Review Tour: Portami con te di Mariarosaria Guarino
Buongiorno Specchietti,
oggi il blog
partecipa al Review Tour di Portami con te, il nuovo romanzo di Mariarosaria Guarino,
edito More Stories.
A parlarcene è
la nostra Irish Girl.
Rabbia, dolore, senso di colpa. Dopo la morte di Chris, il suo fidanzato, Elizabeth non sa più come ricominciare a vivere. Trasferirsi in Canada le sembra un’ottima idea: in una nazione estranea, forse, potrà dimenticare, o illudersi di farlo. Justin è un dottore. O almeno lo era. Dopo un attentato in sala operatoria, mentre cercava di salvare una vita, le sue priorità cambiano drasticamente. Non ha mai voluto essere un medico e forse quell’incidente è la sua occasione per provare a voltare pagina. In Canada, dove nessuno lo conosce e forse potrà finalmente essere quello che desidera. Due vite segnate da una profonda sofferenza e legate da un filo invisibile. Perché la morte di Chris, l’incidente e l’attentato in sala operatoria sono tutti avvenimenti che li hanno portati esattamente nello stesso luogo e nello stesso momento. E allora, forse, il destino ha voluto dare loro un’occasione di salvezza e di gioia… Ma si può amare di nuovo, anche dopo un dolore così forte?
«Anche se non possiamo
essere certi di quello che la vita ci riserva,
non possiamo vivere nella
paura. Scordarsi di essere felici equivale a morire, Lizzie.»
Buongiorno
Specchietti,
eccomi a
parlarvi di un romanzo che è arrivato a me in un momento molto particolare
della mia vita.
Perdere qualcuno
a cui si è fortemente legati; qualcuno che si ama; che è stato il nostro punto
di riferimento.
Ritrovarsi a
dover continuare a vivere nonostante il lutto. Aver voglia di scomparire per
non dover affrontare il dolore. Chiudere il mondo fuori dalla porta.
Trascinarsi.
E poi sentirsi
in colpa se ci scappa un sorriso. Se la vita, in qualche modo, cerca di tirarci
fuori dall’incubo.
Chi ha
affrontato un lutto sa di cosa parlo, così come lo sa la protagonista di Portami
con te, il nuovo romanzo di Mariarosaria Guarino, edito More Stories e online
da pochissimi giorni.
Lizzie ha perso
l’unica persona che le fosse rimasta al mondo. Ha perso il suo intero mondo, a
dirla tutta. Quel ragazzo, Chris, che da anni le era accanto. Che era stato
prima un buon amico, di quelli con cui ti riesce facile aprirti, scoprirti, mostrare
il lato più vero di te, e poi il grande amore della sua vita. Chris, che
adorava quel suo lato da bambina, che si perdeva nella magia delle sue parole,
che la incoraggiava a seguire le sue due più grandi passioni: la danza e la
scrittura.
Lizzie, ormai
persa, si rintana in quella casa che condivideva con lui, si lascia avvolgere
da un plaid e dalla solitudine, annegando nel dolore e nei ricordi, fin quando
Nick, il suo migliore amico e che con lei condivide il dolore per la perdita di
Chris, non la esorta a riprendere in mano la sua vita. O quanto meno a
provarci.
«Ce la faccio se ce la fai tu».
Una frase
semplice, ripetuta decine di volte nella loro infanzia, che diviene però un
motto, un appiglio a cui sorreggersi per non perdersi del tutto.
E così la nostra
Lizzie si mette in piedi, armata di quel coraggio che in fondo la
contraddistingue, e decide di provarci.
Protagonista maschile
di questa storia, invece, è Justin.
Anche Justin ha
perso qualcuno di caro. E ha rischiato di abbandonare questo mondo lui stesso.
Abituato a
sottostare alle rigide regole di suo padre, re della neurochirurgia del nord
America, vessato dalla donna che in casa ha preso il posto di sua madre e
incastrato in un fidanzamento che di romantico non ha nulla, Justin ha rinchiuso
la sua vita in un rigido schema che lo porterà a seguire le orme di suo padre e
a dare a chi lo circonda l’unica versione di se stesso che tutti sembrano
vedere e volere.
L’incidente che
lo ha coinvolto, però, rimette tutto in discussione e una serie di coincidenze –
o molto più probabilmente il destino – lo porta sulla stessa strada e lo stesso
aereo di Lizzie.
Entrambi desideravamo ricominciare
e avevamo paura di farlo.
Immedesimarmi
nei due protagonisti di Portami con te, miei cari Specchietti, è stato molto
facile e sono certa che accadrà anche a voi se deciderete di leggere questo
romanzo.
Se da una parte
capisco il dolore di Lizzie, dall’altra conosco molto bene anche la sensazione
di chi per una vita si è dedicato completamente a recitare una parte. Quella che
gli altri si aspettavano da lui. Per non deludere, per strappare un sorriso di
approvazione in più… Perché forse è più facile così e magari quella sorta di
sudditanza è talmente radicata in noi che non ci accorgiamo di essa fin quando
qualcosa non manda in tilt in meccanismo.
Per Justin
questo avviene con l’episodio che lo ha portato a un passo dalla morte; con
quelle immagini che non vogliono lasciare la sua mente e che diventano, nel
delirio di uno stress post-traumatico difficile da superare, quasi reali. E ben
venga, Specchietti, perché ciò permette al nostro protagonista di riprendere in
mano la propria vita e quei sogni accantonati troppo presto, oltre che a
recuperare rapporti dati ormai per persi.
Sulla sua
strada, poi, come vi avevo accennato, il destino – e poi mi saprete dire se non
è davvero così – , arriva Lizzie. Lizzie che non lo conosce, che non sa nulla
della sua famiglia, che non mira di certo al suo portafoglio, che in lui vede
solo Justin. E che all’inizio lo tratta pure male.
Il loro
rapporto è vivido e vivace sin dalle prima battute e cattura il lettore portandolo
a divorare le pagine per vedere fino a quando continueranno a punzecchiarsi
prima di lasciarsi andare. È fatto di momenti teneri, di lunghe passeggiate, di
tramonti e di albe. Di confessioni fatte a occhi bassi, che denudano, che
spezzano il cuore. Di paure e attacchi di ansia. Di vita.
Ecco,
Specchietti, nel divenire amore, il rapporto tra i due protagonisti cresce
giorno dopo giorno affrontando un largo spettro delle emozioni umane, addentrandosi
nei meandri più nascosti dell’animo e cementandosi, tanto che, nel momento di
crisi, il dubbio può lasciare presto spazio alla consapevolezza dell’altro.
Ho amato tantissimo
il modo in cui Mariarosaria ha costruito tutto questo: senza mai dare nulla per
scontato e senza la paura di mostrare le fragilità non solo della sua
protagonista, ma anche di Justin, in barba a chi pensa che un uomo, soprattutto
il protagonista di un romance, debba essere solo testosterone puro. Perché, almeno
per quello che mi riguarda, un bel fisico non è nulla senza la profondità d’animo.
E ho amato, anche
e soprattutto, la delicatezza con cui ancora una volta è riuscita a trattare la
morte.
Chi conosce l’autrice
lo sa, Mariarosaria ci regala sempre una buona dose di dramma nelle sue
storie, e non nego che dopo il primo capitolo la tentazione di scriverle “Ehi, la
facciamo finita o no?” non sia stata forte; come al solito, però, mi sono
armata di coraggio e fazzoletti, sapendo che a quel dolore sarebbe seguita una
nuova vita, una rinascita. E anche questa volta non sono stata smentita.
Quindi, miei adorati Specchietti, a Mariarosaria Guarino e ai suoi ragazzi vanno i miei quattro specchi.
Io vi esorto a leggere Portami con te – per cui ringraziamo More Stories che ci ha fornito una copia del romanzo e Serena per averci coinvolte nel Review Tour – e a raccontarmi cosa ne pensate di questo romanzo.
Vi lascio con questa ultima, bellissima citazione e saluto Mariarosaria, aspettando di poter leggere la sua prossima storia:
«Cosa intendi?»
«Non è la fine di ogni cosa,
rappresenta solo un passaggio, è un pezzo di della nostra vita che si chiude
per consentirci di ricominciare e guardare il mondo con occhi nuovi il mattino
seguente. È meraviglioso quanto il sorgere del sole, perché ci ricorda che abbiamo
vissuto».
Vi auguro
infiniti crepuscoli e infinite albe.
A presto, la vostra
Irish Girl
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