Recensione: Ms. Marvel
Salve, Specchietti!
Oggi sono qui per parlarvi dell’ultima serie Marvel in streaming su Disneyplus: Ms. Marvel.
“Ms. Marvel” di Marvel Studios è una serie originale che introduce Kamala Khan, un’adolescente americana musulmana che vive a Jersey City. Giocatrice di videogiochi accanita e vorace scrittrice di fan-fiction, Kamala è una fan dei supereroi con un’immaginazione smisurata, soprattutto quando si tratta di Captain Marvel. Eppure, Kamala non si sente a suo agio a scuola e nemmeno a casa, almeno finché non ottiene dei superpoteri. La vita può solo migliorare con i superpoteri, giusto?
Nella continua sperimentazione di nuovi generi che sta
caratterizzando tutta la fase 4, i Marvel Studios ci hanno condotto,
nelle ultime settimane, nel fantastico mondo delle serie teen. Ma state bene
attenti a non sottovalutare questo prodotto, perché è molto più di quanto una
semplice etichetta potrebbe definire.
E proprio la lotta contro le etichette e le classificazioni è
una delle tematiche più importante dello show.
La protagonista, Kamala Khan, è una ragazzina di 16 anni di
Jersey City. Di origini pachistane, ma nata e cresciuta in America, si ritrova
a metà tra quello che la sua famiglia e l’intera comunità musulmana si
aspetterebbero da lei e la sua vita da tipica adolescente americana, con i suoi
amici e le sue passioni, in particolare il suo sproporzionato amore per gli
Avengers e per Carol Danvers nello specifico.
E, lasciatemelo dire, cari specchietti, qui Kamala ha
conquistato il mio cuore. Come si fa a non empatizzare con qualcuno che va in
giro con magliette nerd, ha le pareti della stanza tappezzate di poster di
Captain Marvel e di altri supereroi e trascorre il proprio tempo libero a
caricare video su YouTube in cui parla degli Avengers? Kamala è praticamente me
a 16 anni (se solo l’MCU fosse già esistito quando avevo 16 anni, ma possiamo
applicare il principio a qualsiasi altra ossessione adolescenziale… e non
solo).
Kamala Khan è praticamente Iman Vellani e Iman Vellani è
Kamala Khan. Attrice e personaggio si fondono in un solo essere, tanto che è
quasi impossibile distinguere dove finisce l’una e dove inizia l’altra.
Entrambe pachistane cresciute in America, entrambe superfan della Marvel/degli
Avengers, entrambe alle prese con qualcosa più grande di loro. Perché, se da
una parte Kamala deve confrontarsi con le gioie e i dolori dell’avere dei
superpoteri, dell’altra la Vellani si trova a fronteggiare il suo primo ruolo
importante e possiamo dire che ci riesce in maniera eccelsa.
L’accesa immaginazione di Kamala si riflette in animazioni
che ho adorato e che accompagnano tutto il suo fantasticare, specie nel primo
episodio. Caratteristica che rende più fresca e divertente la serie, ma non superficiale.
Perché, come succede a Kamala, anche noi siamo costretti a scontrarci con la realtà
e la realtà qui è rappresentata dal mondo pachistano. L’attenzione alla cultura
pachistana/musulmana è maniacale, la telecamera si sofferma sui dettagli all’apparenza
più insignificanti ma che contribuiscono a farti entrare in questo mondo a
360°. E lì dove le immagini non arrivano, ci pensano le parole, specie quelle
di Nakia, la migliore amica di Kamala, musulmana come lei e che indossa con
orgoglio l’hijab.
- Come fai a farla sembrare così facile?
- Facile? Non è affatto facile. Per tutta la vita sono stata troppo bianca per alcune persone e troppo etnica per altre ed è stato davvero frustrante. Fa schifo stare in mezzo. E quando ho indossato questo speravo di far tacere un po’ di persone, ma ho realizzato che non dovevo dimostrare niente a nessuno. Quando lo indosso mi sento me stessa. Ho un obiettivo.
Nakia da un lato, ma dall’altro lato c’è Bruno, il mio
personaggio preferito della serie – dopo Kamala. Bruno è un piccolo genio, l’«uomo
sulla sedia» di Kamala, come lo definirebbe Ned, il primo a scoprire dei suoi
poteri e ad aiutarla a capire come gestirli. Bruno è il classico migliore amico
segretamente innamorato della ragazza e bastano i suoi sguardi e la sua gelosia
nei confronti di Kamran per farci accorgere di ciò che prova, senza che lui debba
dire nulla in merito.
Se Kamala ha bisogno di aiuto, però, oltre ai suoi amici può chiedere una mano alla sua famiglia. Madre, padre e perfino il fratello maggiore Amir hanno un ruolo fondamentale nella vita della ragazza, così come la nonna, pur vivendo ancora a Karachi.
Ecco, se dovessimo trovare una sola parola per definire questa serie, sarebbe «famiglia». Si succedono diverse scene di vita familiare, dalle litigate con i genitori tipiche dell’adolescenza a scene molto commoventi, di amore familiare che supera ogni ostacolo. Mi è piaciuto in modo particolare come i genitori stessi di Kamala siano fondamentali nella costruzione di una sua identità da supereroina e come imparino a fidarsi di lei, e a lasciarla andare per la sua strada, pur continuando a tenerla d’occhio.
Kamala cresce, Kamala sboccia in poche puntate e trova un suo
posto nel mondo, il posto che ha sempre voluto ma che comporta molte più difficoltà
di quanto si sarebbe mai immaginata. Ecco che la serie stessa ci crea dei
parallelismi tra il promo e l’ultimo episodio, proprio per farci vedere che
cosa è cambiato e come quella «ragazzina pachistana di Jersey City» abbia preso
consapevolezza.
Insomma, Ms. Marvel è una serie fresca, ma allo stesso
tempo con tematiche che colpiscono al cuore, frizzante ma riflessiva, «cosmica»
ma con i piedi ben piantati per terra, una serie di origini, ma ricca di
riferimenti ed Easter Egg all’interno mondo Marvel.
Per tutti questi motivi, non posso non assegnarle lo specchio
speciale.
Alla prossima,
Iron Princess
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