Recensione: The Batman
Buongiorno, specchietti!
Dopo un periodo senza nuovi film di cui parlare, torna la
rubrica Riflessi Power.
Per la prima volta, oggi, non parleremo di Marvel, bensì di
DC perché è appena uscito nelle sale cinematografiche The Batman.
Sinossi:
Due anni trascorsi a pattugliare le strade nei panni di
Batman (Robert Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali, hanno
trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham City. Potendo
contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth (Andy Serkis) e il tenente
James Gordon (Jeffrey Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure di
alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato come unica
incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini. Quando un killer prende di
mira l’élite di Gotham con una serie di malvagi stratagemmi, una scia di indizi
criptici spinge il più grande detective del mondo a indagare nei bassifondi,
incontrando personaggi come Selina Kyle alias Catwoman (Zoë Kravitz), Oswald
Cobblepot alias il Pinguino (Colin Farrell), Carmine Falcone (John Turturro) e
Edward Nashton alias l’Enigmista (Paul Dano). Mentre le prove iniziano a
condurlo più vicino alla soluzione e la portata dei piani del malfattore
diventa chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il colpevole
e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione che da tempo
affliggono Gotham City.
Cari specchietti, quando quella che sembra una vita fa (in
era pre-pandemica) era stato annunciato il casting di Robert Pattinson come
nuovo Batman, subito una vena di malcontento è cominciata a serpeggiare sul
web. I fan di Affleck o Bale erano scatenati, ma soprattutto nessuno, o quasi,
voleva vedere Edward Cullen come nuovo Cavaliere Oscuro. Alcune opinioni
cominciarono a cambiare, quando, un anno e mezzo fa, venne pubblicato il primo
teaser trailer.
Non la mia.
Perché io avevo seguito l’evoluzione di Pattinson dopo la
saga di Twilight ed ero tra le poche voci contente del suo ingaggio sin
dall’inizio.
E per fortuna non mi ero sbagliata.
Voglio iniziare parlando proprio di lui, del protagonista. Il
personaggio di Pattinson è già al secondo anno di attività. Non è ancora il
giustiziere che siamo abituati a conoscere, ma non è neanche un ragazzino alle
prime armi. È in quella via di mezzo in cui è abbastanza esperto da potersi
scontrare con nemici del calibro dell’Enigmista, ma allo stesso tempo è ancora
consumato dal dolore, dalla sete di vendetta. E proprio “vendetta” è il desiderio
che incarna mentre perlustra le strade di Gotham. Batman è il suo vero io,
Bruce Wayne è l’alter-ego, la maschera che indossa quando è necessario agire di
giorno.
L’interpretazione di Pattinson è eccezionale. Pur mantenendo
il cipiglio severo e serio tipico del cavaliere oscuro, basta il suo sguardo a
comunicarci tutta una gamma di emozioni. Lo spettatore si sente coinvolto,
entra in empatia con il cavaliere oscuro, capisce i suoi pensieri, come quando lo
sguardo di Batman incrocia quello di un bambino appena rimasto orfano o nello
strabiliante confronto faccia a faccia con l’Enigmista.
Attorno a un ottimo attore protagonista ruotano degli ottimi
comprimari. Non c’è un attore che sembri fuori posto. A partire da Zoë Kravitz nei panni di Catwoman. La chimica tra Selina e
Bruce, tra Zoë e Robert, è palpabile sin dall’inizio.
Si vede crescere un… qualcosa tra di loro e i loro silenziosi scambi di sguardi
parlano molto più delle parole.
Ottimi
anche Jeffrey Wright come Gordon, Andy Serkis come Alfred, John Turturro come
Falcone, Paul Dano come Enigmista, ma, soprattutto, l’irriconoscibile Colin
Farrell nei panni di Oswald Cobblepot, il Pinguino. Poco screen-time, ma un’interpretazione
memorabile.
Altri due elementi sono sicuramente degni di nota: l’ambientazione e i personaggi.
Gotham
è oscura. La città è coperta da una cappa di malvagità che le impedisce di
prendere luce. Quasi l’intero film si svolge di notte e questo contribuisce a
creare quell’atmosfera oscura, corrotta. Le poche scene ambientate di giorno hanno
come sfondo un cielo terso o, al massimo, il rossore del crepuscolo. In una
sola occasione la luce del sole arriva diretta sul protagonista e la scelta è
ben motivata dal contesto in cui si svolge la storia, da quel barlume di speranza
che la situazione porta con sé.
Ma
sono le musiche a dominare totalmente la pellicola. Il tema di Michael Giacchino
è inquietante al punto giusto, dà spessore alla scena, contribuisce a creare
quel senso di oppressione e ansia e paura che viene espresso dalla figura di
Batman.
Spettacolare
a tal proposito è il monologo iniziale con la sua ansia continua e la paura che
si annida nell’ombra.
Matt
Reeves non lascia niente al caso e ci tiene a rendere il suo supereroe
realistico. Ecco che non ha bisogno di mostrare per l’ennesima volta la morte
di Thomas e Martha, ma allo tesso tempo riempie il suo eroe di gadget concreti,
realistici. Perfino il trucco scuro sugli occhi non è lasciato al caso. È irrealistico
che un uomo abbia il tempo di truccarsi e struccarsi con velocità. Questo Batman
si toglie la maschera (nella meravigliosa bat-caverna) e rimane con il trucco sugli
occhi. Gira per la città già pronto, su una moto, con il casco integrale a
coprire il trucco e la tuta nel bauletto.
Insomma,
questo Batman ha tutte le carte in regola per andare a competere come miglior
film sul pipistrello contro il Cavaliere Oscuro di Nolan. Certo, quest’ultimo
ha una magistrale interpretazione di Heath Ledger che difficilmente potrà mai
essere superata, ma il film di Matt Reeves non ha un difetto. In un’era dove
tutto è già stato visto, dove il mantello del difensore di Gotham è già stato
indossato troppe volte per elencarle tutte, questo film riesce a rinnovare il
personaggio e allo stesso tempo a renderlo estremamente familiare, restando
fermamente saldo alla sua controparte fumettistica.
Specchio
speciale più che meritato, nella speranza che
Warner Bros ci regali più film del genere sul mondo DC e meno blande imitazioni
del mondo Marvel.
Alla
prossima,
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