Recensione doppia: Dall'asfalto alle stelle di Antonella Malvezzo
Titolo: Dall'Asfalto alle stelle
Autrice: Antonella Malvezzo
Genere: Romance young adult
Casa editrice: Dark Zone
Pagine: 290
Prezzo ebook: 2,99
Prezzo cartaceo: 14,90
Una bellezza che corrode l’anima,
un volo infinito dall’asfalto alle stelle
Quarta di copertina:
Non è facile crescere al Cep, un quartiere popolare sulle
colline di Genova, dove si è tutti figli dello stesso destino e della stessa
madre disperata, dove ci si contamina a vicenda. E se hai sedici anni, un corpo
che sta cambiando e la voglia di urlare al mondo che non va tutto bene, non
puoi far altro che farti adottare dalla strada.
Lo sa bene Ambra, che per la voglia di trasgredire, o forse solo di cercare se stessa, incontra Spada, temuto e rispettato tra i casermoni grigi del Cep. Ostilità e sospetto, ma anche un’attrazione dalla quale sembra impossibile scappare; le paure di chi all’apparenza ha tutto, il bisogno di chi è nato senza nulla. Questa è la storia di un amore dolce e tragico e di un gruppo di amici che finiranno per diventare una famiglia. Perché c’è un’unica via per guarire dai dolori del passato e guardare con speranza al futuro, ma soprattutto per percorrere insieme quella strada chiamata “vita”.
Recensione di IrishGirl:
Ben trovati, miei cari Specchietti.
Nuova doppia recensione in casa Libri Riflessi in uno
Specchio: oggi Mil Palabras e io vi parleremo della nuova uscita rosa targata
DZ Edizioni.
“Dall’asfalto alle stelle” è lo young adult d’esordio di
Antonella Malvezzo. Curiosi di sapere cosa ne pensiamo?
Antonella ci porta nella sua Genova di metà anni Novanta,
tra i casermoni grigi del quartiere popolare del Cep. I protagonisti della sua
storia sono Ambra e Pietro Spadaro, detto Spada, nonché un gruppo di ragazzi –
Francesca, Turi, Marco e Luca – a cui, ve lo dico subito, non potrete che
affezionarvi.
Ambra è una ragazzina di quattordici anni carina, diligente
e brava a scuola, e al suo fianco vediamo sin da subito Francesca. Le due si
guardano bene dal mischiarsi con gli altri compagni della loro scuola media, la
Quasimodo, con le bambine che giocano a fare le adulte con l’abbigliamento
succinto e il trucco eccessivo e i ragazzi che fumano spinelli, girano in
motorino e si atteggiano a padroni del quartiere. In particolar modo Franci,
che i genitori hanno già portato a vivere altrove e che, solo dopo
un’incessante lotta con la figlia, hanno deciso di lasciarle comunque
frequentare le scuole al Cep.
Tutto, però, cambia nel momento in cui una mattina Ambra
decide di mettere da parte l’aria da “brava ragazza” e di avvicinarsi a quel
mondo che in fondo le ha sempre fatto un po’ timore. Così trascina Franci sul
retro della Quasimodo e si avvicina a Spada e ai suoi amici.
Un tiro di canna, una volante, la preside che arriva per
incastrare finalmente chi porta l’hashish nella sua scuola. Ecco che Antonella
Malvezzo dà il là a una serie di eventi che ci mostrano pagina dopo pagina i
tormenti di Ambra: il suo rapporto malato con il cibo, il dolore che impregna
le pareti di casa sua, quel lutto che ha cambiato per sempre la sua famiglia.
L’assenza della madre, la violenza di quel padre che una volta sapeva essere
amorevole e che invece, adesso, non solo è lo spettro di se stesso ma anche
l’ago di quella bilancia che porta Ambra verso l’autodistruzione.
Dall’altra parte, poi, c’è Spada: bello e maledetto come
piace a me, sempre pronto a stuzzicare Ambra, in bilico sulle emozioni nuove
che lei gli scatena e a cui non sa dare un nome. Un attimo vorrebbe togliersela
dai piedi, perché da quando c’è lei sembra che gli capitino solo casini,
dall’altra l’esigenza di proteggerla da quel mondo a cui è totalmente estranea
e che rischia di farle del male.
Sullo sfondo, una periferia dimenticata e abbandonata a se
stessa, la micro criminalità, lo spaccio, i club che propongono svago ai
ragazzini annoiati dalla vita, ma che finiscono per diventare teatro degli
affari loschi degli adulti.
E poi la violenza sulle donne. Dalla baby prostituzione, a
quel Giovanni violento e maniaco del controllo di cui si innamora Francesca e
che riserverà ai nostri ragazzi la più tragica delle sorprese.
Cari specchietti, “Dall’asfalto alle stelle” non è un
romanzo facile. Non fatevi ingannare dall’età dei suoi protagonisti o dalla
goliardia di alcune loro imprese, e tanto di cappello alla sua autrice per aver
deciso di affrontare determinati temi con il suo romanzo d’esordio.
Sapete, negli anni Novanta avevo più o meno la stessa età di Ambra. E come lei vivevo in un quartiere popolare, alla periferia di Roma Est. Nel quartiere in cui sono cresciuta c’è una piazza, uno spartiacque tra la zona più popolare e quella… come dire? Più tranquilla? Meno “caciarona”, come diremmo a Roma. Quella, insomma, dove non hai il vicino agli arresti domiciliari o lo spacciatore sotto al portone. Però, non è di certo una piazza, un lembo di terra che può fare davvero la differenza. Soprattutto in quella fascia di età in cui ti affacci alla “vita dei grandi” e sei chiamato a scegliere da solo, ormai, chi frequentare e chi meno. Così, pur essendo cresciuta nella parte “buona” del mio quartiere, ho visto amici perdersi per strada, qualcuno finire in giri poco raccomandabili e più di una volta ho dovuto dire qualche “no” secco. Potete quindi capire quanto mi sia ritrovata nelle parole di Antonella, nei gesti di Ambra, nelle sue paure, nell’insicurezza dell’essere voluta, amata, che spesso porta a fare errori. Ed è il motivo per cui, quando a una lettura più leggera poteva sembrare che i personaggi di comportassero o parlassero troppo da adulti, ho cercato di far mente locale, di riacciuffare i ricordi e di risentire gli odori, le calate gergali, i colori sbiaditi della mia adolescenza. E li ho ritrovati tutti, in questo romanzo.
Antonella, poi, è bravissima a tratteggiare i suoi
personaggi. Ognuno di loro vi apparirà chiaro come fosse fatto di carne e ossa.
Imparerete ad amare Turi – in assoluto il mio preferito – con la sua
malinconica dolcezza e il tormento che prova nei confronti del padre, che ama e
rispetta, ma che inizia a vedere con gli occhi di un adulto e di cui
all’improvviso riconosce le ombre. Vi arrabbierete con Marco che, diciamolo, in
fondo è un bravo ragazzo, ma che nonostante ciò non riesce a mettersi al riparo
dalla chimera dei soldi facili da fare. Vi chiederete, poi, sempre più spesso,
se credere o meno alla buona fede di Luca e ai suoi sentimenti per Ambra.
Proverete compassione e dolore per Franci. Vi sentirete, alla fine, parte di
quell’insolita famiglia di amici, un po’ acciaccata, non sempre perfetta, ma
che non lascia indietro nessuno.
Il mio personale giudizio, come avrete capito sin qui, è
perlopiù positivo. Gli appunti che mi sento di fare ad Antonella sono veramente
pochi. In generale, credo che potesse approfondire alcune situazioni legate ad
Ambra, soprattutto nel rapporto che ha con il cibo, e che la spingono verso
quel baratro da cui tenta di salvarla Spada. All’inizio sembra proprio quella
la piega che voleva dare alla sua storia, eppure, capitolo dopo capitolo,
questo lato si perde un po’ per strada.
Lo stile è ancora acerbo, in alcuni passaggi un po’ forzato,
tuttavia niente su cui Antonella non possa lavorare, visto che parliamo sempre
del suo primo romanzo. La narrazione, in terza persona con l’onnisciente, è del
resto destreggiata molto bene.
Il finale, invece, non mi ha convinta del tutto. Non per come
lo ha immaginato Antonella, ma per il poco equilibrio tra quello che accade
prima, e che viene raccontato nell’arco di alcuni anni, e il modo repentino in
cui ci mostra Ambra e Spada oggi.
Una piccola, ma di certo non per il contenuto, nota finale.
Lo so, vi starete chiedendo: “Ma quanto ha da scrivere Irish Girl, oggi?” Però
datemi solo un minuto, ché è importante.
Quello che leggerete in questo romanzo prende spunto da un
fatto di cronaca realmente accaduto e ci tengo a ringraziare Antonella per aver
parlato di uno dei mali del nostro secolo. La giustizia fa il suo corso e
punisce i colpevoli, ma sta a noi non smettere mai di tenere vivo il ricordo di
chi non c’è più, di raccontare le loro storie, di tenere alta l’attenzione
verso determinati fenomeni. Perché nessuno possa far finta di nulla o dire di
non aver capito.
Ora chiudo, lo giuro!
In generale, miei cari Specchietti, mi sento di consigliarvi
assolutamente questa nuova lettura della DZ Edizioni, certa che la divorerete
come ho fatto io in pochissimo tempo.
Ad Antonella va il mio più grande in bocca al lupo per
questo suo esordio e ad Ambra e Spada i miei quattro specchi.
Alla prossima lettura, la vostra Irish Girl.
Buon lunedì, Specchietti,
Come state?
Iniziamo la settimana con una
recensione doppia in occasione del Review Tour del romanzo di esordio di Antonella
Malvezzo Dall’asfalto alle stelle un romance young adult edito Dark Zone.
Questa è la storia di Spada e
Ambra, due ragazzini nati e cresciuti al Cep, quartiere popolare genovese, ma è
anche la storia di Marco, Turi, Franci e tutti quei ragazzi che, come loro, già
dalla nascita si trovano a dover affrontare difficoltà insormontabili anche per
un adulto qualsiasi.
Questa è una storia che
inizia il terzo anno delle scuole medie, quando non si ancora grandi, ma non si
è più bambini, quando le prime curve diventano motivo di scherno, quando la
trasgressione e il pericolo possono essere tradotti come una richiesta di
aiuto, come la voglia di richiamare l’attenzione ed essere notati, di dire “Ehi,
ci siamo anche noi qui!”.
Il sentimento di Ambra per
Spada nasce tra una coltre fitta di problemi, di sofferenza, di zero speranze
per il futuro e di desolazione. Nulla è facile per questi ragazzi, nemmeno
andare a scuola. L’esempio che dovrebbero seguire è assente o totalmente
sbagliato, perciò ci si arrangia, ci si appoggia alla spalla di un amico che
non sempre è affidabile.
Sono entrata in questa storia
in punta di piedi, sapevo che non si trattava di un romance “classico”,
diciamo, di quelli che, come ben sapete ormai, piacciono a me, ma ho voluto comunque
dare un’opportunità a una nuova autrice esordiente e a un nuovo titolo
proveniente da una delle mie CE preferite.
Non voglio dirvi che la storia
di Ambra – soprattutto – il suo passato, la sue
disillusione verso il futuro, la sua forza innata e la sua necessità di voler
vivere la sua vita da adolescente come le sue compagne di classe non mi abbia
lasciato alcuna emozione, anzi, mi sono sentita molto vicina alle sue
sofferenze e alle sue difficoltà; sono anche riuscita a capire gli
atteggiamenti di Spada, della sua strafottenza e del suo sentirsi il padrone dei
portici.
Mi sento di dire, però, che
questo romanzo non mi è entrato sottopelle come speravo, lo stile seppur molto
buono per un’esordiente, non è riuscito a scavare, secondo me, e a far emergere
quella realtà che ci viene solo raccontata attraverso degli episodi sporadici,
mentre questo tipo di storia, sempre a mio modestissimo parere, avrebbe avuto
bisogno di più approfondimenti, sia sulla questione sociale, vedi la parte
legata ai disturbi alimentari della protagonista o il rapporto di Spada con suo
padre, sia dal punto di vista romantico.
La narrazione risulta
spezzettata, come se fossero tanti pezzi di ricordi legati assieme dalla
nostalgia e dalla tristezza di quel periodo.
Un bel romanzo, quindi, che
avrebbe potuto essere bellissimo se si fosse sfruttato tutto il suo potenziale,
questo sempre secondo il mio parere.
Faccio comunque i complimenti
ad Antonella per essersi misurata con una storia così complessa al suo esordio
e le assegno tre specchi, con la speranza di leggere presto qualcosa di suo.
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