Recensione: L'era glaciale - Le avventure di Buck

Buongiorno, specchietti!

Oggi vi parlo di L’era glaciale: Le avventure di Buck, spin-off della famosissima e amatissima serie di film d’animazione, in onda da pochi giorni su Disneyplus.

Trama:

Nell’Era Glaciale: Le avventure di Buck continuano le esilaranti avventure dei mammiferi preistorici più amati. Alla ricerca disperata di prendere le distanze dalla sorella più grande, Ellie, i fratelli opossum Crash e Eddie alla ricerca del brivido, inseguono un posto loro, ma finiscono subito in trappola in una grotta sotterranea. Vengono salvati da Buck, un furetto con un occhio solo cacciatore di dinosauri e amante dell’avventura, e insieme affronteranno i ribelli dinosauri che abituano il Mondo Perduto.

In questo spin-off della famosa saga sul mondo preistorico, i due opossum Crash e Eddie sono stanchi di essere trattati come i combinaguai del branco e di dover sottostare ai divieti della sorella. Decidono, quindi, di partire per trovare un proprio posto nel mondo, una tana da scapoli, e di poter essere finalmente liberi, ma finiscono ancora una volta nel Mondo Perduto, il mondo nascosto sotto il ghiaccio dove vivono i dinosauri. Mentre il resto del branco li cerca, i due opossum si trovano coinvolti in una guerra per il dominio del territorio, tra il protoceratopo Orson che vuole diventare capo indiscusso e sguinzaglia il suo esercito di Velociraptor e il furetto non molto sano di mente Buck che vuole difendere l’armonia tra gli animali di varie razze che si trova in quel luogo. A quest’ultimo si affiana la new entry nel franchise, Zee, una zorilla che già in passato ha lottato al fianco di Buck proprio contro Orson.

Il sottotitolo di questo film potrebbe benissimo essere “come prendere una saga di successo di un’altra casa di produzione e continuarla… male”. Sì, perché la fortunata serie di film de L’era glaciale è stata in origine prodotta dalla 20th century Fox e precisamente dalla Blue Sky Studios, chiusa dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney. Questo nuovo film, invece, è stato prodotto dalla Walt Disney Picture. Lodevole l’idea di continuare la tanto amata saga, ma messa in pratica nel modo sbagliato.

Attenzione, non sto dicendo che il film è brutto o da evitare, ma più di un elemento mi ha fatto storcere il naso e non mi ha permesso di godere appieno della visione della pellicola.

Per prima cosa, non mi è piaciuto per niente lo stile dei disegni. Se da una parte ho notato un miglioramento nel modo di rappresentare i mammuth, con un pelo molto più realistico, ho trovato anche dei disegni orribili, con una cgi non molto definita che rendeva più l’idea di un vecchio videogioco piuttosto che di un film d’animazione del 2022.

Un altro punto a sfavore del film riguarda un problema di continuità con la saga principale. Se, infatti, viene detto esplicitamente che questo film si pone subito dopo gli eventi di In rotta di collisione, dall’altra parte si nota la totale assenza di altri membri del branco, ovvero Shira e Brooke. Inoltre, non vengono mai nominate né viene fatto alcun riferimento a Pesca o Nonnina, sebbene la loro assenza possa essere giustificata dal finale del film precedente. Capisco che l’intenzione era quella di concentrarsi su Buck e sugli opossum, infatti lo stesso branco è presente in poche scene soprattutto all’inizio o alla fine del film, ma avrei preferito rivedere tutti i membri del branco in quelle occasioni e non soltanto i più famosi o iconici. Ho apprezzato, invece, la ripresa della scena in cui mamma opossum ha adottato la piccola Ellie (che avevamo già visto in uno dei film precedenti) e il ritorno di alcuni elementi già conosciuti nel Mondo Perduto (non voglio dire di più per non fare spoiler).

Allo stesso modo, grande assente lo scoiattolo Scrat con la sua ghianda, vero protagonista di tutto il franchise. Ci consoleremo presto, però, perché sta per arrivare una serie tv a lui totalmente dedicata.

Infine, un altro elemento che mi ha fatto storcere il naso è stato il doppiaggio. Se da una parte mi ha fatto piacere ritrovare Leo Gullotta come voce di Manny dopo l’assenza negli ultimi due film, così come sentire ancora una volta Claudio Bisio doppiare Sid, la sostituzione delle voci di Diego (con Dario Oppido che dà il cambio a Pino Insegno) o Ellie crea quasi un fastidio nella visione. Non ho neppure apprezzato la scelta di Lucia Ocone come voce di Zee. Si sentiva chiaramente che non era abituata al doppiaggio e faceva fatica a stare dietro al personaggio.

Parlo, ovviamente, della versione italiana del film, ma so per certo che anche nella versione originale sono cambiate quasi tutte le voci, quindi temo che il risultato sia più o meno lo stesso.

Tolti questi difetti, il film risulta tutto sommato godibile. Crash e Eddie sono sempre divertentissimi e ho apprezzato il modo in cui cercano di maturare. Molto bello anche il legame tra loro e la sorella che in questo film viene esplorato più nel dettaglio, così come il taglio che viene dato alla loro ricerca di maturità o, meglio di identità, con un bel messaggio finale di autoaccettazione.

Per tutti questi motivi, assegno quattro specchi a questo film.

Vi saluto e vi do appuntamento alla prossima,

la vostra Iron Princess



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