Recensione: Captain America - Brave New World

Salve, specchietti!

Con un po’ di ritardo, ritorno finalmente a parlarvi del mio/nostro amato Marvel Cinematic Universe. Mentre siamo impegnati a seguire le gesta del Diavolo di Hell’s Kitchen su Disneyplus, recupero la recensione dell’ultimo prodotto Marvel Studios arrivato sul grande schermo. Sto parlando di Captain America: Brave New World.


Sam Wilson (Anthony Mackie), erede dello scudo e del titolo di Captain America, si trova nel bel mezzo di un incidente diplomatico internazionale. Il film, diretto da Julius Noah, è il quarto capitolo dedicato a Captain America e vede l’arrivo nel Marvel Cinematic Universe di Harrison Ford nei panni di Thaddeus E. “Thunderbolt” Ross.

Signore e signori, il Marvel Cinematic Universe è tornato!

Attenzione: non sto affatto dicendo che negli ultimi anni i Marvel Studios abbiano prodotto solo film di dubbio gusto. Al contrario, all’interno della Saga del Multiverso (n.d.r. tutta la produzione successiva a Spider-Man: Far From Home, ovvero le serie tv a partire da Wandavision e i film a partire da Black Widow) abbiamo avuto diversi buoni prodotti, alcuni anche eccellenti, specialmente se consideriamo le serie tv su Disneyplus. Gli ultimi anni hanno, di sicuro, il pregio di aver sperimentato nuovi generi, dando più libertà creative ai singoli registi o showrunner. Inoltre, abbiamo assistito all’introduzione di tanti nuovi personaggi sul grande e piccolo schermo, quali, ad esempio, Shang-Chi, She-Hulk, Red Guardian, Agatha o gli Eterni, e al ritorno di personaggi o attori quasi dimenticati come alcuni mutanti, i vecchi Spider-Man o addirittura Blade. Soprattutto, hanno reso canoniche le serie tv “Netflix” con l’arrivo di Daredevil e Kingpin nel MCU.

Insomma, abbiamo avuto ben più di un buon motivo per esultare e amare la Marvel, eppure, in tutti questi anni, è serpeggiato il sentore che mancasse qualcosa. Abbiamo avuto ottimi prodotti, certo, ma quasi tutti facevano “parte a sé”. In pochi erano collegati a qualcos’altro e, in quel caso, non si andava mai troppo al di là della natura del singolo personaggio (ad esempio, abbiamo avuto dei legami tra Ms. Marvel e Captain Marvel, due personaggi già concettualmente parecchio collegati tra loro).

Captain America: Brave New World va oltre. Si presenta come il quarto capitolo dedicato a uno dei  personaggi Marvel più conosciuti e più amati, ma è molto di più.

Innanzitutto, è il primo film in cui lo scudo e il relativo titolo sono in mano a Sam Wilson anziché a Steve Rogers. Dopo il percorso di accettazione dello scudo avvenuto in The Falcon and the Winter Soldier, Sam riconosce finalmente se stesso come Captain America. E, soprattutto, il mondo lo riconosce come tale. Ammetto che è ancora strano sentirlo chiamare “Cap”, ma questo si ricollega ai problemi che affliggono il Marvel Cinematic Universe negli ultimi tempi. Sam ha preso lo scudo in Avengers: Endgame, uscito nel 2019, ha ottenuto il costume al termine di The Falcon and the Winter Soldier, nel 2021, ma lo vediamo ufficialmente come Captain America solo nel 2025. Sono un totale di sei anni. Certo, alcuni ritardi sono dovuti anche ai problemi legati al COVID e agli scioperi di sceneggiatori e attori, ma c’è comunque troppo tempo tra un’apparizione e l’altra del personaggio, ci sono troppi prodotti di mezzo. Il rischio, chiaro e tangibile, è che il pubblico non riesce a fare in tempo ad affezionarsi e, soprattutto, che il personaggio non abbia abbastanza spazio per crescere e maturare (Per fare un paragone, nello stesso arco di tempo abbiamo visto Steve Rogers in ben tre film singoli e due corali).

Di contro, però, Captain America: Brave New World risolve il problema di un universo che dovrebbe essere condiviso, ma che attualmente sembra più spezzettato. Ogni prodotto sembra a se stante, ogni eroe agisce da solo, ogni minaccia, per quanto grossa, è gestita da un singolo individuo o, al massimo, da un gruppo ristretto. In questo film, invece, cominciamo a intravedere o, meglio, a rivedere quello che il Marvel Cinematic Universe dovrebbe essere. Il mondo di Captain America si unisce a quello degli Hulk, su una base fornita dagli Eterni, con incursioni di vedove nere e riferimenti ai mutanti.

Insomma, un occhio più globale, una minaccia che risale addirittura al secondo film del Marvel Cinematic Universe, del 2009, il generale Ross (ora Presidente) che ricollega un po’ il tutto come una delle figure più longeve all’interno di questo universo. Abbiamo bisogno di altri prodotti del genere? Assolutamente sì.

Di contro, purtroppo, il film perde un po’ di originalità nella composizione dei suoi protagonisti. Captain America, Falcon e Vedova Nera si uniscono per combattere una minaccia interna al governo e un buono manipolato per diventare cattivo. Ricorda nulla? Esatto: Captain America: Winter Soldier. Anche tutta l’atmosfera del film ricorda quella del fortunato secondo capitolo della Saga. Questo non sarebbe di certo un difetto se non fosse che a un certo punto sembra quasi diventare una forzatura, un voler navigare in mari conosciuti anziché esplorare qualcosa di nuovo.

Ma andiamo all’elefante nella stanza. O, meglio, al Red Hulk nella stanza. La sua presenza era fortemente rumoreggiata sin dall’annuncio di Harrison Ford nei panni del Presidente Ross, con indizi ricavati dalle foto dal set, ma ne abbiamo avuto ampia conferma dai trailer e dalla campagna marketing. Ecco, in tutta onestà, avrei preferito non saperlo. Capisco che vedere red Hulk al termine del trailer abbia gasato non poco il pubblico (me compresa) e abbia richiamato parecchia gente al cinema, ma per come era strutturata la trama, vederlo trasformarsi senza preavviso avrebbe potuto scatenare nel pubblico una reazione forse non ai livelli di Steve Rogers che solleva il Mjolnir, ma che si sarebbe andata parecchio vicina.

Tolto il fattore sorpresa, Red Hulk è comunque una delle cose meglio riuscite del film. È quell’Hulk che stavamo aspettando, quello che spacca, distrugge, arrabbiato all’ennesima potenza, che si scontra con i suoi stessi alleati. Quello che Bruce non è più, ormai, da parecchio tempo.

Per red Hulk nulla è lasciato al caso, neppure la CGI. L’animazione è perfetta, una delle migliori che abbiamo visto su un Hulk negli ultimi anni (sì, She-Hulk, ce l’ho soprattutto con te). Si avverte la potenza di tutto il suo essere, il calore emesso dalla sua pelle.

Tale accortezza per gli effetti visivi, però, non è stata messa nel resto della pellicola, specialmente per quanto riguarda i fondali. Durante il combattimento tra Cap e Red Hulk, i fondali sembrano come appiccicati, ritagliati male e di fretta (soprattutto di fretta, considerando le riprese aggiuntive a ridosso dell’uscita del film, un problema simile a quello avvenuto con Ant-man and the Wasp: Quantumania), in netto contrasto con la qualità del gigante rosso.

Anche il montaggio ha risentito delle riprese aggiuntive e degli eccessivi rimaneggiamenti, tanto che le scene sembrano quasi scollegate tra loro, non amalgamate bene.

Insomma, Captain America: Brave New World ha sicuramente il merito di aver riportato la struttura di un film Marvel ai fasti della Saga dell’Infinito, con parecchi collegamenti agli altri prodotti della Casa delle Idee, ma pecca ancora di parecchi difetti, di CGI e di montaggio, che finiscono con il rovinare l’esperienza. Per questi motivi assegno al film i miei quattro specchi.



Alla prossima,

-IronPrincess



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