Recensione: Spider-Man - Across the Spiderverse
Salve, specchietti!
Oggi siamo qui per parlare di un
film di animazione… ma non c’entra la Disney. Un film sui supereroi… ma non
c’entra la Marvel. Si tratta dell’ultimo prodotto di casa Sony
sull’arrampicamuri per eccellenza: Spider-Man: Across the Spiderverse.
Miles Morales ritorna per il nuovo
capitolo della saga sullo spider-verso vincitrice dell’Oscar, Spider-Man:
Across the Spider-Verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man
di quartiere a tempo pieno di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso dove incontra
la Spicer Society, una squadra di Spider-Persone incaricate di proteggere
l’esistenza stessa del Multiverso. Ma quando gli eroi si scontrano su come
affrontare una nuova minaccia, Miles si troverà contro le altre Spider-Persone e
dovrà fare tutto da solo per salvare le persone che ama di più. Tutti possono
indossare la maschera – è come indossi la maschera che fa di te un eroe.
C’era un tempo in cui era quasi
scontato che l’Oscar per il miglior film d’animazione venisse vinto da un prodotto
di Disney o Pixar. Poi è arrivato Spider-Man un nuovo universo. La
ricetta vincente? Unire il più famoso e amato supereroe a uno stile di
animazione unico nel suo genere. Anzi, a una pluralità di stili di animazione. E
perché non esagerare con il numero di supereroi? Insomma: tanti Spider-Man,
tanti stili di animazione (uno per ogni Spider-Man o per ogni universo
coinvolto) e un’ottima trama sono stati gli ingredienti che hanno reso quel
film uno dei migliori cinecomic esistenti (non a caso è il cinecomic preferito
di James Gunn e il film su Spider-Man preferito di Tom Holland).
È possibile replicare un successo
del genere? Sì e Spider-Man: Across the Spiderverse ne è la prova. Non solo
è riuscito ad arrivare a quello stesso livello, ma ha alzato ancora l’asticella.
Non starà qui a parlarvi dei vari
riferimenti agli altri universi (cinematografici e non, fumettistici e non) di Spider-Man
perché meritate di godervi la sorpresa. Vi basta sapere, però, che anche un “neofita”
che conosce poco o nulla del personaggio, avrà qualcosa che lo farà sobbalzare
sulla sedia. Se siete dei grandi fan, poi, preparatevi a non stare fermi un attimo
perché è tutto una continua strizzata d’occhio.
La trama riprende un anno e mezzo
dopo la fine del primo film. Ritroviamo Miles Morales, su Terra-1610, come
unico Spider-Man, che cerca di barcamenarsi tra le sue responsabilità da supereroe,
la scuola e le alte aspettative dei genitori.
Soprattutto, però, ritroviamo Gwen,
su Terra-65 che prova ad andare avanti senza un amico, dopo che il suo Peter è
morto e, soprattutto, dopo che ha dovuto dire addio a Miles, bloccato in un
altro universo, l’unico a cui si sia avvicinata dopo aver perso il suo migliore
amico. A peggiorare le cose c’è suo padre, il Capitano Stacy, che dà la caccia
a Spider-Gwen, ritenendola responsabile della morte di Peter Parker.
La sequenza iniziale con Gwen è una
delle più belle cose mai viste su schermo. In pochi minuti si concentrano
flashback sul passato di Gwen, riassunto di ciò che è successo con Miles e tutte
le emozioni di Gwen, il tutto accompagnato dal martellante ritmo di una
batteria. Lo stile di animazione di Terra-65, poi, mi ha conquistato da subito.
È come se fosse disegnato a mano, con colori pastello, quasi di fretta, senza
rifiniture, e si gioca parecchio sul contrasto dei colori, caldi e freddi.
C’è una scena in particolare, così
bella da sembrare un quadro. Gwen è nella sua stanza. Lei e tutto ciò che la
circonda è dipinto con colori freddi. Il padre è sulla soglia della porta. Lui
e la stanza alle sue spalle sono dipinti con colori caldi. In quel momento è
come se fossero in due universi differenti e sono i colori a sottolinearti
quello che è già percepibile dai loro gesti e dalle loro parole.
E siamo ancora ai primi dieci
minuti della pellicola.
Il multiverso sta collassando. I tradizionali
nemici di Spider-Man vengono improvvisamente catapultati in un universo non
loro, così Gwen si ritrova a combattere contro un Avvoltoio che sembra sbucato
letteralmente dai disegni di Leonardo Da Vinci (e animato proprio come se fossero
dei vecchi fogli in movimento). Durante il combattimento incontra Miguel O’Hara
e Jessica Drew e i due la reclutano nella Spider-Society.
Intanto Miles Morales incontra
quella che si dichiara essere la sua nemesi: La Macchia.
Quando l’operato della
Spider-Society incrocerà il cammino della Macchia, sarà il momento per Miles e
Gwen di ritrovarsi, ma cosa succede se Miles non è d’accordo con quanto detto
da Miguel e da tutte le altre Spider-Persone?
Cos’altro si può dire su questo
film se non wow? La storia ti cattura dall’inizio alla fine, tanto che arrivi
alla fine delle 2 ore e 16 minuti e ti chiedi come sia possibile che sia già
finito. C’è tanto altro oltre la superficie, sotto l’idea di un multiverso di Spider-Persone.
C’è il rapporto con i genitori, ad esempio, nel contrasto tra i genitori di
Miles, fin troppo apprensivi, e il padre di Gwen, quasi assente nella sua vita
o, addirittura, un nemico.
E poi c’è Peter B. Parker che nel
primo film aveva mandato a monte il suo matrimonio proprio perché non si
sentiva pronto per diventare padre e qui compare insieme alla piccola Mayday,
fisicamente tutta sua madre ma con il caratterino (e i poteri) di suo padre.
Ci sono anche tutte le difficoltà
dell’essere un adolescente e non di non avere idea di quale sia il tuo posto
nel mondo.
C’è il dolore della perdita, quella
grossa, che serve affinché la Spider-Persona di turno prenda piena coscienza dei
suoi poteri (e che Miles ha in parte affrontato nel primo film con la morte
dello zio Aaron).
Ma non mancano le risate.
Oltre a ritrovare Miles, Gwen e
Peter e fare la conoscenza di Miguel e Jessica, incontriamo parecchie altre
Spider-Persone, tra cui Ben Riley (con uno stile di animazione molto anni ’90 che
adoro), ma soprattutto Hobie Brown, alias Spider-Punk.
E qui, signori, tanto di cappello. Non
solo per la forte personalità di Hobie, dichiaratamente anarchico e refrattario
a qualsiasi tipo di etichetta, ma anche per il modo unico con cui è animato. Sembra
uno stop-motion di ritagli di giornale. Qualcosa di mai visto prima.
Come già detto, ogni Spider-Persona,
ogni Universo coinvolto ha uno stile d’animazione unico. Alcuni mai visti
prima, alcuni ben noti e anche per questo molto apprezzati. Visivamente, nulla
è lasciato al caso e nessun universo già conosciuto viene tenuto in disparte.
L’unica, minima critica che posso
fare a questo film riguarda il finale. Certo, nessuno si sarebbe mai aspettato
ciò che succede proprio negli ultimi minuti del film, ma avrei preferito una
qualche chiusura, anche tragica, piuttosto che un finale così tanto aperto.
Nonostante questo, sono pronta a scommettere
che anche questo film riuscirà a guadagnarsi l’Oscar per il miglior film d’animazione.
In attesa della statuetta, intanto si guadagna il mio specchio speciale.
E adesso non ci resta che attendere Spider-Man: Beyond the Spiderverse per
sapere come si concluderà la storia e scoprire quali altre meravigliose
sorprese ci riserverà.
Alla prossima,
-IronPrincess
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