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Anteprima: recensione "Mior" by Simon Rowd


Non è la nostra razza a stabilire chi siamo.
Lo scegli tu.
(Mior - Simon Rowd)


Quando mi è stata proposta questa recensione in anteprima, ammetto che non mi ero ancora mai immersa nel mondo dei drow. Non ho esitato a colmare al più presto questa mia mancanza, affrettandomi ad acquistare il primo volume della trilogia. Credo sia giusto quindi spendere alcune parole anche per il libro che da inizio alla storia.
Dopo un breve prologo, Mior riprende la trama da dove Drow l'aveva interrotta. Due mesi sono trascorsi dalla morte ufficiale di Eric Arden, due mesi che il giovane drow ha trascorso nascondendosi nei degradati bassifondi di Estrielle, in balia della solitudine e del suo lato oscuro fatto di rabbia e rancore. Non sa che le rovine della sua vecchia vita stanno per essere sconvolte da un nuovo terremoto. Parti buie di un misterioso passato stanno infatti pericolosamente riemergendo, e questa volta niente sarà più come prima.
Devo ammettere che scrivere questa recensione non mi è del tutto facile. Se infati vi sono state volte in cui, essendomi fatta un'idea precisa di un'opera, ho lasciato la penna correre tranquilla, su Mior (e la trilogia in generale) trovo delle piccole difficoltà nel dare un unico giudizio preciso. Questo perché sono davvero molti gli aspetti da tenere in considerazione e che, se da un lato arricchiscono il romanzo, dall'altro fanno oscillare l'ago della bilancia.
Nella struttura narrativa, Mior riprende molto il volume che lo precede. Entrambi i romanzi, infatti, presentano una parte iniziale in cui vengono poste le basi su cui si svolgerà l'intreccio che forma la trama, e che verrà totalmente sbrogliato nei capitoli finali (per poi sfociare nell'epilogo, che lascia aperta la porta verso il libro successivo). Mentre su Drow ho trovato questa prima metà lenta e a tratti noiosa (ma fondamentale), poiché incentrata sul racconto dell'innamoramento di Eric e Sophie, nel secondo volume questa stessa parte mi è parsa decisamente più intrigante e misteriosa. Non vengono, infatti, unicamente poste le fondamenta su cui verrà costruita la storia narrata, ma il lettore si scontra fin da subito con i quesiti che saranno poi risolti alla fine del libro. Fin da subito quindi si crea quell'effetto di suspance e forte curiosità che tiene il lettore incollato alle pagine, e che nella lettura del romanzo precedente ho provato a partire dalla seconda metà.
Personalmente credo che Mior, nonché l'intera trilogia di cui esso fa parte, abbia grandi potenzialità, e non solo a livello di trama. Nello stile, ad esempio, è percepibile un miglioramento, una crescita tra il primo e il secondo libro. Anche la capacità di saper muovere personaggi diversi, gestendo intrecci differenti ma che si incastrano tra loro, è da notare. Eppure credo che Simon Rowd abbia ancora qualche aspetto da migliorare nella propria scrittura per raggiungere il livello e la perfezione che merita. Più che una critica, questo è un incoraggiamento. In alcuni aspetti questa mancata limatura è percepibile in diversi aspetti. Alcune svolte della trama, ad esempio, possono risultare leggermente macchinose. Sono visibili, comunque, gli sforzi dell'autore nel trovare una giustificazione, logicità e continuità per ogni aspetto del racconto, simbolo che lui stesso vi si è interrogato (e ciò è lodevole, non essendo da tutti); ma manca ancora quella completa e perfetta fluidità, data unicamente dall'esperienza. Drow è la trilogia d'esordio di Simon Rowd, e di questo si deve tener conto. Ovviamente, perciò, difetta dei benefici dell'esperienza dati unicamente dalla lunga pratica; ma l'essere riuscito a raggiungere questi livelli nelle sue primissime opere è un merito che deve essere riconosciuto con entusiasmo all'autore.
Un altro aspetto che personalmente avrei maggiormente smussato sono i personaggi. Non fraintendetemi, non li sto criticando in tutto. Gli attori che Drow e Mior mettono in gioco, oltre a essere molteplici (ho già citato l'abilità dell'autore nel muoverli e gestirli tutti), sono persone che si scontrano con aspetti della propria esistenza, diversi, inaspettati e spesso più grandi di loro. Sono individui in crescita, e presentano una certa complessità. E questo è sicuramente notevole. Anche qui, però, vi sono dei leggeri e/o momentanei cali, riconducibili comunque alla giovane inesperienza dell'esordiente. Niente di irreparabile con il tempo e la pratica, quindi.
Un'ultima finestra vorrei aprirla sullo stile, già citato in precedenza. Drow, primo volume della trilogia, nasce come libro auto pubblicato, e poi riproposto da un editore. "Purtroppo" la copia in mia possesso è già targata ElectaYoung: mi sarebbe piaciuto averne una nella prima versione per sperimentare lo stile originario dell'autore. Prestando attenzione, comunque, è possibile cogliere le limature frutto del successivo editing. Mi sento di dire, però, che la penna di Rowd è di base molto buona.
Giunta alla fine della mia recensione, ci tengo a rimarcare un concetto che ho sostenuto per tutta la sua stesura, ovvero la validità di Mior e della trilogia Drow in generale. Come scritto in precedenza, questa è una storia che ha grandi potenzialità, su diversi livelli. Forse, se non fosse stato vittima della grande fretta dell'attuale editoria italiana, l'autore avrebbe conquistato gradini ancora più alti; o forse se si avesse aspettato troppo i libri non avrebbero ottenuto il successo raggiunto. Di certo continuerò a seguire con interesse ed entusiasmo la trilogia, aspettando impaziente il terzo capitolo, e la carriera scrittoria di Simon Rowd, curiosa di vedere quali sorprese ci riserverà ancora la sua penna. Con altrettanto calore, inoltre, suggerisco a tutti voi di correre in libreria il prossimo 5 aprile!
Buona lettura!



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