Recensione: Madame Web

Salve, specchietti.

Oggi sono qui per parlarvi dell’ultimo cinecomics di casa Sony: Madame Web, attualmente (purtroppo) al cinema.


Madame Web è la storia delle origini di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel. Dakota Johnson interpreta la protagonista, Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente pieno di minacce.

«Oops, I did it again» cantava Britney Spears.

Anche Sony, purtroppo, l’ha fatto di nuovo. Ha preso un altro personaggio dell’universo di Spider-Man, lo ha inserito in un film stand-alone e lo ha rovinato. Aveva un potenziale enorme tra le mani, il potenziale con cui si poteva fare davvero un bel film, e lo ha sprecato.

Di nuovo.

Dopo averlo fatto con Venom e con Morbius.

E chissà che altro potrebbero fare con Kraven…

Cari specchietti, sapete bene che non mi piace guardare il mondo in bianco e nero. Tendo sempre a vedere del buono anche in ciò che non è piaciuto e non chiudo gli occhi di fronte ai difetti di ciò che non mi è piaciuto. Questa volta, però, non riesco proprio a trovare un aspetto positivo.

In Madame Web non c’è nulla che possa essere salvato.

Potrei stare qui per ore a parlare delle assurdità che ci sono in questo film, di come Cassandra abbia un incidente evitabilissimo, di come Ezekiel indossi una camicia sbottonata un minuto prima e quello dopo ha tutina total body da ragno, di come non si contino gli errori banali nel montaggio, di come i dialoghi stessi siano banali e dimenticabili, ma preferisco andare subito dritta verso l’elefante nella stanza.

Madame Web non può essere considerato un cinecomics e il trailer (l’unico e da cui sono state poi tratte numerose clip) diffuso in rete è, a tutti gli effetti, pubblicità ingannevole.

Capisco che sia un film di origini, che Cassandra debba imparare a diventare Madame Web, ma questo, più che un film, sembra il prologo di un film. Non vediamo Cassandra indossare il costume se non nell’ultimissimo fotogramma. Non la vediamo usare consapevolmente i poteri se non, in parte, nella battaglia finale. Che non è neanche una vera e propria battaglia.

E che dire, poi, delle tre ragazze vicine a Cassandra? Julia Cornwall, Mattie Franklin e Anya Corazon. Destinate anche loro a diventare delle supereroine, come vediamo chiaramente dal trailer. Destinate, appunto. L’unico momento in cui Julia, Mattie e Anya hanno i poteri è una visione del futuro che si avvererà – o si dovrebbe avverare tra una decina di anni.

L’intero trailer è basato su una visione del futuro. E sul finale… in pieno stile Sony.

Come se ciò non bastasse, a peggiorare la situazione abbiamo i Parker. Sì, cari specchietti, in questo film è presente nientepopodimeno che Ben Parker. Il caro zio Ben. In versione giovane… E insieme a lui c’è anche sua cognata Mary, incinta di… A questo punto, qualsiasi fan dell’arrampicamuri saprebbe rispondere, come saprebbe chi è la misteriosa donna che frequenta Ben, come saprebbe perché il bambino sarà importante per Ben e tante altre cose. Ma il film non lo dice.

Il film è pieno zeppo di riferimenti a quello che sarà, ma ci si ferma lì, non si va mai avanti. Come se non si avesse il coraggio di fare il nome di “Peter”. È una specie di citazione a metà, uno strizzare l’occhio ma girarsi subito dall’altra parte.

Era proprio necessario inserire Ben? La sua presenza dà qualcosa in più rispetto a qualsiasi altro paramedico amico di Cassandra? Spoiler: no!

Vi vorrei dire di guardare questo film comunque, di farvi una vostra opinione, di cercare di capire il film con i vostri occhi… ma in tutta sincerità non me la sento, non quando sono uscita dal cinema pensando di aver buttato due ore della mia vita.

Per tutti questi motivi assegno a Madame Web lo specchio rotto.


Alla prossima,

-IronPrincess



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