Recensione "La ragazza del treno" by Paula Hawkins
La ragazza del treno è un romanzo che negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé. Il thriller, che nella versione italiana è edito dalla Piemme, conta ben 306 pagine, e sono due le caratteristiche che, a mio avviso, hanno catturato i tanti lettori già dal primo sguardo: la copertina, che con il gioco di colori e sfumature suggerisce già l'idea del mistero e lascia quasi un senso di incompletezza, e il titolo. Essendo una studentessa fuorisede, sono anche io come molti altri una ragazza del treno, e così anche ogni viaggiatore e pendolare (categoria non certo misera). Il titolo riesce così a rendere il lettore subito partecipe, facendogli sentire che il libro lo riguarda in prima persona. Non stupisce perciò che in poco tempo il romanzo sia diventato un best seller in almeno due paesi (Gran Bretagna e Stati Uniti), conquistando il primo posto nella classifica del New York Times e restandovi per ben tredici settimane. Ben fatto, Hawkins! D'altra parte, la capacità di catturare il lettore sin dalle prime parole è tipica dell'autrice, che ha lavorato come giornalista per niente meno che il Times, prima di diventare scrittrice a tutti gli effetti e pubblicare un libro di consulenza finanziaria per donne (The Money Goddess) e quattro romanzi rosa sotto lo pseudonimo di Ami Silver. Con La ragazza del treno, però, Paula Hawkins innaugura il genere thriller.
Rachel è una trentaduenne alcolista che sa di aver toccato il fondo, ma non crede di poter risalire. Non riesce ancora ad accettare il divorzio, né che l'ex-marito, Tom, si sia risposato con Anna, la sua amante e causa della fine del matrimonio con Rachel. Nella sua vita disastrata, però, c'è una costante: il treno da pendolare che prende ogni giorno, la mattina e la sera. C'è un punto preciso, in quel monotono viaggio, che lei preferisce e aspetta con ansia; è il semaforo a cui ferma il treno, perché lì dal finestrino Rachel può osservare una coppia fare colazione e condurre quell'esistenza perfetta che lei sente di aver perso. A quel semaforo, davanti a quel finestrino, Rachel può sentirsi finalmente viva. Finché un giorno qualcosa di shockante e imprevisto le scorre sotto gli occhi e in un secondo la donna si trova coinvolta in un mistero che sconvolgerà la sua vita e quella di chi le sta intorno.
Non sono sempre bendisposta verso i libri eccessivamente pubblicizzati e venduti: come molti lettori ho imparato da tempo a mantenere una certa diffidenza. Eppure credo sia importante tenersi aggiornati sul mercato librario, e ammetto di non essere stata immane al fascino di questo romanzo, e ho aspettato per mesi l'occasione per leggerlo. C'è un che di romantico nel modo in cui la mia copia è giunta a me: abbandonata sul sedile di un aereo, è passata da una viaggiatrice all'altra; e questo ha sicuramente aiutato a creare l'atmosfera giusta. Il merito del mio entusiasmo finale, però, va interamente al libro e alle sue caratteristiche.
Ne La ragazza del treno confluiscono tutte le abilità scrittorie della Hawkins, sia come giornalista, nella scrittura semplice, chiara e concisa, capace di mantenere la tensione nelle descrizioni d'azione, sia come autrice di genere rosa, che si manifesta nella cura, molto marcata ma mai eccessiva o invadente, dei personaggi e delle loro dinamiche. Così La ragazza del treno non è solo un thriller ma anche il racconto dell'esistenza complicata di tre donne problematiche. Questo è uno dei motivi che mi fa amare il romanzo: la capacità dell'autrice nel gestire entrambi gli aspetti della trama. Mentirei se non dicessi che in alcuni momenti erano le storie dei personaggi, più che il giungere alla soluzione del mistero, a obbligarmi a continuare la lettura. La scrittura della Hawkins è a dir poco magnetica, riesce letteralmente a incollare gli occhi alle pagine, rendendo dipendenti dalla lettura del romanzo. Non conto più le volte in cui ho rischiato di perdere la fermata dalla metro o di saltare un pasto perché dovevo leggere ancora un capitolo.
Un altro elemento che rende ancora più interessante la storia è sicuramente la narrazione. La trama viene infatti raccontata in prima persona secondo tre punti di vista differenti: quello di Rachel, di Anna e di Megan. Anche qui mi sento di fare un apprezzamento positivo all'autrice, e non solo per l'essere riuscita a unire tra narrazioni differenti con fluida continuità, ma anche e soprattutto per la scelta delle narratrici. Le tre donne sono, ognuna a modo proprio, complicate, a tratti problematiche, e lasciandole parlare si ha la possibilità di scavarle, conoscerle e capirle più a fondo. L'essere soggetti diversi l'una dall'altra, inoltre, regala sfumature differenti alla vicenda, così che anche in base a chi la racconta la storia acquista e mostra aspetti che non sono mai uguali l'uno all'altro. Ho apprezzato davvero molto la decisione della Hawkins di far passare il microfono della narrazione.
Nell'iniziare la lettura di La ragazza del treno ho deciso di mettere il libro alla prova, sfidarlo per vedere se davvero meritava le tante lodi e la grande pubblicità che gli sono state fatte. A fine lettura posso dirmi decisamente soddisfatta e dichiarare che il romanzo ha completamente superato il test.
Nel chiudere la recensione mi preme sottolineare che ogni giudizio riguardante lo stile è riferito alla versione originale e non alla traduzione italiana (che non posso giudicare avendo letto il libro in Inglese).
Buona lettura!
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