Recensione: She-Hulk - Attorney at Law

Salve, specchietti!

Siamo qui ancora una volta per parlare di un prodotto Marvel Studios presente su Disneyplus, ovvero She-Hulk: Attorney at Law.

In “She-Hulk: Attorney at Law”, dei Marvel Studios, Jennifer Walters – un avvocato specializzato in casi legali superumani – vive una complicata vita da trentenne single, e si dà il caso che sia anche una hulk di 2 metri con superpoteri.

Tra le decine di prodotti, di vario tipo e genere, che sono stati presentati in questa fase 4, She-Hulk non era di certo uno di quelli che attendevo con più ansia. La percezione generale era quella di attendere questa serie più i personaggi secondari (il ritorno di Abominio dopo tredici anni di assenza, l’introduzione di Daredevil nel Marvel Cinematic Universe, un nuovo capitolo nella storia di Hulk) che per la vera protagonista.

Sono contenta di poter affermare, nove settimane dopo, di aver cambiato idea e che questa serie, arrivata un po’ in sordina, è, di fatto, diventata la mia serie Marvel preferita.

La protagonista della storia è Jennifer Walters, alias She-Hulk. E, nonostante il suo nome echeggi già nel titolo stesso della serie, non è così scontato affermarlo. La tentazione di distrarsi, di pensare più a «cosa sta facendo Hulk?» o «quando arriva Daredevil?» è forte. Ed è proprio in quei momenti che interviene Jennifer stessa a ricordare che è lei la protagonista.

Sì, perché uno dei punti di forza di questo show è la rottura della quarta parete. Jennifer è consapevole di essere un personaggio all’interno di una serie tv e parla con noi spettatori, seduti comodamente sui nostri divani, guardando direttamente in camera e commentando sia l’evoluzione dello spettacolo sia la stessa reazione del pubblico. Nonostante la serie sia stata registrata mesi fa, lo spettatore ha quasi l’impressione di viverla in diretta. Jennifer sembra sapere esattamente quando siamo felici, quando siamo delusi, quando siamo esaltati… e agisce di conseguenza. Ed ecco che nello spettacolo vengono, per esempio, integrati veri commenti ricevuti su Instagram o che Jennifer ci strizzi l’occhio quando fa riferimenti al resto del mondo Marvel.

Un altro punto di forza è lo studio psicologico che sta dietro la crescita di Jennifer. Da una parte, i nove episodi seguono il processo che vede Jen accettare dapprima il suo essere un hulk (e quindi lo stesso nome She-Hulk) e poi il suo essere entrambe e prendere il meglio dalle sue due identità (un parallelismo psicologico di quello che ha fatto in maniera scientifica suo cugino Bruce). Dall’altro vediamo uno spaccato della realtà dal punto di vista di una donna in carriera di trent’anni e single.

Su questo punto, i Marvel Studios non temono di essere fin troppo crudi ed espliciti. Il maschilismo è portato all’apice come esempio veritiero e negativo. Più di una volta ci viene detto quanto una donna debba lottare per essere accettata allo stesso livello di un uomo, di quanto essa venga additata con epiteti molto forti se solo osa avere un’attività sessuale pari a quella di qualsiasi uomo, di quanto il suo avere successo sul lavoro passi attraverso il filtro delle insinuazioni di natura sessuale (quando lei dice «penseranno che sono stata assunta per i miei poteri» non è altro che una metafora di tutte quelle donne il cui talento viene messo in dubbio dal bel fisico). Le donne in questa serie vengono aggredite nei vicoli, vengono importunate fuori dai bar, vengono sedotte e abbandonate. L’orrendo fenomeno del revenge porn viene sbattuto sullo schermo con una crudeltà disarmante.

“È che io, Bruce, ho un perfetto controllo sulla mia rabbia. Lo faccio continuamente. Quando mi guardano il sedere, quando uomini incompetenti mi spiegano il mio lavoro – cosa che succede più o meno tutti i giorni. Se non mi controllassi mi darebbero dell’isterica o della difficile o mi ammazzerebbero direttamente, credo. Fidati che controllo benissimo la mia rabbia perché lo faccio un milione di volte più di te.”

E quando non è l’universo maschilista (perché ci sono anche dei bravi uomini nella serie) a distruggere emotivamente la donna, in questo caso Jennifer, ci pensano le altre donne. Donne che si fingono sue amiche (perché, lasciatemelo dire, questa non è amicizia), non trovano rilevante il suo successo nel lavoro se poi non ha nessuno accanto.

Ed ecco che la serie parla direttamente alle donne dietro lo schermo. Perché sì, è vero, quel qualcuno lei poi lo trova, ma solo dopo aver imparato ad apprezzare se stessa, come Jennifer e come She-Hulk.

“Sapete che al liceo c’è sempre quell’amica che è più popolare, che è più bella e più atletica e attira sempre tutta l’attenzione? Eccomi. Giurereste che la vita è molto più facile nei panni di quella persona. E io posso diventare quella persona, tutte le volte che voglio, e mi prendo tutte le attenzioni quando lo sono, dei miei colleghi, del mio capo, uomini… Ma per me è come se barassi perché: gli piacerei lo stesso se non avessi tutto questo? Se io fossi solo Jen? Gli stessi ragazzi che vogliono She-Hulk rimarrebbero per Jen? Non tutti lo farebbero ed è uno schifo per Jen perché Jen è grande e nessuno se ne accorge quando c’è She-Hulk.”

Carissimi specchietti, non voglio spaventarvi. È vero, la serie dà un messaggio e anche molto forte, ma non è un drama. È una comedy. E quindi lo stesso guardarsi dentro della protagonista avviene attraverso momenti divertenti, le frecciatine verso chi sta criticando il prodotto vengono lanciate sempre con il sorriso, gli stessi nemici sono sul confine con il ridicolo e She-Hulk non esita a fare battutine mentre sta combattendo. Il tutto viene fatto senza esagerare, in maniera divertente, ma non demenziale.

È una comedy che si prende sul serio, un perfetto bilanciamento tra riflessione e divertimento.

Prima di chiudere, volevo spendere due parole su Daredevil. Gli altri personaggi sono comunque tutti ben strutturati (l’unica di cui non ho apprezzato particolarmente la gestione è Titania) e ho apprezzato molte new entry, tra cui Nikki e Pug, ma tra tutti è innegabile che Daredevil spicchi in modo particolare. Non mi sto rimangiando quello che ho detto sulla vera protagonista. Al contrario, Matt Murdock spicca non come singolo ma in relazione a Jennifer Walter. La chimica tra loro è innegabile, fanno scintille già nel loro scontro in tribunale e queste diventano fuoco puro quando collaborano contro il nemico in comune. Matt, inoltre, ha un ruolo chiave nella crescita di Jen. È lui a portarla a capire che non solo può essere sia Jennifer sia She-Hulk, ma che può prendere il meglio da entrambe le identità e diventare la migliore versione di se stessa. Inoltre, ho trovato la gestione di Daredevil migliorata rispetto alla sua versione Netflix. Mi è piaciuto molto il suo essere più agile e il suo prendere la vita con più leggerezza (mantiene quel carattere cupo tipico del personaggio, ma non si piange addosso).

Non posso fare altro che assegnare lo specchio speciale per questa serie che mi ha sconvolto in maniera positiva, mi ha fatto ridere, mi ha fatto riflettere e ha emozionato la fan Marvel che in me.

Alla prossima,

-IronPrincess



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