Recensione "dramosa": 37 Seconds
Bentrovati, Specchietti, con la
mia nuova Recensione dramosa.
Oggi vi parlo di 37 Seconds,
film giapponese, che potete trovare su Netflix.
Prima data di uscita: 7 febbraio 2020 (Giappone)
Regista: Mitsuyo Miyazaki
Regista: Mitsuyo Miyazaki
Sceneggiatura: Mitsuyo Miyazaki
Musica: ASKA
Produttori: Mitsuyo Miyazaki, Shin Yamaguchi
Trama:
Una fumettista affetta da
paralisi cerebrale intraprende un viaggio alla scoperta della propria identità
personale e sessuale, divisa tra gli obblighi nei confronti della sua famiglia
e il suo sogno di diventare un’artista.
Cari Specchietti, la
trama che ci propone Netflix non rende minimamente giustizia a questo film.
Yuma,
interpretata da una fantastica Mei Kayama, è una giovane fumettista affetta da
paresi cerebrale e costretta sulla sedia a rotelle, il cui talento viene
sfruttato da Sayaka – la cugina arrivista che la usa come ghost writer –, e che
vive una condizione ancora più limitata e limitante a causa di una figura
materna invadente, a tratti morbosa, che vede nella figlia solo la disabilità
di cui è affetta e per cui ha sacrificato molto più che la sua vita.
Impossibilitata
a intraprendere la carriera di fumettista per colpa della cugina, Yuma ripiega
sui manga erotici. Ma come può parlare di sesso se è ancora vergine? Come può
suscitare desiderio se non l’ha mai provato?
Sarà
questo il punto di non ritorno per Yuma, che si avventurerà nel quartiere a
luci rosse di Tokyo, alla ricerca di quella sfera erotica che le è ancora
sconosciuta, e che ben presto troverà molto di più: la sua emancipazione di
donna, l’affermazione del suo essere come individuo e non oggetto – sessuale,
ma anche vera e propria marionetta nelle mani di sua madre – e un passato di
cui non conosceva l’esistenza.
37
Seconds (vi lascio il piacere di scoprire a cosa si
riferiscono questi trentasette secondi) accende i riflettori su molti temi a
cui non si presta, forse, la dovuta attenzione. Uno su tutti è l’approcciarsi
al sesso delle persone diversamente abili, delle difficoltà che incontrano
nell’instaurare un rapporto – anche carnale – con il prossimo e di ciò che
matura e si scatena quando le pulsioni del proprio corpo e della propria anima
cozzano violentemente con la realtà che ci circonda.
Non
vi nascondo che in molti momenti ho sentito una stretta allo stomaco.
Ma 37
Seconds è anche un meraviglioso viaggio alla scoperta di se stessi, verso
l’accettazione dei propri limiti fisici, caratteriali o mentali, ma anche verso
l’esaltazione di tutto quello che rappresenta il proprio talento personale: che
siano le doti artistiche, la capacità di ascoltare il prossimo, la sensibilità
nel non voltarsi dall’altra parte di fronte alle difficoltà altrui.
Questo
è un film che consiglio vivamente e che ha saputo far breccia nel mio cuore.
Non
sono un’esperta di film giapponesi, non ne avevo mai visto uno prima, e magari
qualcuno più preparato avrà trovato delle pecche, come a volte capita a me di
riscontrare nei K-Drama di Netflix.
Se
siete tra questi, fatemi sapere la vostra, perché sono curiosissima di confrontarmi
con chi ne mastica più di me
Intanto, posso senza alcun dubbio dare a questa
produzione Netflix il massimo dei voti!
Alla prossima Recensione dramosa, la vostra Irish Girl.
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