Recensione "UnREAL"
A quanti di noi, vittime della noia, della curiosità, della stanchezza mentale o dell'amore per il trash, non è mai capitato di guardare una puntata del peggio dei reality show, e magari di appassionarcisi pure? Che siano bellone in lizza per un tronista, baldi giovani chiusi in una casa con delle telecamere, o ragazzine in dolce attesa, sfido chiunque a esserne uscito indenne. Se ognuno, però, ha avuto modo di sperimentare come spettatore il mondo dei reality, sono quasi certa che siano molti meno i membri del pubblico che si sono chiesti cosa ci fosse effettivamente dietro allo schermo.
È proprio da questo quesito che nasce la serie tv UnREAL. Sbarcata sulla rete Lifetime nel giugno 2015, la dark commedy-drama, che per ora conta di soli 10 episodi, è già stata rinnovata per una seconda stagione. Come si evince dal titolo, lo show gioca interamente sullo scontro e l'ambiguità fra ciò che è reale e quel che è finzione. La serie è interamente ambientata sul set di un reality, Everlasting, e segue la produzione di quest'ultimo. Due parole su Everlasting: esso ricalca in modo più che palese il programma The Bachelor. Creato nel 2002 e trasmesso dall'ABC, The Bachelor, con le sue 19 stagioni e i suoi numerosissimi spin-off, ha fatto la storia dei reality americani. Sul suo set, sotto lo sguardo attento delle telecamere, un nugulo di donne si contendono il belloccio di turno, a cui ovviamente non possono mancare anche fama e ricchezza. Questa è, appunto, la struttura ricalcata da Everlasting. Ma UnREAL è molto di più.
Se l'accavallarsi di questi diversi programmi inizia a far confusione nelle vostre menti, complimenti: siete appena entrati nell'anima dello show.
Come scritto in precedenza, UnREAL racconta la realizzazione del reality Everlasting dal punto di vista dei producer, ovvero coloro che devono guidare e "modellare" i partecipanti al programma, per farli agire in un modo che il pubblico abbia voglia di vedere. A essere mostrato, però, non è solo il mondo del dietro le quinte, ma anche quello che viene ripreso dalle telecamere di Everlasting, nonché la vita "reale" dei produttori e concorrenti. Il racconto, cioè, viene realizzato su più e diversi livelli, ed è (anche) con questo che si realizza il confronto/scontro tra finzione e realtà. I protagonisti della serie, perciò, non sono solo Adam, il rampollotto inglese conteso dalle partecipanti al programma, e le "sue" donne, ma anche Quinn, la produttrice esecutiva, Jeremy, cameramen ed ex fidanzato di Rachel, e Rachel Goldberg, producer talentuosa che ha concluso la stagione passata del reality con un crollo di nervi e una scenata che ha rischiato di far chiudere il programma. È sul personaggio di Rachel che voglio soffermarmi un attimo. Non è l'unica figura a meritare questa maggiore attenzione, ma è decisamente la più complessa. Nel corso della stagione, infatti, ci vengono mostrate diverse sfumature della sua persona; tutte, nonostante la loro diversità, sempre coerenti e possibili. Conosciamo, perciò, una Rachel fragile, schiacciata dal peso delle sue responsabilità, una vittima degli errori del passato, una Rachel mentalmente instabile e presumibilmente malata, e una burattinaia, talentuosa manipolatrice, che proprio di questo teatrino, e dell'esserne padrona, ha bisogno per vivere. È affascinante vedere come vengono sviluppate tutte le diverse sfumature che rendono così meravigliosamente complesso il suo personaggio. Malattia e talento, giusto e sbagliato si alterano e confondono in continuazione. Nel mostrare il peggio che le persone possono offrire (che, ironia della sorte, nello show è definito "buona televisione"), la serie riesce a mettere in discussione lo spettatore stesso.
Molto bello è il discorso riguardante gli stereotipi, sfruttati dai producer nella realizzazione del reality, ma di cui loro stessi si ritrovano inesorabilmente a essere vittima (a questo proposito, ho molto apprezzato la storyline di cui Quinn è protagonista).
Un'ultima lancia va infine spezzata a favore del finale, uno dei pochi season finale che mi ha lasciato totalmente soddisfatta, pur mantenendo l'attesa e la suspance per la seconda stagione. Bella, non c'è altra parola con cui definirei la 1x10.
UnREAL è una di quelle serie che, sull'onda dell'entusiasmo, consiglierei a tutti, nonostante resta un prodotto alquanto di nicchia. Eppure, credo che chiunque potrebbe cogliere, e restare colpito da, uno dei tanti aspetti di questo show.
Buona visione!
È proprio da questo quesito che nasce la serie tv UnREAL. Sbarcata sulla rete Lifetime nel giugno 2015, la dark commedy-drama, che per ora conta di soli 10 episodi, è già stata rinnovata per una seconda stagione. Come si evince dal titolo, lo show gioca interamente sullo scontro e l'ambiguità fra ciò che è reale e quel che è finzione. La serie è interamente ambientata sul set di un reality, Everlasting, e segue la produzione di quest'ultimo. Due parole su Everlasting: esso ricalca in modo più che palese il programma The Bachelor. Creato nel 2002 e trasmesso dall'ABC, The Bachelor, con le sue 19 stagioni e i suoi numerosissimi spin-off, ha fatto la storia dei reality americani. Sul suo set, sotto lo sguardo attento delle telecamere, un nugulo di donne si contendono il belloccio di turno, a cui ovviamente non possono mancare anche fama e ricchezza. Questa è, appunto, la struttura ricalcata da Everlasting. Ma UnREAL è molto di più.
Se l'accavallarsi di questi diversi programmi inizia a far confusione nelle vostre menti, complimenti: siete appena entrati nell'anima dello show.
Come scritto in precedenza, UnREAL racconta la realizzazione del reality Everlasting dal punto di vista dei producer, ovvero coloro che devono guidare e "modellare" i partecipanti al programma, per farli agire in un modo che il pubblico abbia voglia di vedere. A essere mostrato, però, non è solo il mondo del dietro le quinte, ma anche quello che viene ripreso dalle telecamere di Everlasting, nonché la vita "reale" dei produttori e concorrenti. Il racconto, cioè, viene realizzato su più e diversi livelli, ed è (anche) con questo che si realizza il confronto/scontro tra finzione e realtà. I protagonisti della serie, perciò, non sono solo Adam, il rampollotto inglese conteso dalle partecipanti al programma, e le "sue" donne, ma anche Quinn, la produttrice esecutiva, Jeremy, cameramen ed ex fidanzato di Rachel, e Rachel Goldberg, producer talentuosa che ha concluso la stagione passata del reality con un crollo di nervi e una scenata che ha rischiato di far chiudere il programma. È sul personaggio di Rachel che voglio soffermarmi un attimo. Non è l'unica figura a meritare questa maggiore attenzione, ma è decisamente la più complessa. Nel corso della stagione, infatti, ci vengono mostrate diverse sfumature della sua persona; tutte, nonostante la loro diversità, sempre coerenti e possibili. Conosciamo, perciò, una Rachel fragile, schiacciata dal peso delle sue responsabilità, una vittima degli errori del passato, una Rachel mentalmente instabile e presumibilmente malata, e una burattinaia, talentuosa manipolatrice, che proprio di questo teatrino, e dell'esserne padrona, ha bisogno per vivere. È affascinante vedere come vengono sviluppate tutte le diverse sfumature che rendono così meravigliosamente complesso il suo personaggio. Malattia e talento, giusto e sbagliato si alterano e confondono in continuazione. Nel mostrare il peggio che le persone possono offrire (che, ironia della sorte, nello show è definito "buona televisione"), la serie riesce a mettere in discussione lo spettatore stesso.
Molto bello è il discorso riguardante gli stereotipi, sfruttati dai producer nella realizzazione del reality, ma di cui loro stessi si ritrovano inesorabilmente a essere vittima (a questo proposito, ho molto apprezzato la storyline di cui Quinn è protagonista).
Un'ultima lancia va infine spezzata a favore del finale, uno dei pochi season finale che mi ha lasciato totalmente soddisfatta, pur mantenendo l'attesa e la suspance per la seconda stagione. Bella, non c'è altra parola con cui definirei la 1x10.
UnREAL è una di quelle serie che, sull'onda dell'entusiasmo, consiglierei a tutti, nonostante resta un prodotto alquanto di nicchia. Eppure, credo che chiunque potrebbe cogliere, e restare colpito da, uno dei tanti aspetti di questo show.
Buona visione!
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