Recensione: Peter Pan & Wendy
Salve, specchietti!
In attesa dell’arrivo nelle sale cinematografiche del
live-action della Sirenetta, oggi parliamo di un altro live-action di casa
Disney, pubblicato, questa volta, su Disneyplus. Si tratta di Peter Pan
& Wendy.
In questo film diretto David Lowery, una ragazzina che ha
paura di lasciare la casa natia, Wendy Darling, incontra Peter Pan, un ragazzo
che si rifiuta di crescere. Insieme a lui, ai propri fratelli e alla fatina
Trilly intraprende un viaggio verso il magico mondo dell’Isola che non c’è,
dove si imbatte nel malvagio pirata Capitan Uncino e si lancia in una
pericolosa ed emozionante avventura che le cambierà la vita per sempre.
Della storia di James Matthew Barrie sono state fatte così
tante versioni cinematografiche da perderne il conto, alcune più fedeli, alcune
dai caratteri più fantasiosi (basti pensare, ad esempio, a Hook – Capitan
Uncino con il meraviglioso Robin Williams o a Neverland – Un sogno per
la vita che vede Johnny Depp nei panni del creatore di Peter Pan).
Quel che è certo è che tutti, ma proprio tutti, conoscono la
storia del ragazzo che non vuole crescere. E conoscono il suo acerrimo nemico:
il temibile pirata Capitan Uncino.
Anche i fratelli Darling hanno sentito raccontare tante volte
quella storia prima di andare a letto. Perciò, quando un ragazzo capace di
volare arriva nella loro stanza in cerca della sua ombra, essi non esitano
neppure un attimo a seguirlo sull’Isola che non c’è.
La rotta la sappiamo tutti: seconda stella a destra e poi
dritto fino al mattino. Per volare bastano un po’ di polvere di fata e una
manciata di pensieri felici.
Wendy non ha dubbi: i suoi pensieri felici sono quelli di quando era bambina. Perché lei, ancora di più dei suoi fratelli, non vuole crescere.
Wendy si prende una sua centralità in questa storia. Lei
affronta Capitan Uncino, affronta lo stesso Peter Pan, è lei a portare una
morale al film e si guadagna a pieno diritto il proprio nome nel titolo.
Mi ha colpito molto come, al termine della pellicola, i suoi
pensieri felici cambino: non pensa più a come era bello essere bambini, ma a
come sarà bello crescere e invecchiare.
Accanto a lei, anche la fatina Trilli subisce una
maturazione. Tradizionalmente sempre molto gelosa nei confronti di Wendy,
diventa qui la sua prima complice e alleata contro un Peter Pan un po’ troppo
egocentrico o, come viene definito nello stesso film, “sbruffone”.
Peter Pan non diventa, però, il “cattivo” della situazione, anche se assistiamo a una certa rivalutazione del personaggio di Capitan Uncino, anche se il confine tra bene e male si fa, in questa pellicola, meno netto. La “cattiveria”, se così si può definire, dimostrata da Peter Pan, non è altro che una litigata tra amici, come succedono nelle storie di tutti i giorni.
Quante volte, tra i banchi di scuola, abbiamo litigato con il
nostro migliore amico per delle banalità che, al giorno dopo, non ci ricordavamo
nemmeno? L’importante è comprendere l’errore e saper rimediare.
Non ci dobbiamo dimenticare che questo è un film per un pubblico molto giovane e, quindi, ben vengano i cambiamenti se i tempi sono cambiati da quando James
Matthew Barrie ha scritto il suo romanzo, se i bambini di oggi hanno bisogno di
insegnamenti che andavano troppo oltre per i bambini di decenni fa.
Emblematiche, in tal senso, sono quelle piccole non tanto
modifiche quando direi piuttosto aggiunte che ritroviamo nel gruppo dei Bimbi
Sperduti. Ne entrano a far parte delle bambine, come Wendy giustamente
sottolinea, perché i bimbi di oggi vedano che non ci sono distinzioni tra
giochi da maschi e da femmine, che si può giocare tutti insieme. Inoltre, uno
dei bimbi sperduti è affetto dalla sindrome di Down. E in esso i piccoli
spettatori potrebbero ritrovare quel compagno di scuola che hanno preso in giro
più volte o magari quel bambino che incontrano sempre al parco con cui, però,
faticano a entrare in relazione.
Tornando a Capitan Uncino, mi è piaciuta molto la profondità
che è stata data al personaggio. Si è scavato di più sulla motivazione che lo
ha portato a odiare Peter Pan. Le sue gesta sono mosse più dal dolore che dalla
cieca rabbia. E Jude Law è stato eccezionale nel ruolo.
Per il resto, ritroviamo tutti, ma proprio tutti gli elementi
della favola classica. Si vedono le sirene e gli indiani (anche se per entrambi
il minutaggio è ridotto a soli pochi secondi), Giglio Tigrato è fedelmente
accanto a Peter Pan e ai bimbi Sperduti, c’è Nala a fare la guardia alla casa
dei Darling, c’è il coccodrillo che si è divorato la mano di Uncino insieme al
suo orologio e ci sono le conseguenti fobie di Uncino in merito.
Peter Pan & Wendy è un film semplice, che non pretende di passare per un capolavoro
o per il miglior adattamento di questa storia. È un film che va a svecchiare il
cartone animato prodotto dalla stessa Disney negli anni del dopoguerra (e, per
forza di cose, terribilmente datato) e, a mio avviso, riesce perfettamente nel
lavoro che si è prefissato.
Per questo gli assegno i miei cinque specchi.
Alla prossima,
-IronPrincess
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