Recensione: Licantropus
Salve, specchietti!
Sentite anche voi nell’aria questo odore di zucche, mostri,
mistero, paura? Eh, sì, perché Halloween è alle porte e lo sanno bene i Marvel
Studios e Disneyplus che per l’occasione ci hanno regalato uno speciale di
circa un’ora: Licantropus.
In una notte buia e tetra, un clan segreto di cacciatori di
mostri emerge dall’ombra per riunirsi nell’inquietante Tempio dei Bloodstone,
dopo la morte del loro leader. Nel corso di un bizzarro e macabro tributo alle
gesta del leader, i partecipanti si trovano coinvolti in un oscuro gioco
mortale per conquistare una potente reliquia: una caccia che li costringerà ad
affrontare un temibile mostro.
Che la fase 4 del Marvel Cinematic Universe sia
una fase di sperimentazione, ormai dovrebbe essere ben chiaro a tutti. Che i Marvel
Studios si stiano servendo di questo periodo, ormai prossimo alla
conclusione (nel 2023 entreremo, di fatto, nella fase 5) per introdurci
personaggi e tematiche che verranno sfruttati pienamente più avanti, anche
questo non mi sembra affatto un mistero. Nonostante ciò, con Licantropus
(o Werewolf By Night se preferite il titolo in lingua
originale) la Marvel è riuscita nuovamente a sorprenderci.
Sperimentare e introdurre sembrano quasi i sottotitoli di
questo prodotto, arrivato un po’ in sordina (annunciato ufficialmente meno di
un mese fa al D23Expo), ma che si piazza di diritto tra i migliori
prodotti della fase 4.
Innanzitutto, i Marvel Studios utilizzano per l’occasione
un nuovo formato, lo speciale, ovvero un mediometraggio legato a qualche
festività (in questo caso Halloween, ma è in arrivo anche uno speciale di
Natale con protagonisti i Guardiani della Galassia). La formula aderisce
perfettamente alla storia raccontata, la durata di appena un’ora sembra esserle
cucita addosso. Per ciò che ci vuole raccontare, Licantropus non ha
bisogno né di un minuto in più né di uno in meno. Non rischia di essere prolisso,
con parti superflue o troppo lente né, allo stesso tempo, corre il pericolo di
accelerare troppo e di chiudere tutto in fretta per restare nei tempi. Lo spettatore
è condotto per mano dalla narrazione che si fa via via più incalzante, in uno
stile che rispetta pienamente quello delle vecchie pellicole horror di cui è un
omaggio.
Sì, horror, perché un’altra scommessa vinta è quella di introdurre
questo genere all’interno del Marvel Cinematic Universe. Ce ne avevano
dato un assaggio in Doctor Strange nel Multiverso della Follia (di cui trovate
la recensione qui), con la magistrale regia di Sam Raimi. Adesso, però, è l’intera
pellicola a esserne intrisa, complici anche alcune scelte registiche che
permettono di osare, senza spaventare eccessivamente lo spettatore (io, ad
esempio, non sopporto gli horror puri, ma ho adorato ogni secondo di questo
speciale).
Il colore è un altro degli ingredienti principali di Licantropus.
O, meglio, la sua essenza. Quasi l’intero film è in bianco e nero. Unica nota colorata:
la reliquia, la Bloodstone, di un brillante rosso acceso che la rende
facilmente visibile anche sulla pelle di Man-Thing. Il bianco e nero crea l’atmosfera,
contribuisce a dare l’illusione di un vecchio film (anche con l’aiuto di
sporadiche macchie bruciacchiate sullo schermo, come se si trattasse a tutti
gli effetti di una vecchia pellicola) e, in qualche modo, giustifica una
recitazione sopra le righe di alcuni personaggi.
L’assenza di colori offre anche una sorta di autorizzazione a
osare con il sangue. Licantropus ha un rating +16, al momento il più
alto del Marvel Cinematic Universe insieme alla serie di Moon Knight
ed è, sicuramente, il prodotto più violento (almeno finché non arriverà Deadpool
3). Le scene cruente non si lasciano certo a desiderare, i corpi vengono
squarciati e fatti a pezzi, il sangue corre a fiumi. La mia scena preferita è
sicuramente quando il lupo mannaro affronta le guardie e, nella lotta, la
telecamera stessa viene macchiata di sangue.
Un’altra scena che mi ha colpito (stavolta, però, senza
sangue) è la trasformazione del lupo mannaro. L’orrore per quanto sta
succedendo ci viene data dall’inquadratura sempre più ravvicinata del volto urlante
di Elsa, mentre lontano, sullo sfondo, vediamo l’ombra di un corpo assumere fattezze
animali.
Altro punto di novità nello speciale di Halloween è, senza alcun
dubbio, l’introduzione al mondo dei mostri. Nonostante, di fatto, Blade sia già
stato introdotto nella scena post-credit di Eternals, è qui che vediamo
per la prima volta una delle creature della notte, un lupo mannaro (come
suggerisce il titolo), in attesa di avere presto a che fare con i vampiri. Ma
il nostro Jack Russell non è il solo mostro della pellicola. Accanto a lui c’è
Man-Thing, ovvero, come scopriamo durante la visione, Ted. Un plauso va fatto a
Ted a 360° perché nonostante venga considerato meramente un mostro che non
parla la stessa lingua degli esseri umani, è in realtà un personaggio con uno
spessore. È anche protagonista dell’unico momento divertente, quando, appunto,
viene rivelato il suo nome. Al di là della finzione scenica, poi, bisogna
lodare il fatto che il “mostro” non sia realizzato totalmente in CGI e c’è da
dire che la differenza con altre creature digitalizzate si nota parecchio.
Ted, Jack ed Elsa Bloodstone formano un trio indissolubile che
impari a conoscere e ad apprezzare in poche battute. Nell’esiguo tempo del
mediometraggio sai già tutto ciò che ti serve per affezionarti a loro e per desiderare
di rivederli al più presto. Ogni loro dettaglio è curato e studiato, come il modo
in cui Jack si gratta le orecchie, simile a quello di un cane.
Ho tenuto appositamente per ultima la sperimentazione più
riuscita di tutte: l’esordio di Michael Giacchino alla regia. Che Giacchino sia
un grande compositore e che io ne sia follemente innamorata non penso ci siano dubbi
(andatevi a recuperare la recensione a The Batman dove parlo della sua
musica), ma in questa occasione ha dimostrato di essere anche un grande
regista. Non c’è una sbavatura e tutto ciò di cui ho parlato fino ora è unito,
ovviamente, a una meravigliosa colonna sonora. Anche da regista, Giacchino non
abbandona le sue origini e racconta attraverso la musica. La colonna sonora
prende lo spettatore per mano e lo guida all’interno della storia, ne diventa
protagonista in egual maniera di Jack, Ted ed Elsa, già a partire dall’iconica
intro dei Marvel Studios che viene modificata ad hoc per l’occasione. A
mio avviso, la migliore modifica di tutto il Marvel Cinematic Universe
fino ad ora.
Non posso fare altro che assegnare lo specchio speciale
a questo “speciale” (scusando il gioco di parole) con la speranza di
rivedere presto un prodotto di questo livello e poter godere nuovamente di Giacchino
dietro la macchina da presa. Magari, chissà, la Marvel accontenta i fan
e gli affida la regia di Blade.
Alla prossima,
-IronPrincess
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