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Recensione "A Series Of Unfortunate Events"


Lo so, lo so: nelle ultime settimane ne abbiamo sentito parlare in tutte le salse e ora già non ne possiamo più. Ma eravamo stati avvisati di non guardare lo show, e visto che abbiamo deciso di ignorare gli avvertimenti e proseguire a nostro rischio e pericolo, ora il minimo che possiamo fare è prenderci le responsabilità per la nostra scelta e accettarne le conseguenze.

Per chi si chiedesse che faccia abbia il vero Lemony Snicket
eccolo in un cameo all'interno della serie tv tratta dai suoi
romanzi.
A Series Of Unfortunate Events (Una serie di sfortunati eventi) è il nuovo adattamento della serie di tredici romanzi di Lemony Snicket (pseudonimo di Daniel Handler). Nel 2004 è uscita la versione cinematografica Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi, che riassume i primi tre libri della saga. Ben dieci anni dopo, nel 2014, Netflix e Paramount Television annunciavano la produzione di una serie tv. La prima stagione è stata rilasciata lo scorso 13 gennaio e riprende solo i primi quattro romanzi.

Per chi non ha letto i libri, visto il film e ha vissuto sulla luna nell'ultimo mese, è utile ricordare che la storia racconta le sfortunate vicende degli altrettanti sventurati e incredibilmente geniali fratelli Baudelaire: Violet (sedici anni), Klaus (quattordici) e la neonata Sunny. Dopo l'inaspettato e tragico incidente che li ha resi orfani, e aver perso casa e famiglia in un incendio, i tre si trovano invischiati in una sventurata serie di assurde e agghiaccianti vicende, e scoprono che i loro genitori avevano fin troppi e oscuri segreti che per anni hanno tenuto nascosti. Ora, però, quei segreti iniziano lentamente a tornare a galla, e le vite degli orfani sono in costante pericolo. Mentre cercano di sopravvivere e scoprire cosa si cela dietro al misterioso incidente che ha sconvolto le loro vite, i Baudelaire dovranno anche trovare il modo di scappare dalle grinfie del malvagio conte Olaf, pronto a tutto pur di intascare la loro eredità.


La cosa interessante di questa serie tv è che gli spettatori ne hanno pareri molto contrastanti, ma non ci sono vie di mezzo: o la si ama o la si odia. Io, ad esempio, l'ho adorata. A iniziare dalla sigla, di cui la traduzione italiana è abbastanza inascoltabile, ma la versione originale inglese è a dir poco geniale. Non è solo il fatto che cambi a ogni episodio perché funge anche da previously on, è che nella sigla sono inseriti praticamente tutti gli elementi che compongono la serie tv: c'è il ritmo fastidioso e il suono quasi dissonante, che dà quasi fastidio ascoltare e che allo stesso tempo intriga, appassiona e crea quasi dipendenza, tanto che dopo averla ascoltata non puoi più farne a meno.
C'è il clima assurdo, tragico, sarcastico e ironico tipico della storia e che lo show televisivo è riuscito a rendere a perfezione. C'è la rottura della quarta parete, un continuum non solo nei libri (dove l'autore non perde occasione per far sentire la propria voce), ma una costante anche nella serie tv, dove Lemony Snicket appare in continuazione a interrompere la narrazione con uno dei suoi interventi (un po' troppo frequenti per non dare, alla fine, un po' sui nervi). Insomma, è già sufficiente guardare e ascoltare la prima sigla per cogliere l'anima dello show.
Ebbene lo ammetto:
sono innamorata di questo
personaggio!
Ma non è solo questo: la serie ha molto di più. Oltre ai tantissimi elementi della trama, della sceneggiatura, dei personaggi (e tanto altro) che la rendono unica e particolare, troviamo i temi trattati, primo fra tutti l'infanzia e l'adolescenza, e la svalutazione e il poco ascolto che dagli adulti ne viene fatto. Ma ovviamente non mancano il coraggio, l'intelligenza, l'amicizia, la famiglia, l'affetto, il mistero, la perdita, la morte, il dolore, la cattiveria, l'ingiustizia, e molto ancora.
Fantastici sono i tantissimi personaggi, che si possono amare o odiare, ma è impossibile non apprezzarli. Nella loro assurdità portata all'estremo, sono così vivi, umani, reali, che restarne ammirati è l'unica reazione possibile. E a tutto questo si accosta, ovviamente, una recitazione fantastica da parte degli attori dai volti più o meno noti.
Un eccellente lavoro è stato fatto anche nella costruzione delle scene, negli effetti speciali, nelle inquadrature, e in ogni piccolo singolo aspetto che rende grande una serie tv.
A Serie Of Unfortunate Events è uno show da (non) guardare, che può essere amato o odiato, e la cui stranezza e assurdità può disorientare e causare repulsione, o affascinare e rendere dipendenti. È innegabile, però, la qualità del prodotto, che merita sicuramente almeno una chance. E poi quando mai siamo stati bravi a seguire un buon consiglio?
Buona visione!



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