Recensione "Reykjavík Café" by Sólveig Jónsdóttir



«Per una donna i trent'anni sono un'età meravigliosa, si comincia a fare sul serio e ad assaporare il bello della vita. Peccato che non sia quasi mai veramente così. Hervör, Karen, Silja e Mía, ad esempio, sono tutte alle prese con situazioni sentimentali caotiche ed insoddisfacenti.(...) Le quattro giovani donne non si conoscono né sembrano avere molti punti in comune. A unirle è la pausa obbligata al Reykjavík Café dove, nel buio gennaio islandese, vanno a cercare un po' di calore e dove le loro storie finiranno per intrecciarsi. Finché, fra un latte macchiato e un cocktail di troppo, rovesci del destino e risate condite da improbabili consigli, ognuna troverà il modo di raggiungere la propria felicità, o qualcosa di molto vicino»Così l'editore (Sonzogno) riassume la trama di questo romanzo. Inutile dire che più della storia, a mettermi tra le mani questo romanzo è stata la meravigliosa copertina. Sì, lo so che l'abito non fa il monaco e che anche per i libri è sbagliato giudicare dalle apparenze; ma, andiamo, come si può resistere alla bellezza dell'illustrazione realizzata da Valentina Cinetto?
Nel suo primo romanzo Sólveig Jónsdóttir, giornalista islandese, racconta la storia di quattro donne, giovani adulte. Non a caso in originale il volume è intitolato Korter, ovvero un quarto. Per quanto anche Reykjavík Café faccia la sua elegante e appropiata figura, mai titolo fu più azzeccato del termine islandese. Questo perché le protagoniste (Hervör, Karen, Silja e Mía) singolarmente sono solo una parte, e insieme, senza saperlo, sono quattro componenti di una stessa storia. Apparentemente vi è un'unica cosa a unirle: quello stesso accogliente bar (il Reykjavík Café, appunto) dove tutte, seppure per ragioni e con tempi differenti, si ritrovano ad avere una pausa caffé (e non solo). Eppure, sebbene non si conoscano e non si incontrino se non per vie del tutto casuali, le quattro donne mostreranno di avere fin troppo in comune, e di condividere, senza saperlo, parti importanti della propria vita. Saranno, ignorandolo, facce diverse di una stessa medaglia.

Se vi sono rimasti dei dubbi sulla copertina italiana,
lasciateveli smontare dall'aspetto dell'originale! (;
Se dovessi dare un giudizio immediato, e a occhi chiusi, a questo romanzo, direi che l'ho davvero adorato. È assurda la capacità dell'autrice nell'intrecciare le esistenze delle sue protagoniste, costruendo un ricamo e un quadro perfetto. 
Reykjavík Café è la storia di quattro donne che si scontrano con le responsabilità e le difficoltà della vita adulta, di cui già fanno parte, con la fragilità e sensibilità della giovinezza che ancora appartiene loro. Hervör, Karen, Silja e Mía affrontano tutte, ma ognuno a proprio modo, situazioni difficili e dolorose, e imparano a loro spese a combattere per se stesse e per ciò che amano. Eppure, la speranza resta sempre la luce e il messaggio della loro esistenza.
Devo smetterla, però, di scrivere recensioni non appena ho terminato la lettura da analizzare. Ho divorato Reykjavík Café in neanche mezza giornata, tanto la storia mi aveva preso ed affascinato. È sempre bene, però, aspettare un po', schiarire la mente, perché con la lucidità giunge anche maggior consapevolezza.
Non boccio la scrittura della Jónsdóttir, che ho apprezzato, ma non posso non specificare, in questa sede, che in alcuni aspetti del suo stile è possibile notare l'inesperienza del comporre il proprio primo romanzo. Niente che non possa essere migliorato con la pratica, solo qualche aspetto da limare. Purtroppo non mi è possibile leggere la versione originale (non conoscendo l'Islandese), e non posso quindi comprendere a pieno quante di queste imperfezioni sono da associare all'autrice e quante alla traduzione. Se la Sonzogno ha fatto un capolavoro con la copertina, non mi sento di dire lo stesso per la traduzione. Ma sfortunatamente non mi è possibile dire nient'altro a questo riguardo con maggior cognizione di causa.
Una critica che mi sento di fare alla scrittrice, però, è sicuramente il non aver concesso lo stesso spazio a tutte le sue protagoniste. Alcuni personaggi, infatti, dispongono di un maggior intervallo narrativo rispetto ad altri. Personalmente, come autrice, avrei donato più attenzione alle vicende delle protagoniste lasciate un po' in disparte, e come lettrice, l'avrei apprezzato.
Reykjavík Café resta comunque una piacevole lettura che consiglio volentieri... se non altro, per esibire nella propria libreria questa bellissima copertina, che non mi stancherò mai di elogiare! (;
Buona lettura!


Commenti

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