. Per fortuna, possiamo consolarci gli altri cortometraggi
e gli altri film della saga che adesso sono tutti presenti su Disneyplus.
Quattro specchi e mezzo, in attesa di
vedere altro su questo pupazzo di neve che noi tutti amiamo.
PS: state attenti alle immagini dell'estate. Ci sono un paio di scenari che conosciamo molto bene.
Alla prossima,
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