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Recensione: Ora ti vorrei qui di Kathleen Glasgow


Trama
Emory Ward è una figlia obbediente e premurosa, è l’angelo custode di suo fratello maggiore Joey, è la sorellina della studentessa più popolare della scuola. Quando viene coinvolta nel terribile incidente che provoca la morte di una ragazza e porta alla luce la tossicodipendenza di Joey, che lo costringerà ad andare in rehab, il suo bisogno di essere vista e ascoltata deflagra. Muovendosi a tentoni tra le nebbie dell’adolescenza, con l’aiuto di pochi, fidati amici, Emory prova a trovare la sua voce e comincia a rendersi conto che le persone sono più complesse, e spesso fragili, di come si mostrano; si accorge che anche gli adulti possono sbagliare e che molti errori si commettono per amore; capisce che per guarire dalle dipendenze non basta seguire una lista di regole e che bisogna salvare se stessi prima di provare a salvare gli altri. Dovrà trovare la forza di affrontare a testa alta le delusioni sentimentali e le umiliazioni, il dramma che ha colpito la sua famiglia e la cappa di segreti e pettegolezzi che avvelena le piccole comunità; non c’è altro modo per capire cosa il mondo, che le vortica intorno, intende farsene di lei. Con questo nuovo romanzo, che racconta il volto invisibile delle dipendenze con rara onestà, Kathleen Glasgow si conferma una delle scrittrici che meglio sa esprimere cosa significa essere adolescenti e giovani adulti nel difficile mondo di oggi.


Ho ricevuto questo romanzo a febbraio, grazie al contributo natalizio di una mia carissima amica, ma ho aspettato un po' per leggerlo. I libri hanno bisogno del loro tempo, del loro spazio... hanno bisogno del "momento giusto" e io cerco sempre di assecondarli quando mi chiamano. "Ora ti vorrei qui", scritto da Kathleen Glasgow, è arrivato esattamente quanto doveva e mi è piaciuto immensamente. 
Ho amato la diversità tra i personaggi, le loro fragilità, il modo in cui ognuno di loro voleva farsi vedere in qualche modo. Soprattutto ho amato Emory e il suo mondo di segreti, tenuti per mantenere insieme una famiglia che andava sgretolandosi. 
Lo stile della Galsgow, di cui ho già letto e amato "E poi ci sono io", è scorrevole, poetico e soprattutto delicato, nonostante i temi affrontati. 
In questo nuovo romanzo si tratta il tema delle dipendenze, che possono essere molteplici e la cosa che ho apprezzato di più è che l'autrice non è andata alla ricerca per forza di un finale perfetto, di un lieto fine, ma abbia preferito invece un finale che sembrasse reale. 
La dipendenza non è qualcosa infatti che schiocchi le dita e sparisce, ma per guarire si deve seguire un percorso, a volte lungo e doloroso che porta spesso a delle ricadute, un percorso che spesso le persone affette da questa "malattia" devono affrontare da sole. 
La Galsgow ha un modo di raccontare del mondo degli adolescenti, così in contrasto con quello degli adulti, che vogliono tutti già perfetti e formati, che non posso che definirla una delle migliori scrittrici del genere. 
Il romanzo si legge veramente in maniera veloce, tanto che è scritto bene, così non avrete problemi di finire in un bruttissimo e temuto "blocco del lettore", che per me ultimamente è sempre in agguato!
Non posso quindi che assegnare 5 stelle su 5!
alla prossima lettura,

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