Recensione: Game of Gods di Hazel Riley
Buongiorno Specchietti
e ben trovati!
Per la mia prima
recensione del 2024 ho deciso di parlarvi di un romanzo già molto conosciuto e
che mi aveva incuriosita sin dall’uscita per l’idea di base molto originale.
Sto parlando di Game of Gods, di Hazel Riley, uscito per la Sperling &
Kupfer a ottobre dello scorso anno – lo so, arrivo un po’ in ritardo ma la pila
della vergogna è lunga e tortuosa.
Ma vediamo
innanzitutto la trama:
Lei, che seppure ha
vissuto una vita di ristrettezze economiche ha conosciuto l’amore
incondizionato della famiglia; lui, che dopo l’abbandono della madre biologica
e la vita in orfanotrofio, ha trovato una famiglia ricchissima, ma composta da
squilibrati con l’ossessione per la mitologia greca e i giochi, che hanno
adottato una manciata di ragazzini per trasformarli nei propri soldatini. Lui
che non sa cosa sia l’amore perché non l’ha mai ricevuto e si rapporta con il
mondo tenendolo a distanza; lei, che non può fare a meno di infastidirlo,
perché la sua curiosità nei confronti della famiglia Lively e dei giochi che
organizza è più forte di ogni impulso razionale.
E sono proprio la
cocciutaggine e sfrontatezza di Haven a fare breccia nella corazza di Hades, dando
vita a un continuo gioco di sfida e provocazione, di liti e riavvicinamenti, di
attrazione e orgoglio. Passione e dolore.
Le parole non possono
davvero rendere cosa sia la relazione tra questi due personaggi e l’altalena
emotiva che si prova durante la lettura del romanzo. Per capire davvero il loro
rapporto, bisogna leggere la loro storia e innamorarsi con loro di questo
sentimento che è anche una guerra, è devozione, è presa di coscienza da
entrambe le parti, che si arrendono, solo alla fine, a quell’amore travolgente
che li ha colpiti.
Nella mia testa, Haven è ancora mia. Nella mia testa, Haven mi sorride, mi accarezza la cicatrice e mi dice che mi ama. Nella mia testa non sono un codardo e glielo dico anche io.
Hades e Haven sono
molto simili, è per questo che si scontrano di continuo ed è per questo che non
riescono, allo stesso tempo, a stare lontani l’uno dall’altra. Il percorso di
crescita che entrambi fanno nel corso della storia è evidente e importante. Lei
continua a lottare per i propri sentimenti, con quella grinta e testardaggine
che la contraddistinguono, lui continua a lottare e a infliggersi dolore pur di
proteggerla dalla sua famiglia, dalla sorte che è toccata a lui e che non
vorrebbe mai dovesse toccare anche a Haven.
Questo è l'effetto che hai su di me. Se so che in una stanza ci sei tu, tutto il resto non esiste. Ed ecco perché ho bisogno che tu mi odi, ho bisogno di farmi odiare, ho bisogno di tenerti lontana sotto ogni aspetto.
Hades è sicuramente il
personaggio con il percorso di crescita maggiore. Da ragazzo ricco e
intoccabile, quasi disgustato da tutti e anche da se stesso, riesce pian piano,
non mancando di commettere errori e di porsi in modo odioso, a volte, a scavare
dentro se stesso, ad accettare le proprie emozioni, ad accettarsi e vedersi in
modo diverso, attraverso lo sguardo di Haven. Lei è la sua Persefone e
lui, grazie a lei, impara cosa sia l’amore.
Ki egó se agapó Persefóni mou
Attorno a loro si
muovono un gruppo di personaggi altrettanto importanti e ricchi di sfumature. I
fratelli di Hades, in primis Apollo, l’opposto del primo, taciturno, timido,
riservato, che però non manca di prendersi una bella cotta per Haven. Poi
Hermes, l’anima della festa, il personaggio più divertente e assurdo di cui
abbia letto – a parte Liam, che mi ha spezzato in egual misura – e, assieme a
loro, anche se rimangono un po’ più in ombra, Aphrodite e Athena. Ecco,
quest’ultima mi è stata abbastanza antipatica e spero mi dia modo di cambiare opinione su di lei nel secondo volume della serie.
In più, abbiamo gli amici di
Haven, suo fratello Newt, la compagna di stanza Jack, Liam e Percy. Tutti hanno
un ruolo importante nella storia e ognuno di loro si fa apprezzare a suo modo.
Ma la vera incognita di
questa storia sono mamma e papà Lively, Crono e Rea. Sono molto curiosa di
scoprire se l'autrice ci farà capire qualcosa in più su
questi due, se ci saranno delle motivazioni a spingerli o dei trascorsi che li
hanno resi così come sono. E come sono, direte voi? Spaventosi, violenti,
anaffettivi, al limite della psicopatia. In realtà mi sono chiesta spesso, nel
corso della lettura, per quale motivo i figli non si siano rivoltati contro di
loro e non li abbiano mandati al diavolo una volta cresciuti abbastanza da
potersela cavare da soli. Anche in questo caso, attendo il secondo volume per
poter capire se verranno fornite le dovute spiegazioni.
In conclusione, anche
se non so se questa recensione abbia effettivamente senso, perché sono ancora
così coinvolta da non riuscire quasi a formulare pensieri di senso
compiuto, Game of Gods mi ha sorpresa, spiazzata, travolta. Era da un po’ che
un romanzo non mi catturava così tanto, al punto da volerlo leggere di continuo
e, contemporaneamente, non volerlo finire. È una storia che trascina e coinvolge
e io spero davvero che Game of Titans esca presto, altrimenti impazzirò.
Cinque specchi pieni
per questa storia che mi resterà nella testa e nel cuore ancora per parecchio
tempo.
Alla prossima recensione,
Violet Lily
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